Carità e giustizia


Il primo fine settimana di settembre a Venegono, presso la casa dei Missionari Comboniani, si è tenuta la quarta Assemblea nazionale dei Laici Missionari Comboniani, il momento di incontro che si ripete ogni due anni. Erano presenti alcuni componenti dei gruppi di Agrigento, Palermo, Lecce, Bari, Firenze, Bologna, Padova, Verona, Milano, Venegono.
Due giornate intense incentrate sulle due relazioni proposte. La mattina di sabato con il teologo Luca Moscatelli e il pomeriggio la riflessione di Raffaele Masto, giornalista di Radio Popolare e curatore del sito buongiornoafrica.it.
Queste relazioni hanno lasciato tante provocazioni e spunti di riflessione che avrebbero necessitato di almeno un altro giorno di discussione tra i gruppi presenti al fine di accogliere e metabolizzare quanto ascoltato con lo scopo di concretizzarlo nelle proprie azioni.
Le riflessioni di sabato hanno rappresentato un cammino alla scoperta di parole, concetti, sentimenti che negli anni si sono svuotati di contenuti oppure hanno assunto connotazioni differenti rispetto al loro significato originario. Carità e giustizia, termini presenti nel nostro vocabolario quotidiano ma che spesso vengono utilizzati con finalità differenti dalla loro origine.
La riflessione di Moscatelli ha avuto un taglio teologico e si è incentrata sul significato dei due termini. Nel linguaggio quotidiano le parole carità e giustizia non equivalgono al significato che è presente all’interno della Bibbia. Spesso carità viene usata come sinonimo di beneficenza, mentre il concetto di giustizia rimanda subito alla legge, alla norma e al diritto.
In realtà la parola carità traduce agape che rappresenta l’amore di Dio, mentre nella Bibbia sono presenti differenti termini che vengono tradotti con la parola giustizia. Spiega Moscatelli che l’essere giusti, nel testo, indica il sentirsi parte di una comunità verso la quale si mostra lealtà e fedeltà. La giustizia è un modo sano di vivere le relazioni. Come essere umani abbiamo bisogno degli altri, delle relazioni, di stare in rapporto con Dio, il creato e gli altri esseri umani. Per tali motivi siamo capaci di nutrire sentimenti di amore. In ebraico questa situazione di benessere viene tradotta con la parola shalom.
Il pomeriggio di sabato è intervenuto Raffaele Masto, giornalista e curatore del sito buongiornoafrica.it con tanti anni passati in Africa come inviato.
La sua riflessione si è incentrata sullo slogan, continuamente ripetuto in questi tempi, “aiutiamoli a casa loro” prendendolo alla lettera e usandolo per comprendere cosa realmente significhi tale concetto. Dobbiamo capire che il nostro livello di benessere è inversamente proporzionale al costo delle materie prime strategiche (di cui l’Africa è ricca). Quanto più necessitiamo di tali prodotti tanto più dobbiamo averli a prezzi competitivi, fondamentali per mantenere lo stile di vita consumistico. Alle persone che ripetono in maniera costante lo slogan “aiutiamoli a casa loro” dobbiamo chiedere se sono disposti a pagare il reale prezzo di queste materie garantendo per l’estrazione del petrolio nel delta del Niger la stessa regolamentazione di quello estratto in Norvegia, se l’Unione europea e i singoli Paesi sono disposti a rivedere gli accordi di libero scambio con i Paesi africani e se l’estrazione dell’oro deve avvenire con tutte le tutele ambientali e verso i lavoratori.
Aiutarli a casa loro – è il concetto espresso da Masto – coinvolge la nostra vita qui, le nostre scelte come cittadini impegnati, consumatori consapevoli ed elettori informati.
La sera di sabato, dopo cena, le persone presenti hanno avuto la possibilità di assistere ad una prima assoluta; i ragazzi ospitati nel progetto di accoglienza BOA hanno presentato lo spettacolo teatrale Ita.ca.
La domenica mattina, dopo un momento di condivisione in gruppi, è stata celebrata la messa con la quale i differenti gruppi si sono salutati in quanto, dopo pranzo, sono iniziate le differenti partenze per ritornare a casa.

Antonio Fazio, LMC Bologna

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