Risonanze su iniziative nel territorio locale

Bari | 26 Feb 2020

Organizzato da Caritas e Migrantes dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, la sera del 15 gennaio si è tenuta presso la parrocchia Santa Croce di Bari la presentazione del XXVIII Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes, con la partecipazione del dott. Simone Varisco, uno dei curatori del suddetto volume.

Nel nostro immaginario l’immigrazione è un fenomeno che riguarda solo l’Europa, ma i numeri reali smentiscono questa visione: tra i primi cinque corridoi internazionali di spostamento dei migranti, infatti, non vi è quello Mediterraneo; nel 2017 il principale corridoio è stato all’interno dell’Asia (63,6 milioni di persone).

I cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in Italia al 1° gennaio 2019 erano 5,2 milioni, pari all’8,7% della popolazione totale; si presume invece che il numero degli “irregolari” si aggiri tra le 500 e le 700mila unità. Le prime cinque nazioni di provenienza sono state Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina: viene pertanto smentita la “fake news” secondo la quale gli stranieri che arrivano in Italia provengano dall’Africa sub-sahariana e che siano di religione musulmana. Gli immigrati si concentrano maggiormente nel settentrione; si constata che al sud e nelle isole si concentrano in particolare profughi e richiedenti asilo. In Puglia si contano quasi 140mila stranieri: essa è la penultima regione in Italia per presenza di immigrati. Nella Città Metropolitana di Bari si contano poco meno di 45mila stranieri, le cui nazioni di provenienza sono grosso modo le stesse del panorama nazionale.

Lavoro: nel primo semestre 2018 4,1 milioni dei 5,2 milioni di cittadini residenti in Italia sono in età da lavoro; circa il 26% è impiegato nei servizi collettivi e personali (badanti), circa il 44% nel commercio. La differenza nella retribuzione netta mensile rispetto ai lavoratori italiani è inferiore di circa 320 €. In Puglia il 10% delle imprese sono gestite da stranieri.

Famiglia e cittadinanza: nel 2017 sono stati celebrati circa 28.000 matrimoni con almeno uno sposo straniero, pari al 14,5% del totale dei matrimoni. Nel 2018 sono nati circa 65mila bambini da genitori entrambi stranieri, pari a quasi il 15% del totale delle nascite, con un calo di quasi il 4% rispetto al 2017: questo dato smentisce la “fake news” di una sostituzione etnica in corso. Nel 2018 ci sono stati circa 112mila acquisizioni di cittadinanza, con un calo di circa il 23% rispetto al 2017; si constata che la principale causa di acquisizione della cittadinanza, anche per le donne, non è più il matrimonio, ma la residenza.

Scuola: nell’anno scolastico 2017/2018 gli alunni con cittadinanza non italiana sono stati il 9,7%, del totale, con un trend di crescita molto accelerato a partire dagli ultimi anni del XX secolo; da evidenziare che circa il 63% degli alunni stranieri è nato in Italia.

Povertà: nel 2017 quasi il 58% dei volti incontrati nei Centri di Ascolto Caritas sono stati stranieri, con una forte differenza territoriale: nel nord e al centro sono stati circa il 64%, al sud e nelle isole sono stati circa il 32%.

Salute: le prime cause di ricovero sono, rispettivamente per uomini e donne stranieri, traumatismi (in gran parte dovuti ad incidenti sul lavoro) e gravidanza/parto.

Devianza: al 31 dicembre 2018 i cittadini stranieri detenuti in Italia erano 20.255, pari a quasi il 34% dei detenuti totali, di cui il 4,5% sono donne. Il 66% dei detenuti totali sono stranieri di età compresa fra 18 e 20 anni. A parità di reato, è più probabile che lo straniero attenda la sentenza in carcere anziché beneficiando di misure alternative. I reati più gravi hanno per protagonisti gli italiani. Sono in sensibile aumento i reati di discriminazione e di odio etnico, nazionale, razziale e religioso dei quali sono vittima i cittadini stranieri.

Religione: circa il 53% dei cittadini stranieri residenti in Italia nel 2018 è cristiano (fra i quali 1,5 milioni di ortodossi e quasi 1 milione di cattolici), il 30% è musulmano; in forte crescita gli stranieri atei o agnostici (circa 500mila).

Comunicazione e social media: nella campagna per le elezioni nazionali del 2018 sono state rilevate 787 dichiarazioni offensive, razziste e discriminatorie sui social media da parte di 129 candidati, quasi tutti poi eletti. Il 91% di tali dichiarazioni ha avuto come oggetto i migranti. A livello internazionale il pubblico italiano risulta essere il più insofferente ai tweet di papa Francesco sui migranti.

Fabrizio Sforza

Organizzato dalla Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, la sera del 24 gennaio si è tenuto presso la parrocchia Santa Croce di Bari un incontro sul tema “La Chiesa in Medio Oriente. La speranza oltre la persecuzione”, nel quale sono intervenuti due relatori.

Alessandro Monteduro, direttore della Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha esordito dicendo che a fronte di 1.500.000 di cristiani presenti nel 2000 in Medio Oriente, oggi ne sono rimasti – a seguito dell’ISIS – solo 200.000. Si contano 11,7 milioni di sfollati, di cui 2,8 milioni di bambini. Non basta aver debellato l’ISIS: la sfida è aiutare le minoranze perseguitate a rientrare nei loro luoghi di origine. Se non facessimo nulla, saremmo dei vigliacchi. Bisogna fronteggiare due virus:

• l’indifferenza dei media occidentali. Emblematico ciò che successe nel maggio 2017: il giorno 7 almeno 113 persone si dispersero in mare dopo l’affondamento di un gommone al largo di Al Zawiyah, e ci fu grande clamore mediatico; il giorno 26 a Minya, in Egitto, furono uccisi circa 30 cristiani copti, ma la notizia passò quasi inosservata. Questo virus si contrasta sostenendo quelle testate giornalistiche che danno voce alle notizie sottaciute;

• il fondamentalismo. Questo virus si contrasta rispondendo con opere di bene: ne sono stati l’esempio due progetti promossi dalla Fondazione. Il primo ha riguardato il sostegno (per complessivi tre milioni di euro) negli studi a mille seminaristi in tutto il mondo come risposta all’omicidio di padre Jacques Hamel, parroco francese brutalmente ucciso il 26 luglio 2016 in Normandia da due estremisti islamici; il secondo è stato il sostegno offerto dalla comunità di Magliano Sabina alla costruzione di una chiesa in Bangladesh, paese nel quale fu uccisa dall’ISIS la loro concittadina Simona Monti: l’input di questa iniziativa partì proprio dai genitori di Simona, e la chiesa edificata è stata dedicata a San Michele, stesso nome del bambino mai nato portato in grembo da Simona.

Don Karam Najeeb Yousif Shamasha, sacerdote della Diocesi caldea di Alqosh in Iraq, ha evidenziato come i cristiani siano presenti a Ninive fin dal I secolo, e che hanno sempre subito persecuzioni. Sono emigrati nelle zone circostanti, e sono stati accolti. A seguito degli eccidi perpetrati dall’ISIS hanno perso tante cose, ma non la fede: dimostrazione di ciò è stato l’impegno della sua comunità nel ricollocare all’interno in una chiesa – nello stesso punto dal quale era stata rimossa – una croce abbattuta dagli estremisti.

Fabrizio Sforza

Inaugurato martedì 28 gennaio, anche quest’anno parte il ciclo di incontri deiMartedì della conoscenza” organizzato dai Missionari Comboniani di Bari, che vede protagonista la tematica “Nella crisi ecologica – verso la cura della casa comune”.

Il primo incontro è stato dedicato al tema “Il grido della terra” e ha avuto come relatrice la dott.ssa Raffaella Losurdo, ricercatrice in Diritto ecclesiastico al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bari.

Nei vari ambiti in cui si esplica l’umano, dal religioso al politico-sociale, la terra è in relazione con l’umanità nella misura in cui è la casa non dell’umanità, ma per l’umanità: non si dà tra la terra e l’umanità che la abita un rapporto possessivo, ma di appartenenza comunitaria e collettiva, inter-relazionale.

Dalla Genesi al Cantico delle creature, dalla Lettera Enciclica Laudato Si’ fino al più recente Sinodo per l’Amazzonia, la terra grida e continua ad emettere una voce impossibile da ignorare. Papa Francesco – rievocando il santo Francesco d’Assisi – ci invita a pensare la terra come «la nostra casa comune» e «anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» (dalla Lettera Enciclica Laudato Si’): in questo senso si riferisce al Cantico di san Francesco che loda il Signore «per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba». Non siamo noi a governare la Terra, ma è la Terra a sostenerci e governarci nella misura in cui è madre – e noi i suoi figli/e – e sorella – e noi al contempo fratelli e sorelle.

Sul rapporto umanità/creato viene quasi naturale ricordare i celebri passaggi biblici sulla creazione: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo […]», e ancora dopo la creazione dell’uomo e della donna, il comando divino «riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (Gen 1,26-29). Dopo la separazione che si attua nella creazione, Dio dice all’uomo e alla donna di stare con il creato in un doppio rapporto di dominare/soggiogare e coltivare/custodire, nel senso di gestire e amministrare la terra, al contempo, prendendosene cura. Dunque, non solo custodire il creato – precisa Losurdo – ma nella lettura biblica emerge anche la quasi responsabilità degli uomini e delle donne di una custodia che lo rende abbellito, arricchito. Non solo il cristianesimo, ma dando uno sguardo alle altre religioni anche l’Islam e la corrente buddista pongono attenzione alla terra: indiscusso è, ad esempio, il rispetto dei buddisti per gli insetti.

Per la prima volta nel 2016 è stata indetta, per il 1° settembre di ogni anno, la Giornata mondiale di Preghiera per la Cura del Creato. L’attenzione alla casa comune fa sì che sia celebrata ogni anno una giornata dedicata al creato che sia da monito costante per la sua cura. Perché la sofferenza della terra è la sofferenza delle persone. I cambiamenti climatici, dati da un nostro stile di vita che tende a sfruttare la terra a nostro piacimento, provocano delle ritorsioni che non si tramutano solo in epidemie, catastrofi naturali, estinzioni, ma anche in spostamenti territoriali che costringono gli uomini a migrare altrove per poter vivere. La stessa già citata Enciclica papale al punto 25 mette in relazione i cambiamenti climatici con le migrazioni, non solo animali e vegetali, ma anche umane: «È tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa».

Uno sguardo agli accordi internazionali ci riporta agli accordi di Parigi del dicembre 2015, entrati formalmente in vigore nel novembre 2016, che presentavano obiettivi ambiziosi, tra cui mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale al di sotto di 2 °C, limitare l’aumento a 1,5 °C (fonte: https://ec.europa.eu/clima/policies/international/negotiations/paris_it). Altri accordi importanti sono stati raggiunti nella 25esima Conferenza sul clima di Madrid dello scorso dicembre 2019, tra cui definire il taglio delle emissioni di CO2 entro la prossima Conferenza di Glasgow 2020, rivedere le norme sul controllo del mercato del carbonio, il loss and damage, ossia il meccanismo con cui i Paesi ricchi intervengono in favore di quelli più poveri colpiti da calamità.

Il grido della terra si fa sentire anche attraverso le voci dei Fridays for Future guidati dalla giovanissima attivista svedese Greta Thunberg e ormai diventati, come in una reazione a catena, movimenti giovanili estesi in tutto il mondo, diventati anche Scientists for Future e Parents for Future, movimenti di scienziati e genitori che si uniscono alle giovani voci uniti nella causa comune. Non da ultima è da ricordare la nuova manovra della Commissione europea del New Green Deal – il nuovo patto verde – dello scorso dicembre 2019 che pone al centro l’emergenza climatica e un nuovo obiettivo: riduzione delle emissioni di gas serra al 50% entro il 2030.

Porre nuovi obiettivi a lontane distanze non può, in ogni caso, esimerci dai piccoli gesti che ognuno di noi quotidianamente può fare: rinunciare a qualcosa, al superfluo. Piccoli gesti individuali che diventano collettivi. Come la «matre terra» ci unisce, figli di un unico Dio, così noi, figli, possiamo rendere davvero la terra una casa non di tutti, ma per tutti.

Francesca Pepe

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.