Risonanze dall’Assemblea nazionale LMC


Dal 23 al 25 agosto presso la Casa dei Missionari Comboniani di Cavallino (LE) si è tenuta l’Assemblea nazionale dei Laici Missionari Comboniani, a cui hanno preso parte – tra bambini, giovani e adulti – circa settanta persone, provenienti dai gruppi di Bari, Bologna, Lecce, Milano, Padova, Palermo, Venegono Superiore, Verona.
La parte formativa dell’Assemblea ha avuto come slogan “Comboniani DOC? Inebriati dallo Spirito divino”: lasciandoci guidare da quanto sta accadendo in questo momento storico, si è approfondito il significato del nostro “fare missione oggi”, lasciandosi in particolare toccare dalla domanda “Come San Daniele Comboni declinerebbe il proprio essere missionario nel mondo odierno?”. Sono intervenuti suor Elisa Kidané, della comunità comboniana di Roma e padre Daniele Moschetti della comunità comboniana di Castel Volturno (CE), che hanno offerto spunti di riflessione e stimoli di impegno sul tema oggetto dell’incontro.

Suor Elisa ha sottolineato che essere “comboniani DOC” significa indirizzare la nostra vita verso quella direzione che consenta a tutti gli esseri umani di avere “vita in abbondanza”, impegnandosi “fisicamente” – non limitandosi alle “comode” chat – ad essere “lievito nella massa” per trasformare la società nella quale viviamo: il processo di trasformazione passa, da un lato, dalla cura della dimensione dell’informazione critica e, dall’altro lato, agendo a livello personale, di gruppo e di società civile. Essere “comboniani DOC” significa essere innamorati di tutti i popoli, in primis – come Comboni – dell’Africa: dalle nostre parole, gesti, azioni, e più in generale dal nostro stile di vita, deve trasparire “passione”, perché solo in questo modo il carisma di LMC sarà attrattivo.

Padre Daniele ha evidenziato che in questo momento storico è fondamentale “non restare alla finestra”, avere le “antenne” alte per captare i segni dei tempi, sposare la “teologia della strada” che significa impegnarsi a “lavorare insieme” per risolvere problemi comuni. Essere “comboniani DOC” significa lasciarsi guidare dal vento dello Spirito per impedire che nelle nostre vite si depositi la polvere dell’abitudinarietà, della rassegnazione, della pigrizia, della paura, dell’indolenza. È di fondamentale importanza, per incidere nella realtà, vivere quattro dimensioni: informarsi, osservare, decidere con mente e cuore, prendere posizione. Allo stesso modo dovrebbero essere quattro le dimensioni per alimentare il senso di appartenenza di LMC: preghiera, formazione, condivisione, impegno.
Entrambi i testimoni hanno sottolineato quanto sia importante non paralizzarsi dinanzi all’esiguità di operai “laici” presenti nella vigna; non preoccuparsi di “quanto” facciamo bensì di “come” lo facciamo; condividere – come Comboni – la causa del popolo nel quale viviamo; rammentare sempre che i laici non sono dei collaboratori del clero e dei religiosi, ma corresponsabili della missione della Chiesa.

La parte liturgica dell’Assemblea, preparata e guidata dagli stessi laici, ha avuto invece come filo conduttore la presenza dello Spirito Santo, in particolare nel creato, nel dialogo interreligioso e interculturale, nel saper cogliere i “segni dei tempi”. Nelle celebrazioni inoltre è risuonato con intensità il dramma dei morti lungo le rotte migratorie.
In tutti i momenti di preghiera si è avuta l’accortezza di coinvolgere i numerosi bambini presenti.

La parte ricreativa dell’Assemblea è stata vissuta con canti e balli animati dai partecipanti abili all’uso di chitarra e altri strumenti, nonché attraverso una “caccia al tesoro” che ha visto piccoli e grandi collaborare fianco a fianco nel superare una serie di prove: il filo conduttore dei giochi era “l’espressione della parola” attraverso differenti modalità; il tesoro era la “maschera dell’umana umanità”, una maschera dove è possibile vedere tre volti (ognuno con due occhi, un naso e una bocca, ma gli occhi sono solo quattro perché ogni volto condivide un occhio con l’altro volto), ciò a significare che dobbiamo guardare con i nostri occhi e con quelli degli altri, cioè metterci nei loro panni.
A conclusione dell’Assemblea si è fatta una verifica sul cammino del movimento LMC in Italia: tra le varie opinioni è emerso il richiamo a non istituzionalizzarci troppo nelle “strutture” e ad avere la capacità e il coraggio di apportare cambiamenti al nostro movimento; l’importanza di intercettare le nuove generazioni, trasmettendo la passione che ci spinge ad essere LMC; l’opportunità che tutti i gruppi abbiano una formazione comune, un linguaggio comune e un tema di impegno comune (conservando allo stesso tempo le ministerialità proprie di ogni singola realtà locale).

Fabrizio Sforza, LMC Bari

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