Risonanze su iniziative nel territorio locale

Bari | 28 Apr 2020

Nel tardo pomeriggio del 22 aprile la parrocchia San Marco di Bari ha organizzato un incontro online sull’Esortazione Apostolica post-sinodale “Querida Amazonia” di papa Francesco, presentata dal missionario comboniano della comunità di Bari padre Palmiro Mileto.

“Querida Amazonia” non vuole essere un testo dottrinale, ma di risonanza, per aiutare e orientare la recezione del cammino sinodale. A differenza di altre esortazioni post-sinodali, “Querida Amazonia” non ingloba al suo interno il Documento Finale del Sinodo, quasi lasciando aperto il cammino sinodale sull’Amazzonia. Non è un pronunciamento che supera il Documento Finale, tanto che papa Francesco invita fortemente a leggerlo.

L’Esortazione si articola in quattro sogni:

a) sogno sociale: l’Amazzonia dovrebbe lottare per i diritti dei popoli originari, dei poveri, degli ultimi, si dovrebbe fare carico del loro grido e dovrebbe restituire la dignità loro tolta; dovrebbe perseguire integrazione e promozione di tutti i gruppi umani che la abitano; dovrebbe consolidare il “buon vivere”, alternativo al “vivere sempre meglio” (cioè l’avere sempre di più): a tal proposito il Documento Finale del Sinodo afferma che consolidare il “buon vivere” significa consolidare la ricerca della vita in abbondanza, e cioè vivere in armonia con se stessi, con la natura, con gli esseri umani, con il Creatore, in quanto c’è interconnessione tra tutti. È necessaria una “ecologia sociale”, cioè unire attenzione all’ambiente e giustizia sociale; un’ecologia che si disinteressa dell’uomo è conservatorismo. Altresì è necessario assicurare una globalizzazione nella solidarietà senza marginalizzazione, perseguendo lo sviluppo sostenibile. È fondamentale che la Chiesa non scenda a compromessi con il potere e appuri la provenienza dei finanziamenti delle opere ecclesiali. Ci sono due vie per cercare di concretizzare questo sogno: la prima è valorizzare il protagonismo degli attori sociali in loco; la seconda è il dialogo sociale, che veda gli occidentali umili nel presentare le loro proposte ai popoli autoctoni;

b) sogno culturale: promuovere l’Amazzonia non significa colonizzarla culturalmente, ma che sia essa stessa a trarre da sé il meglio. Promuovere un’opera educativa che sappia coltivare senza livellare, crescere senza indebolire identità. Non esistono culture superiori/inferiori, civilizzate/selvagge, ma diverse culture, ciascuna con le proprie cosmovisioni, il loro modo di stare al mondo e di vivere il mondo nella relazione a se stessi, agli altri, al trascendente, al cosmo. È fondamentale amare e custodire le radici: ci deve essere una relazione creativa tra gli anziani (che trasmettono saggezza) e i giovani (che trasmettono energia e visione). Le diversità devono tra loro ascoltarsi e dialogare, ci deve essere una reciproca inter-fecondazione: non si tratta di rifiutare il meticciato ad ogni costo; una cultura che rifiuta il confronto è destinata a implodere: bisogna entrare in un processo interculturale di corresponsabilità e reciprocità che attiva uno scambio che arricchisce e non omogeneizza;

c) sogno ecologico: secondo i popoli amazzonici abusare della natura è abusare degli antenati, dei fratelli, del Creatore. Vi è uno stretto legame tra natura e uomini. Vedere l’ambiente come risorsa rischia di minacciare l’ambiente come “casa”. Imparare a difendere il bioma amazzonico: in questo modo si tutelerà tutto il mondo. Come avere cura dell’Amazzonia? È bene coniugare la conoscenza ancestrale e conoscenze tecniche contemporanee, sempre cercando di intervenire sul territorio in modo sostenibile, preservando lo stile di vita e i sistemi di valore degli abitanti. Imparare dai popoli originari dell’Amazzonia a “contemplare” l’Amazzonia (recupero della dimensione estetica dell’esistenza), a “piangere” per essa (entrare in empatia con l’ambiente), a unire il nostro grido al suo (stringere un patto di solidarietà con la salute degli ecosistemi). La contemplazione stimola ad impegnarsi per l’Amazzonia, ad amarla, a sentirla “nostra”;

d) sogno ecclesiale: sviluppare una Chiesa dal volto amazzonico; per far ciò è necessario crescere nella cultura dell’incontro e andare verso una pluriforme armonia. Questo lo si può realizzare solo mediante l’annuncio del Vangelo nella sua interezza: non basta portare un messaggio sociale, altrimenti ogni struttura ecclesiale diventerebbe una ONG. È necessario rafforzare la via dell’inculturazione attraverso l’ascolto, il discernimento, il dialogo con persone, realtà, storie e cogliendo ciò che c’è di buono nella cultura locale. L’inculturazione deve riguardare la liturgia: anche la santità è inculturata, per cui non bisogna qualificare come superstizione o paganesimo alcune espressioni religiose che nascono spontaneamente dalla vita dei popoli. L’inculturazione deve riguardare anche la ministerialità: vista l’ampiezza territoriale dell’Amazzonia si pone la necessità di assicurare una maggiore frequenza della celebrazione eucaristica e che ci siano ministri locali; a tal proposito il Documento Finale del Sinodo ha previsto che nelle zone più remote possano essere ordinati come sacerdoti degli anziani indigeni sposati e accettati dalle loro comunità, e che sia la stessa Chiesa amazzonica a definire i ministeri che possono essere conferiti alle donne.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.