Incontro 14 aprile 2018

Bari | 21 Apr 2018

LA GIOIA

Preghiera

Dal Vangelo secondo Luca (24,50-53)

[Dopo la Resurrezione Gesù condusse gli apostoli] fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Dai discorsi di papa Francesco (Messa del 10/05/2013 nella Cappella di Casa Santa Marta)

[…] La gioia è un dono del Signore. Ci riempie da dentro. È come un’unzione dello Spirito. […] Questa gioia è nella sicurezza che Gesù è con noi. […] Ma è una sicurezza […] che possiamo imbottigliare per averla sempre con noi? No, perché se vogliamo avere questa gioia soltanto per noi, alla fine si ammala e il nostro cuore diviene un po’ stropicciato e la nostra faccia non trasmette quella gioia grande ma quella nostalgia, quella malinconia che non è sana. Alcune volte questi cristiani malinconici hanno più faccia da peperoncini all’aceto e non quella di chi è gioioso e ha una vita bella. […] La gioia non si può fermare: deve andare avanti perché è una virtù pellegrina. È un dono che cammina, che cammina sulla strada della vita, cammina con Gesù: predicare, annunziare Gesù, la gioia, allunga la strada e allarga la strada. Ed è una virtù di quei grandi che sono al di sopra delle pochezze, che sono al di sopra di queste piccolezze umane, che non si lasciano coinvolgere in quelle piccole cose interne della comunità, della Chiesa; guardano sempre all’orizzonte. La gioia è una virtù del cammino. Sant’Agostino diceva: “Canta e cammina!”. Questa è la gioia del cristiano: il cristiano canta con la gioia, e cammina, e porta questa gioia. Anche questa gioia alcune volte è un po’ nascosta dalla croce, ma canta e cammina. Sa lodare Dio come gli apostoli quando sono tornati dal monte, dopo l’Ascensione di Gesù. La gioia è il dono che ci porta alla virtù della magnanimità. Il cristiano è magnanimo, non può essere pusillanime: è magnanimo. E proprio la magnanimità è la virtù del respiro, è la virtù di andare sempre avanti, ma con quello spirito pieno dello Spirito Santo.

Segno

L’olio, frutto dell’ulivo, è simbolo di benedizione e prosperità: dona gioia, forza, guarisce le ferite. Richiama la sapienza, l’amore, la fraternità. È anche simbolo dell’elezione divina e dello spirito di Dio che conferisce la missione specifica. Ci presenteremo dinanzi all’altare per ricevere sulla nostra fronte l’unzione con l’olio, quale invio ad essere testimoni di gioia nei nostri ambienti di vita.

Preghiera

Donaci un cuore capace di amare

Vieni, o Spirito Santo,
e da’ a noi un cuore nuovo,
che ravvivi in noi tutti i doni da te ricevuti
con la gioia di essere cristiani,
un cuore nuovo, sempre giovane e lieto.

Vieni, o Spirito Santo,
e da’ a noi un cuore puro,
allenato ad amare Dio,
un cuore puro, che non conosca il male se non per definirlo,
per combatterlo e per fuggirlo;
un cuore puro, come quello di un fanciullo,
capace di entusiasmarsi e di trepidare.

Vieni, o Spirito Santo,
e da’ a noi un cuore grande,
aperto alla tua silenziosa e potente parola ispiratrice,
e chiuso a ogni meschina ambizione,
un cuore grande e forte ad amare tutti,
a tutti servire, con tutti soffrire,
un cuore grande, forte,
solo beato di palpitare col cuore di Dio.

Amen.

(Paolo VI)

Catechesi

La gioia è il grande messaggio che troviamo nei vangeli e nella prima comunità cristiana. Maria è invitata a gioire. Gioisce Elisabetta. Gioiscono i poveri liberati e gioiscono i primi discepoli all’annuncio della risurrezione e di fronte al potere della Parola accompagnata da segni prodigiosi grazie ai quali la comunità cresce e si diffonde.
Gioisce Daniele Comboni e noi gioiamo con lui sognando un’Africa che sia la perla bruna nel diadema della Chiesa.
Gioiamo di quella gioia di cui ci parla papa Francesco quanto ci dice: La gioia del vangelo riempie il cuore e la vita di crede in Gesù.
Un cristiano triste è una contraddizione.
Gesù ha vinto e noi con lui siamo vincitori.
Papa Francesco ha scritto una riflessione chiamata Esortazione apostolica. Sapete il titolo? RALLEGRATEVI ED ESULTATE (Mt 5,12).
Ma tu nella tua vita salti di gioia? Da che cosa dipende la tua gioia?

1. Comboni e la gioia

[1047] Immerso in tali pensieri, le confesso candidamente che fo delle serie meditazioni. Tuttavia devo confessare altresì, che giammai il mio cuore si sentì legato a Gesù e Maria come adesso: in questa terribile incertezza dell’esito dei miei disegni, e del mio avvenire, trovo un’immensa felicità dell’essere cattolico e prete, e tocco con mano che Dio è infinitamente buono, e che mai abbandona coloro che sperano in lui: non so se sia imbecillità, o forza ricevuta da Dio. Non sento la mia triste posizione, e mi trovo sicuro e contento nel cuore.

[7246] Che avvenga pure tutto quello che Dio vorrà. Dio non abbandona mai chi in lui confida. Egli è il protettore dell’innocenza ed il vindice della giustizia. Io sono felice nella croce, che portata volentieri per amore di Dio genera il trionfo e la vita eterna.

2. Gioia e consolazione nell’amicizia

[698] Quanto le son grato per la preziosa sua lettera del 1. corr.te! Come Ella soddisfa a’ miei desideri nel parlarmi di lei di tutti i membri della cara famiglia Carpegna, ch’io amo più che me stesso! Sì, o venerata Sig.ra Contessa; ogni volta ch’Ella mi scrive, ed anche quando il mio caro Guido mi scrive, le confesso che è per me un avvenimento, che tutto mi consola e mi fa dileguare ogni pena ed ogni affanno. La ringrazio di tutto cuore, e non saprei abbastanza esprimerle quanta sia l’affezione che io porto a Lei ed a tutti i membri della famiglia. L’assicuro che tutte le cause di afflizione che attualmente opprimono il suo animo, e che ella benignamente mi esprime, rispondono direttamente nell’intimo del mio cuore; e vorrei che non solamente queste afflizioni fossero divise (ché tutte le avversità di Lei e della casa Carpegna sono anche mie); ma sarei felice se potessi addossarle tutte a me, e sentirle io solo.

[3820] Mi trovo alla testa della più vasta Missione dell’universo intero, circondato dalle più grandi e pesanti croci. Nel mezzo delle mie pene e dei miei lavori e infiammato da un immenso calore, è venuta a portarmi una grande e ineffabile consolazione la novità che Madre Emilia Julien mi ha dato del suo felice matrimonio con un carissimo angelo, cioè con la signorina di Tanquerelle des Planches, nipote del card. di Cheverus che è oggi sua sposa molto cara. Oh, mio carissimo amico, questa notizia mi ha colmato di vera consolazione e mi ha portato un sollievo al cuore, sia per la sua felicità, sia per i desideri esauditi della sua incomparabile madre. Per questo abbiamo cantato una Messa solenne nella mia piccola cattedrale, per rendere grazie al buon Dio di questa grande fortuna.

3. Gioia e Istituto

[2706] Non si devono quindi esagerare i timori, bensì deve osservarsi, che la più sicura salvaguardia del Missionario dell’Africa in molti casi è la sua coscienza e la sua fede. Per tutte queste ragioni e per le altre molte che dovranno essere materia di frequenti meditazioni pegli alunni dell’Istituto aspiranti all’Apostolato della Nigrizia, importa necessariamente che essi abbiano disposizioni solide di schietto zelo, di puro amore e timore di Dio, e che sieno corroborati da una padronanza ben sicura delle proprie passioni. A tale oggetto, mantenuta per sempre nell’Istituto la semplicità, l’ilarità, ed altresì un cotal grado di vivacità, è d’uopo che domini patentemente il fervore per le cose spirituali, lo studio della vita interiore, ed un desiderio vivissimo della perfezione.

[6673] Sono poi contento oltremodo dello spirito di Dio che regna fra le nostre Suore, e delle eminenti virtù della Superiora Provinciale dell’Africa C.le Suor Teresa Grigolini. È una santa alla lettera, brava, e come un angelo. Pregate per essa e per le 4 case di Suore che abbiamo in Vicariato.

4. Gioia nella sofferenza

[419] Io esulto di gioia, perché ora ella m’è più vicina che prima; e voi pure rallegratevi, che il Signore vuole esaudire i fervidi voti dei nostri cari, che ora pregano per noi e per la nostra salvezza al trono di Dio. Esultiamo ambedue, e direi quasi gloriamoci a vicenda, perché Iddio per sua infinita misericordia pare che si degni di farci sentire e mostrarci i contrassegni infallibili, ond’egli quai suoi teneri figli ci ama, e ci ha predestinati alla gloria. Noi siamo sommamente avventurati, mentre Dio ci largisce, e benignamente ci porge mezzi ed occasioni di patire per amor suo.

[444] Ma Dio vuole così: sia benedetto; questo mi conturba assai: la perdita della madre; l’isolamento del padre. Ma scuotiti, o anima mia, dal tuo letargo: solleva in alto lo sguardo, ché l’uomo non è fatto per questa terra. Oh! questo dolce pensiero, Eustachio mio carissimo, è quello che non solamente dilegua dal mio spirito ogni nebbia di turbamento; ma ricolma l’anima mia d’ineffabile letizia.

[5181] S’immagini, signor Canonico, lo stato del mio cuore, le spese straordinarie, i debiti che bisogna fare per dare da bere acqua torbida ai Missionari e Suore; e siamo fortunati quando riusciamo a saziarci di acqua torbida. Non creda però che il mio animo si scoraggi per tanta miseria. No, o Nigrizia, o morte! Combatteremo fino all’ultimo sospiro; ecco il mio grido di guerra. Questa universale desolazione della più vasta, popolata e laboriosa missione dell’universo, qual’è l’Africa Centrale, è un segnale certo della vittoria, perché la croce è il suggello della stabilità delle opere di Dio, le quali devono tutte nascere appiè del Calvario; ed essa sarà da Dio benedetta e sarà convertita. Oh! quanto son care le croci quando toccano dove duole, perché sono presaghe della vera felicità. Siamo nel tempo della Passione; spunterà il giorno della risurrezione e della vita.

5. Motivazioni della gioia

Essere contento di fare la volontà di Dio
[6100] Così pure il Rolleri dietro la calunnia di un prete napoletano condotto in Africa dal Carcereri dietro preghiera dell’Arcivescovo di Trani, con calore e minacce mi spinse a cacciare dalla missione un missionario piemontese; ed io già per telegrafo avea chiamato questo missionario, D. Gennaro Martini, a Khartum. Ma poi il calunniatore prete napoletano dopo una febbre fortissima, temendo di andare all’altro mondo, fece in iscritto una coscienziosa ritrattazione dichiarando che ciò ch’egli avea scritto a Rolleri era una mera calunnia ed una sua invenzione per accaparrarsi la grazia di Rolleri; e di questa ritrattazione rilasciò copia a Rolleri ed a me (che porterò meco a Roma, e l’Arcivescovo di Trani, veduto l’autografo, potrà testificare a V. E. la verità ed autenticità dello scritto). Ebbene, dopo aver ricevuta il Rolleri questa dichiarazione, fatta si può dire al capezzale della morte, dal prete calunniatore (e poi morì davvero dopo 4 mesi), non doveva il Rolleri ritrattarsi presso di me sulla calunnia a carico di un prete innocente? Eppure non l’ha fatto; e lasciò correre la calunnia, e ciò in coscienza… che è sempre la sua parola. Insomma io ho provato il martirio: ma ne sono contento, perché così ha voluto il Signore, e perdono a tutti.

Sottomettersi alle disposizioni della Divina Provvidenza
[845] Se poi la S. Sede ap.lica non giudicherà di approvare questo nuovo Disegno, noi saremo lieti di sottometterci pienamente alle sempre adorabili disposizioni della Provvidenza divina; ed avremo un nuovo argomento per esclamare a tutta ragione col grande Apostolo: servi inutiles sumus.

Seguire le decisioni di Propaganda Fide
[5374] Ho ricevuto le venerate sue 1 giugno, e 16 luglio; e compresi che a paralizzare gli sforzi degli anglicani protestanti la Propaganda autorizzò i buoni Missionari d’Algeri a spiegare la loro azione nell’Africa Equatoriale, e ne godo assai, perché sembra proprio che la Provvidenza prepari tutte le vie per chiamare alla Fede l’Africa Centrale. Io invierò a V. E. il Rapporto dettagliato e ragionato che le ho promesso, e che Ella mi ha caldamente raccomandato nella prefata sua 1 Giugno. Ma siccome sono certo che la Sacra Congregazione non si occuperà in piena adunanza generale degli E.mi e R.mi Padri dell’erezione definitiva delle progettate Prefetture Apostoliche dell’Africa Equatoriale, se non quando conoscerà formalmente i risultati delle prime esplorazioni in quei territori dei suddetti Missionari d’Algeri, così Io ho tempo di maturare le mie osservazioni e studi in proposito. Io certo sarò sempre lieto di seguire le decisioni della S. Congr.ne, perché voglio morire e vivere unicamente facendo il divino volere.

Patire e morire per Gesù e per l’Africa
[6981] Ancora non vedo chiaro sulla salute di D. Francesco Pimazzoni D. Arturo, qualche Suora ed altri dicono che lor non piace nulla. Mio Dio! che l’avessi a perdere? Ah! confido nel Cuor di Gesù che no. Quante croci e tribolazioni al mio spirito! Ma Gesù portò il primo la croce, e la portarono tutti i suoi seguaci. Alla notte (non dormo quasi mai, ma questa notte dormii 3 ore e mezza) mi trovo contento di aver molto sofferto e patito nelle 24 ore precedenti, contento assai più che quando a Londra, a Parigi, a Vienna a Pietroburgo tornava a casa da un gran pranzo aristocratico. Ah! Gesù è più grazioso coi suoi cari quando li va a trovare nelle spine. Le rose sono pel mondo. Anche la povera Virginia, che Dio ha affidato alle mie cure finché di lei deciderà Roma, sono convinto che sia vicina a Gesù, da cui accetta volentieri il patire.

Dare la vita per gli africani
[3159] Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice de’ miei giorni sarà quello, in cui potrò dare la vita per voi. – Non ignoro punto la gravezza del peso che mi indosso, mentre come pastore, maestro e medico delle anime vostre, io dovrò vegliarvi, istruirvi e correggervi: difendere gli oppressi senza nuocere agli oppressori, riprovare l’errore senza avversare gli erranti, gridare allo scandalo e al peccato senza lasciar di compatire i peccatori, cercare i traviati senza blandire al vizio: in una parola essere padre e giudice insieme. Ma io mi vi rassegno, nella speranza, che voi tutti mi aiuterete a portare questo peso con allegrezza e con gioia nel nome di Dio.

Salvare l’anima
[2428] Per me nulla fa il fumo della gloria del mondo che sfuma e si dilegua, e sarei troppo fortunato se dopo una vita consacrata a Dio fra le fatiche dell’apostolato potessi mettere in salvo l’anima e evitare l’inferno. Tutto il resto è zero, e chi assapora l’incenso d’una laude passeggera e fugace è degno di compassione; e trovandomi spesso coi grandi del secolo, ho sempre nuovi argomenti per convincermi sempre più che nulla vale il fumo del mondo e delle laudi e della gloria, ma solo è salutare il servire Dio, patire e morire per lui solo. Ma siccome la testimonianza di un bravo Vescovo Gesuita sull’organizzazione e movimento de’ nostri Istituti d’Egitto può confortare e assicurare il cuore paterno e la coscienza di V. E. R.ma, e siccome la mia meschinità, benché di nessuna importanza, è sovente bersaglio di attacchi da ogni parte, così è bene che V. E. come padre, giudice, e medico sappia tutto e il male ed il bene a correzione e giustificazione de’ suoi figli. Le mando quindi l’incluso Articolo “Ein bischöfliches Zeugnifs” (una Testimonianza Vescovile), che potrà farsi tradurre ad litteram da chi sa bene il tedesco, o da D. Caprara, o da Metilde sua nipotina, cercando che tacciano e nol dicano a nessuno. Magari può farlosi tradurre da D. Aldegheri.

Consacrare la vita all’opera del Piano
[844] Se la S. Sede ap.lica sorriderà benignamente al nuovo Disegno della Società dei SS. Cuori di G. e di M. per la Conversione della Nigrizia, noi saremo lieti di consacrare le nostre deboli forze e tutta la nostra vita per cooperare nella nostra infermità alla grand’opera; fermi nella certezza che avrà un esito felice, perché vi avremmo conosciuta la suprema volontà del cielo; e il gran Dio delle misericordie cancellerà per sempre il tremendo chirografo della maledizione, che pesa da tanti secoli sui miseri figliuoli di Cam; e la benedizione si stenderà pacifica e si perpetuerà nella grande famiglia dei negri.

Consacrare la vita al bene dell’Africa
[2941] Quanto a me ed ai miei compagni di missione, voi sapete che noi con grande gioia consacriamo la nostra vita al bene di questa parte del mondo, che è ancora quasi sconosciuta e che giace in tale miseria, per guadagnarla a Gesù Cristo. L’unico nostro programma, che con l’aiuto di Dio e con tutti i mezzi della prudenza e della circospezione umana vogliamo compiere è questo: “O NIGRIZIA O MORTE”, “AUT NIGRITIA AUT MORS”.

Promuovere la gloria del S. Cuore nell’Africa centrale
[1149] Le devo esprimere la gioia che mi ha procurato di trovare in lei una degna Suora, che mi ha associato all’alto onore di poter promuovere la gloria del Sacro Cuore nei paesi dell’Africa centrale, e anche la gioia di corrispondere con lei per lettera al fine di trattare gli interessi della gloria del Divin Cuore che è il centro di comunicazione tra noi, che deve bruciare d’amore per la salvezza delle anime. La Provvidenza sembra avermi scelto per l’apostolato molto difficile e pericoloso dei neri. Io cercherò di corrispondere all’alta missione con tutti gli sforzi possibili, pronto a sacrificare la vita per la salvezza dell’Africa. Ma quale fortuna, mia buona Suora, mi procura con l’aiuto dell’Opera della Guardia d’Onore del Sacro Cuore! Con inesprimibile gioia ammiro la pia zelatrice della cara Guardia d’Onore del Sacro Cuore di Gesù, della quale il glorioso apostolato è la forza potente che mi incoraggia nella grande impresa per la quale il grande Dio d’Israele, benché indegno, mi ha incaricato.

Per il pensiero del Paradiso
[6829] Poi nessuna spesa si è fatta; perché ciò che spesi a Sestri, avrei speso altrove pegli individui di colà. Insomma viva la Croce, viva Gesù, viva il Card. di Canossa! Oh! in paradiso solo vi sarà il pieno contento; e spero che vi andremo tutti. Vale et salve.

6. Gioia del missionario

[3999] E quando queste genti, che oggi ancora vivono nelle tenebre lagrimevoli dell’idolatria o del feticismo, saranno convertite e rifugiate nel Cuore di G. C., quando il Nome di Gesù risuonerà sulle labbra dei figli di Cam, allora un inno di gioia e di gratitudine si eleverà da tutti i petti e tutti esclameranno: Lode, Gloria ed eterna Benedizione sia a N.a S.a del S. Cuore di Gesù. Noi per Lei siamo entrati nel Cuore Sacratissimo di Gesù; noi per Lei conosciamo G. Cristo; per Lei noi partecipiamo alla Redenzione, alle grazie, ai meriti, alla eredità di G. C. Nostro Salvatore, e per Lei speriamo entrare un giorno nel Regno dei Cieli promessoci da G. C., cui sia gloria col Padre e collo Spirito Santo per tutti i secoli.

[5082] Io, i miei Missionari, le mie cinque Suore Pie Madri della Nigrizia (che sono dei veri angeli), i miei artigiani, siamo i più felici della terra poiché siamo nelle mani di Dio, di Maria e del bravo S. Giuseppe. Noi soffriamo per Gesù, abbiamo tutto affidato nella braccia della divina Provvidenza. Oh, come è dolce soffrire per Gesù, con Gesù e per le anime che dobbiamo guadagnare a Gesù Cristo!

Per la riflessione personale e la condivisione

1. Leggo e poi sottolineo una sola frase di uno degli scritti di Comboni.

2. Mi chiedo cosa è per me la gioia, che spazio ha nella mia mente e nella mia vita.

3. Scrivo una riflessione personale.

Riflessioni di padre Ottavio

• La gioia non nasce dal vedere, ma dall’ascoltare: Elisabetta ha gioito non perché ha visto il Messia, ma perché ha udito la voce di Maria.

• Una comunità che gioisce è una comunità trainante, contagiosa.

• Un cristiano triste è una contraddizione.

• Da cosa dipende la tua gioia? A cosa è legata? Gesù è l’orgoglio della mia vita, la gioia dei miei occhi, l’amore del mio cuore.

• Per Dio non esistono uomini di seconda categoria.

• La gioia dell’amico non deve essere motivo di tristezza, ma di gioia.

• Il meglio te lo dà il Signore.

• Dio scrive anche sulle righe storte.

• Gesù va a cercare i suoi discepoli, si interessa di loro.

• Gesù non ha paura di mostrare le sue mani. Il mondo non ha bisogno di ciò che tu hai, ma di ciò che tu sei.

• Nel cammino, le strade si fanno camminando.

• Vicinanza all’immigrato: strada da indicare alla Chiesa.

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