Incontro (Skype) 21 marzo 2020

Bari | 31 Mar 2020

Momento di preghiera iniziale

In ascolto: Gli occhi di Rosa (tratta dall’album del 2004 “Aspettando l’alba” del comboniano padre Fabrizio Colombo)

Gli occhi di Rosa

sono gli occhi che sognano pace,

sempre attenti ad un gesto d’amore,

occhi aperti alla gioia di vivere,

intristiti se una mano si chiude.

Gli occhi di Rosa

sono il pianto di bimbi affamati,

di famiglie ridotte in miseria

sotto il peso di tanto dolore

in attesa di un tozzo di pane.

Gli occhi di Rosa

sono gli occhi che sfidan la morte

quella logica folle di quanti

vogliono sempre di più,

e non lasciano vivere.

Gli occhi di Rosa

sono gli occhi indifesi che sperano.

Gli occhi di Rosa

sono gli occhi che lottano e soffrono,

sono gli occhi di Cristo che muore,

e in silenzio risorge.

Lettrice/lettore 1: Dagli scritti di Daniele Comboni (Relazione alla Società di Colonia, 15 febbraio 1879)

[5632] […] Mi riempì di indicibile dolore e mi straziò il cuore l’alta mortalità tra i principali membri della missione. Tutti i membri della missione di Khartum furono colpiti, in settembre, da febbri violente ed assaliti da altre gravi malattie; oltre a me, tutti i missionari, tutti i fratelli laici provenienti dall’Europa, tutti gli allievi indigeni ad eccezione di due neri, tutte le Suore di S. Giuseppe, […] tutte le maestre nere, le cucitrici, le alunne e le schiave dell’Istituto femminile ad eccezione di due.

[5633] Fino a tre mesi durarono presso tutti le febbri e le altre terribili malattie, delle quali prima non se ne aveva avuto alcun sentore. Molti per questo furono portati fino sull’orlo del sepolcro. Nel mese di ottobre io ero l’unico Sacerdote, che coll’aiuto di Suor Germana, di giorno e di notte, dentro e fuori la missione, prestava soccorso ai malati e ai morenti. Tutte e due le maestose case della missione in Khartum si erano trasformate in due ospedali; e non solo io dovevo attendere ai doveri del mio ministero di Vescovo, ma anche dovevo essere superiore, parroco, cappellano, amministratore, medico, chirurgo ed infermiere, fuori e dentro la missione talvolta anche becchino. [5634] Mi trovavo sempre in movimento, così camminavo di giorno e di notte, e per quattro mesi non potei dormire che soltanto un’ora su ventiquattro. L’inappetenza e la nausea avevano raggiunto in me un tale grado, che ne soffrivo indicibilmente, e quando dovevo prendere cibo, era come se andassi alla morte. […]

[5635] […] Perdetti pure il mio bravo e pio Ferdinando Bassanetti dell’Istituto Africano di Verona; egli aveva, nella missione, l’ufficio di giardiniere, e con le sue considerevoli conoscenze economico-agrarie e con le sue selezioni riuscì a portare il grande giardino della nostra missione in Khartum ad una meravigliosa produttività. […]

[5636] Inoltre morì l’abile agricoltore Lazzaro di Verona, poi morì il fabbro ferraio Augusto Serrarcangeli di Roma e il veramente santo, moderato macchinista e bravo meccanico Antonio Iseppi che avevo condotto con me da Verona […].

[5637] […] Dato poi che anche nel resto era molto istruito, egli era molto utile anche come catechista e faceva molto bene con il suo esempio. […]

[5646] Di fronte a tante afflizioni […] il cuore del missionario cattolico è rimasto scosso; tuttavia egli non deve per questo perdersi d’animo; la forza, il coraggio e la speranza non possono mai abbandonarlo. È mai possibile che il cuore di un vero apostolo possa abbattersi e intimorirsi per tutti questi ostacoli e straordinarie difficoltà? No, questo non è possibile, giammai! Solo nella Croce sta il trionfo.

[5647] Il Sacro Cuore di Gesù ha palpitato anche per i popoli neri dell’Africa Centrale e Gesù Cristo è morto anche per gli Africani. Anche l’Africa Centrale verrà accolta da Gesù Cristo, il Buon Pastore, nell’ovile, e il missionario apostolico non può percorrere che la via della Croce del divin Maestro, cosparsa di spine e di fatiche di ogni genere. […] Il vero apostolo quindi non può aver paura di nessuna difficoltà e nemmeno della morte. La croce e il martirio sono il suo trionfo.

Lettore/lettrice 2: Dal Messaggio di solidarietà alla Famiglia Comboniana nell’emergenza coronavirus

Roma, 15 marzo 2020

Giorno della nascita di San Daniele Comboni

Carissimi sorelle e fratelli,

vi salutiamo con affetto in questo momento di emergenza che, nel nome del nostro Signore Gesù e insieme al nostro Padre San Daniele Comboni, ci unisce maggiormente come Famiglia Comboniana.

[…] Quest’anno viviamo la Quaresima in un modo molto speciale, ma il Signore ci accompagna in questa realtà sconosciuta per la quale nessuno di noi era preparato. Eppure, nella debolezza, nella confusione, nella paura, Cristo si manifesta nella croce, soffre e muore per tutta l’umanità: “dalle sue piaghe siete stati guariti” (1Pt 2,24). Ma al di là della croce noi crediamo che con la Sua Resurrezione si aprono le porte della Vita nella sua pienezza: “perché abbiano la vita e l’abbiano in sovrabbondanza” (Gv 10,10). Inoltre, entro questo limite imposto, siamo chiamati a vivere la nostra missione: innanzitutto condividendo la vita dei nostri popoli in solidarietà con la realtà che vivono come segno di speranza. In secondo luogo, anche se non possiamo svolgere, in alcune parti del mondo, celebrazioni liturgiche e pregare con la gente, possiamo intensificare la nostra vita di preghiera personale e comunitaria cercando Dio che ci parla dal profondo.

Questo virus ha abbattuto le barriere e i confini fra popoli e nazioni. Tutta l’umanità si sente unita nella stessa lotta per fermarlo. Tuttavia, è un momento per scoprire la nostra vulnerabilità. Al di là delle nostre culture e nazionalità, siamo tutti fratelli e sorelle di un’unica famiglia umana pellegrina con un destino comune. Per questo sentiamo che, come famiglia comboniana, oggi più che mai, siamo chiamati a vivere più uniti, pregando gli uni per le altre, con uno sguardo attento a ciò che accade in tutto il mondo perché è parte del nostro carisma. Davanti all’impotenza di non potere aiutare in questo momento chi ha più bisogno, ricordiamo le parole di San Daniele Comboni: “L’onnipotenza della preghiera è la nostra forza” (S 1969). Che questa crisi ci aiuti a riconoscere ciò che è essenziale nella nostra vita e a metterci nelle mani di Dio.

Seguiamo con attenzione l’evoluzione della situazione. Imploriamo il Signore della Vita di proteggere tutti i suoi figli e le sue figlie in questo tempo di incertezza. Ringraziamo il Signore per il coraggio di tutti coloro che si prendono cura dei malati e soprattutto di quelli che vivono nelle nostre case di riposo. Preghiamo anche per tutti quelli che sono più vulnerabili agli effetti di questo virus: le persone anziane e sole, i migranti, i senza tetto e i carcerati. Che il Signore ci dia tutte le forze per vivere questo momento in modo responsabile, nella solidarietà e nella fede.

Consiglio Generale SMC

Consiglio Generale MCCJ

Consiglio Centrale MSC

Comitato Centrale LMC

Risonanze, preghiere e condivisioni

Preghiera nel tempo della fragilità (a cura dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della CEI)

Donne: O Dio onnipotente ed eterno,

ristoro nella fatica, sostegno nella debolezza:

da Te tutte le creature ricevono energia, esistenza e vita.

Veniamo a Te per invocare la tua misericordia

poiché oggi conosciamo ancora la fragilità della condizione umana

vivendo l’esperienza di una nuova epidemia virale.

Uomini: Affidiamo a Te gli ammalati e le loro famiglie:

porta guarigione al loro corpo, alla loro mente e al loro spirito.

Aiuta tutti i membri della società a svolgere il proprio compito

e a rafforzare lo spirito di solidarietà tra di loro.

Sostieni e conforta i medici e gli operatori sanitari in prima linea

e tutti i curanti, nel compimento del loro servizio.

Donne: Tu che sei fonte di ogni bene,

benedici con abbondanza la famiglia umana,

allontana da noi ogni male e dona una fede salda a tutti i cristiani.

Liberaci dall’epidemia che ci sta colpendo

affinché possiamo ritornare sereni alle nostre consuete occupazioni

e lodarti e ringraziarti con cuore rinnovato.

Uomini: In Te noi confidiamo e a Te innalziamo la nostra supplica

perché Tu, o Padre, sei l’autore della vita,

e con il tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo,

in unità con lo Spirito Santo,

vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Insieme: Maria, salute degli infermi, prega per noi!

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