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Progetti nel mondo | 20 Mag 2011

Aber, 18 maggio 2011

Anche se lontano, sono in comunione con voi per l’Assemblea italiana dei LMC.
Sono Caterina, LMC in Uganda, nella Diocesi di Lira, guidata da un comboniano, Giuseppe Franzelli. Sono medico nell’ospedale “Pope John XXIII” di Aber, ospedale diocesano situato in una zona rurale. La popolazione della nostra diocesi appartiene alla tribù dei Langi.
Attualmente non ci sono comboniani ad Aber, anche se le origini dell’ospedale e della parrocchia sono comboniane.
Il 21 maggio si festeggerà a Gulu un grande evento, il centenario della presenza comboniana nel Nord dell’Uganda. È una Chiesa giovane, bisognosa della comunione con le Chiese sorelle.
Sono in Uganda dall’agosto 2009. L’esperienza di vita in questa realtà così diversa dalla nostra mi ha arricchito e irrobustito. Mi ha reso più cosciente e grata per quello che ho ricevuto. Ciò che più mi sconcerta non è tanto la povertà materiale, ma l’altra povertà. Valori che sono radicati nella nostra cultura e per i quali Daniele Comboni aveva dato la vita, come la libertà e la dignità di ogni essere umano, sono ancora calpestati.
In ospedale, essendo a contatto ogni giorno con la gente, vedo tristezza e sofferenza. La famiglia soffre, l’essere donna è soffrire. La donna è proprietà del marito, viene comprata con poche mucche e per tutta la vita è schiava del marito. Le donne sono spesso picchiate e sovraccaricate di lavoro. È la madre che deve pensare al sostentamento dei figli, deve andare nei campi, portandosi i figli, i più piccoli sul dorso; è la madre che deve pensare all’educazione dei figli, pagando le tasse scolastiche. Sono le donne e le bambine che vanno al pozzo, che vanno nel bosco a fare la legna… Sono costrette a “condividere” il marito con un’altra donna, la co-wife. E a crescere numerosi figli, come da volontà del capo famiglia. Essendo fonte di ricchezza per la famiglia di origine, vengono “vendute” spesso molto giovani. Nonostante i Langi siano cristiani praticanti (qui al Nord soprattutto cattolici), non si sposano, se non raramente e dopo molti anni di convivenza, attraverso il sacramento del matrimonio, ma secondo le leggi tribali. La fedeltà nella coppia non è un valore, la promiscuità è molta ed è la causa dell’elevata prevalenza di infezione da HIV in questa regione. I figli crescono in questa confusione e sofferenza, rimanendo spesso orfani molto piccoli.
Fra tre mesi Aber accoglierà una famiglia di LMC, Maria Grazia, Marco e Francesco, un grande dono per la nostra comunità.
La gente di qui, noi cristiani, abbiamo bisogno di testimoni. La fede vissuta in semplicità e coerenza è ciò che ci fa crescere e ci dà forza.
Preghiamo per questa giovane Chiesa e per l’Africa, perché attraverso Cristo siano spezzate le catene di ogni schiavitù.

Un caro abbraccio a tutti voi e buona Assemblea!

Caterina Fausti

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