Incontro 7 febbraio 2021

Bari | 22 Feb 2021

Domenica 7 febbraio sulla piattaforma Jitsi si è tenuto il nostro incontro di gruppo, dedicato al 1° capitolo dell’enciclica Laudato Si’. Dopo la preghiera iniziale, ci siamo messi in ascolto della riflessione offertaci da padre Palmiro Mileto, il missionario comboniano che accompagna il nostro cammino di gruppo. Le slide del suo intervento sono scaricabili a questo link; ecco alcune sue osservazioni a commento delle slide:

  • Scheda III: se un problema è globale, l’approccio deve essere globale: se intendiamo il pianeta come un sistema, non è possibile pensare di modificare un elemento del sistema senza modificare gli altri.
  • Scheda VII: può darsi che siamo allarmisti, e possiamo sbagliarci ad esserlo; però se ci sbagliamo come eccesso di prudenza, non abbiamo perso nulla; ma se ci sbagliamo per negligenza, non possiamo porre rimedio. Negli anni ’70 del secolo scorso il Massachusetts Institute of Technology nel rapporto “I limiti dello sviluppo” evidenziò che c’è una differenza tra sviluppo e crescita: allo sviluppo non ci possono essere limiti (come quello biologico del corpo umano), mentre la crescita ha i suoi limiti, non può essere infinita, perché se tutti gli abitanti del mondo avessero lo standard di vita del mondo occidentale, il pianeta non lo sosterrebbe. Focalizzarsi sullo sviluppo e verificare che cosa fa sviluppare dal punto di vista di umanità e di umanizzazione le comunità umane. La “decrescita felice” non significa ritornare all’età della pietra, ma entrare in quella mentalità e in quella logica di sobrietà e della capacità di vivere collettivamente in maniera comunitaria, della capacità di un uso intelligente delle risorse, dove non si spreca, ma si vive di ciò che è necessario, recuperando relazioni di mutuo-aiuto ed essendo responsabili nei confronti delle generazioni future.
  • Scheda IX: Paolo VI nell’enciclica “Populorum Progressio” ricorda che non possiamo approfittare troppo della pazienza e tolleranza dei poveri, altrimenti ci saranno gravi conseguenze. I problemi sociali vanno affrontati all’origine, e non quando sono ormai consolidati.
  • Scheda X: l’ecologia ambientale non si può affrontare senza pensare anche all’ecologia umana della quale l’ecologia ambientale fa parte. Rispetto la natura nella misura in cui la stimo come Casa comune.
  • Scheda XI: non si può considerare il danno causato dallo sviluppo a qualcosa/qualcuno semplicemente come “collaterale”: è necessario considerare l’altro come un “me stesso”. Se mi prendo cura dell’altro, è come se mi sto prendendo cura di me.
  • Scheda XII: non è possibile parlare di cambiamento se non ci si impegna a cambiare; nessun cambiamento è a costo zero. Diceva Aldous Huxley: “C’è solo un angolo dell’universo che puoi essere sicuro di migliorare, ed è te stesso”. Pensare di cambiare qualcosa senza cambiare sé stessi, è irrealizzabile.
  • Scheda XIV: la risposta alla crisi socio-ambientale deve essere lungimirante, che possa durare nel tempo; non farsi ubriacare dalle cose.
  • Scheda XV: è importante prendere sempre più consapevolezza che ognuno di noi ha qualcosa da dare e che ci aiuta a vivere bene insieme e affrontare le sfide del mondo.
  • Scheda XVI: la semplicità come punto di partenza è semplicismo, come punto di arrivo è una conquista; non ci si può affrancare dalla fatica di analizzare e di sintetizzare la complessità. La diversità mi aiuta a prendere sempre più consapevolezza di me stesso e a rendere più salde le mie radici; la paura dell’altro nasce da una propria insicurezza che ci porta a vederlo come una minaccia; nella misura in cui ho stima di me stesso, non ho paura dell’altro.

Sono seguite le risonanze dei/delle partecipanti all’incontro, di seguito riportate.

  • La “decrescita felice” rischia di concretizzarsi in un’accentuazione del ruolo della tecnologia, che da un lato potrebbe aiutare a risolvere i problemi ambientali, ma che dall’altro lato aprirebbe un problema etico: la differenza tra “umano” e “umanoide” diverrebbe sempre più labile. (Francesca – Bari)
  • Quando si parla di “decrescita felice”, mi piace pensare al “piccolo”, a ciò che ciascuno di noi può e deve dare, e in particolare a ciò che si può fare insieme: la scelta di vivere in comunità, i condomini solidali, ecc. Importante educare noi stessi e i nostri figli ad un corretto utilizzo delle risorse: possiamo prendere ad esempio il contenuto della “scatola dei colori” che si regala ai bambini in Africa (5 colori in tutto) e in Europa (12, 24, 36, sostituiti ogni anno anche se non interamente utilizzati). (Carmela)
  • Siamo prigionieri della mentalità dell’“usa e getta”, e siamo diventati incapaci di riparare, di produrre le cose. A proposito di “decrescita felice”, mi ha molto colpito l’esperienza della comunità di Nomadelfia, dove esiste l’economia dell’autosufficienza. La tecnologia è una risorsa, ma rischia di allontanarci tra noi. (Francesca – Foggia)
  • Cosa fare? Partire da noi stessi facendo la nostra parte. Questo primo capitolo dell’enciclica ci dice che la natura e l’essere umano hanno ritmi troppo diversi: forse più che “fare”, dobbiamo imparare a rallentare, a fermarci un po’. Essere evangelizzatori di piccole buone pratiche curando la nostra formazione personale e partendo da come ci atteggiamo: importante costruire relazioni, altrimenti il messaggio è difficilmente trasmissibile. (Emilia)
  • Imparare a rallentare e dialogare, recuperare la manualità nel produrre cose, vivere la dimensione della preghiera per trovare le motivazioni di fondo della nostra vita. (Carlo)
  • Se ognuno di noi può fare qualcosa, bisogna valorizzare gli “antichi” mestieri artigianali, vivere le dimensioni del “ridurre”, “riutilizzare”, “riciclare, “riparare”. (Francesco)
  • Questo capitolo mi suscita tre riflessioni: entrare in forte empatia con la sofferenza di Madre Terra, provando lo stesso coinvolgimento emotivo che un figlio avrebbe nei confronti di un genitore biologico sofferente; dedicare tempo all’informazione critica, per conoscere le realtà produttive che non rispettano la dignità della natura e dell’essere umano; esercitare il “voto con il portafoglio” boicottando quelle aziende che non rispettano la natura e l’essere umano. Vivere queste tre dimensioni innanzitutto a livello personale, e poi a cerchi concentrici trasmetterle nei vari contesti di vita nei quali si è inseriti (famiglia, luogo di lavoro, altre relazioni sociali). (Fabrizio)
  • Le scelte personali sono importanti, non dobbiamo scoraggiarci. Il danno che faccio alla natura ha ripercussioni su di me e sugli altri, e viceversa le buone azioni. (suor Rocío)

Abbiamo concluso l’incontro ascoltando la canzone Earthkeeper, composta dal gruppo filippino Bukas Palad (la traduzione è nel link delle slide).

Hanno preso parte a questo incontro: Carlo (Foggia), Carmela (Bari), Emilia (Licata – AG), Fabrizio (Bari), Francesca (Bari), Francesca (Foggia), Francesco (Troia – FG).

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