Progetto missionario di Simone Parimbelli


Contesto sociale locale

La Repubblica Centrafricana potrebbe essere simbolicamente quell’“ospedale da campo” di cui ha parlato papa Francesco: uno Stato africano – ex colonia francese – dove il 50% della popolazione vive in condizioni di estrema povertà, con un indice di sviluppo umano bassissimo (185° posto su 187 Paesi). La sua capitale è Bangui, dove papa Francesco ha aperto l’anno giubilare della Misericordia chiamandola “capitale spirituale del mondo”. È un Paese ricchissimo di risorse naturali ma che il sistema economico-finanziario esporta all’estero, lasciando il popolo centrafricano costretto a vivere in condizioni disumane dove solo il 20% può accedere alla sanità e oltre il 40% è analfabeta. Nel sud-ovest della Repubblica Centrafricana si trova la diocesi di Mbaïki che appartiene alla prefettura di Lobaye. Con questo nome è indicata la regione che circonda l’omonimo fiume, affluente del grande Oubangui. Questo territorio è parzialmente coperto dalla foresta equatoriale ed è proprio nel cuore di questa foresta che si trova Mbaïki, il suo capoluogo, distante un centinaio di chilometri dalla capitale Bangui. La superficie della diocesi di Mbaïki ammonta a 26225 km² (più del Piemonte), che corrispondono al 4,2% del territorio nazionale. Ospita una popolazione di duecentomila abitanti che rappresenta il 6,3% di quella nazionale. Nel giugno 1995 il territorio della prefettura di Lobaye è stato sottratto all’arcidiocesi di Bangui per formare una nuova diocesi, che ha assunto il nome del suo capoluogo. Il 29 ottobre 1995 nella cattedrale di Bangui si è celebrata l’ordinazione episcopale del primo vescovo della nuova diocesi: mons. Guerrino Perin. Alla diocesi di Mbaïki appartengono le seguenti missioni-parrocchie: Boda, Pissa, Ngotto, Bagandou-Zomea, Safa, Mbata, Boganangone e Mongoumba.

Contesto pastorale locale

L’obiettivo del Progetto Pastorale Diocesano è essere una Chiesa-Comunione-Famiglia volta a formare delle comunità e a responsabilizzarle, essendo educatrice della fede, missionaria e profetica.
L’azione sociale della diocesi si concretizza nelle attività della Caritas Diocesana che con progetti sostenuti da differenti organismi si occupa, nel campo dello Sviluppo e della Promozione Umana, dei seguenti ambiti:

  • Sanità

In difesa e promozione della salute esistono nella diocesi alcuni centri di vario tipo: dispensari, centri di accoglienza-maternità, farmacie di villaggio, centri di assistenza ai bisogni primari, centri per il recupero di bambini malnutriti, centri per l’assistenza e la rieducazione di persone con disabilità. Alcuni di questi centri sono i cosiddetti Caritas-Service Développement et Promotion Humaine (SDPH), presenti in tutte le parrocchie.

  • Promozione della donna

L’azione di promozione della donna ha come presupposto indispensabile l’istruzione scolastica, fronteggiando quindi la radicata abitudine di mandare a scuola le bambine solo per due o tre anni – il minimo indispensabile –, per poi farle lavorare, per esempio nei campi.
È necessario inoltre far prendere coscienza alla donna dell’importanza della sua attività, creando gruppi di collaborazione agricola, in modo tale da sottrarre l’attività femminile (molto rilevante per l’economia del Paese) alla dipendenza e alla sottomissione a quella maschile. Esistono inoltre dei centri di educazione alla maternità responsabile, alla puericultura (con particolare riguardo alle questioni d’igiene e alla prevenzione delle malattie attraverso vaccinazioni), all’attività domestica compresi lavori come il cucito.

  • Diritti dei Pigmei

Il popolo Pigmeo vive nella foresta equatoriale, nella zona sud e sud-ovest della diocesi. Sono circa 15000 persone di etnia Aka, che costituiscono una minoranza emarginata a causa della loro cultura (sono infatti seminomadi e vivono della raccolta dei frutti che la foresta offre loro) e sottomessa e schiavizzata dai Kumu (“padroni”), che sono di etnia Bantu. La Chiesa vuole intensificare l’azione in favore di questo popolo attraverso il miglioramento delle condizioni di vita, l’alfabetizzazione e la scolarizzazione dei bambini, l’educazione all’igiene e alla sanità, la sensibilizzazione e la difesa dei loro diritti. Attività importante, già realizzata in parte, è di rendere indipendenti i Pigmei creando dei veri villaggi autonomi con una propria organizzazione. Normalmente, infatti, essi vivono in piccoli accampamenti familiari senza considerazione da parte dell’Amministrazione civile.

  • Formazione agricola

La formazione agricola punta ad insegnare e a diffondere tecniche di coltivazione più efficienti e redditizie di quelle tradizionali, in modo che l’alimentazione si arricchisca e sia varia; il cibo più diffuso è infatti la manioca, una sorta di tubero che viene fatto essiccare, quindi pestato nei mortai per ottenerne una farina con cui poi si prepara una polenta ben poco nutriente. In tutte le parrocchie esiste un centro Caritas-SDPH con degli animatori polivalenti, formati al Centro Diocesano Caritas, che si occupano di far sorgere dei gruppi di agricoltori che lavorino insieme con tecniche migliorative.

  • Istruzione

Altissimo è il tasso di analfabetismo, e precarie sono le condizioni della Scuola statale e degli edifici scolastici in sé. Nella diocesi esistono cinque asili per bambini dai tre ai cinque anni, alcune scuole elementari e centri di alfabetizzazione per adulti. Anche nei centri Caritas-SDPH si opera per l’aumento dell’alfabetizzazione e per la diffusione di una cultura di base.

  • Giustizia e Pace e informazione

L’ambiente culturale è un terreno fertile per la sorcellerie: rapporti mistici con gli spiriti della foresta mediati da potenze nocive innate in alcuni individui. In questo ambiente la morte, gli incidenti e la malattia sono sempre visti come frutto di un’azione nociva di uno zo ti likundu (stregone).
L’azione di evangelizzazione e di promozione integrale, nella visione cristiana della vita, non può ammettere – e quindi combatte con tutte le forze –, che delle persone innocenti (spesso donne anziane, vedove e persone sole) siano condannate a morte per il solo sospetto di essere la causa delle disgrazie altrui. L’azione di Giustizia e Pace vede impegnati gli animatori nel sostenere, come avvocati, le persone accusate, opponendosi alla prassi, oggi vietata dalla legge, di giudicare i sospetti tramite l’assunzione di un veleno che, secondo la tradizione, risparmierebbe l’accusato nel caso di non colpevolezza. Un’altra grande attività nell’ambito di Giustizia e Pace è difendere i poveri, gli analfabeti e senza voce, dalle angherie e dallo sfruttamento dell’amministrazione militare del territorio. Per esempio una persona che viene accusata, prima ancora di avere delle prove a suo carico, spesso è costretta, per poter rimanere in libertà e non essere imprigionata e dimenticata in carcere, a pagare una forte somma agli agenti militari. Infine si cerca con l’informazione (attraverso radio in lingua locale) e l’azione comunitaria di far rispettare i diritti umani nei diversi ambiti della vita.

  • Qualità della vita e ambiente

L’azione Caritas-SDPH promuove la costruzione di case più salubri, costruite con mattoni cotti e soprattutto la diffusione dei servizi igienici familiari. La qualità dell’acqua potabile è una delle priorità dell’azione della Caritas, con risanamento di sorgenti e realizzazione di pozzi.
Sempre nell’ambito del miglioramento della qualità della vita c’è un grande sforzo per l’insegnamento delle norme di igiene, la preparazione dei cibi sani e vari, l’attenzione ad avere disponibili in famiglia i farmaci di prima necessità. Un’azione di sviluppo è data dall’organizzazione di cooperative per poter aumentare le proprie risorse familiari e far fronte alle necessità di una vita sociale più moderna e evoluta (esempi: asili, coltivazioni comunitarie, allevamenti di animali domestici, scuola di cucito).
Tutto al servizio dell’evangelizzazione e della promozione integrale dell’uomo e della donna, in vista della costruzione di comunità vive, dove i valori cristiani siano vissuti nell’unità e nel dialogo interreligioso.

Obiettivo generale del progetto

Ormai sono 50 anni di presenza dei Missionari Comboniani in Centrafrica. A Mongoumba la missione internazionale dei Laici Missionari Comboniani è iniziata nel 1998, alternando la presenza di LMC spagnoli, portoghesi, italiani e polacchi che garantiscono la continuità pastorale. Attualmente ci sono Maria Augusta (LMC portoghese) e Anna (LMC polacca); il parroco è padre Jesús Ruiz Molina, comboniano spagnolo. Mongoumba è una parrocchia di frontiera con la Repubblica Democratica del Congo. La comunità dei LMC partecipa alle attività della Chiesa locale secondo il carisma di San Daniele Comboni in cooperazione con i Missionari Comboniani cercando di essere una comunità sempre aperta, a servizio e in ascolto specialmente dei poveri, con particolare cura e attenzione pastorale all’etnia Aka, senza dimenticare i bambini e gli infermi, collaborando anche con altre realtà presenti sul territorio in ambito medico e educativo per la promozione sociale e lo sviluppo di ogni persona.

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