Incontro 9 ottobre 2011 – Preghiera del mattino

Lecce | 15 Ott 2011

Temete e onorate,
lodate e benedite,
ringraziate e adorate
il Signore Dio onnipotente
nella Trinità e nell’Unità,
Padre e Figlio e Spirito Santo,
creatore di tutte le cose.

(Regola francescana non bollata, XXI,2)

O Grande Spirito

O Grande Spirito, la cui voce sento nei venti

ed il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami.

Vengo davanti a Te, uno dei tuoi tanti figli.

Sono piccolo e debole. Ho bisogno della tua forza e della tua saggezza.

Lasciami camminare tra le cose belle e fa’ che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro.

Fa’ che le mie mani rispettino ciò che Tu hai creato, e le mie orecchie siano acute nell’udire la tua voce.

Fammi saggio, così che io conosca le cose che Tu hai insegnato al mio popolo, le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia.

Cerco forza, non per essere superiore ai miei fratelli, ma per essere abile a combattere il mio più grande nemico: me stesso.

Fa’ che io sia sempre pronto a venire a Te,

con mani pulite ed occhi diritti,

così che quando la vita svanisce come la luce al tramonto, il mio spirito possa venire a Te senza vergogna.

Capo indiano Sioux, Yellow Lark

Venne a trovarmi una sera nel mio studio e mi chiese che cosa stessi scrivendo. Gli dissi che ero in difficoltà perché volevo spiegare alla gente (ma in modo semplice, così che tutti capissero) un particolare del mistero della Santissima Trinità: e cioè che le tre Persone divine sono, come dicono i teologi con una frase difficile, tre relazioni sussistenti.

Don Vincenzo sorrise, come per compatire la mia pretesa e comunque, per dirmi che mi cacciavo in una foresta inestricabile di problemi teologici. Io, però, aggiunsi che mi sembrava molto importante far capire queste cose ai poveri, perché, se il Signore ci insegnato che, stringi stringi, il nucleo di ogni Persona divina consiste in una relazione, qualcosa ci deve essere sotto. E questo qualcosa è che anche ognuno di noi, in quanto persona, stringi stringi, deve essere essenzialmente una relazione. Un io che si rapporta con un tu. Un incontro con l’altro. Al punto che, se dovesse venir meno questa apertura verso l’altro, non ci sarebbe neppure la persona. Un volto, cioè, che non sia rivolto verso qualcuno non è disegnabile… Colsi l’occasione per leggere al mio amico la paginetta che avevo scritto. Quando terminai, mi disse che con tutte quelle parole, la gente forse non avrebbe capito nulla. Poi aggiunse: “Io ai miei zingari sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra. E sai come concludo? Dicendo che questo è uno specie di marchio di famiglia. Una forma di ‘carattere ereditario’ così dominante in ‘casa Trinità’ che, anche quando è sceso sulla terra, il Figlio si è manifestato come l’uomo per gli altri”. Quando don Vincenzo ebbe finito di parlare, di fronte a così disarmante semplicità, ho lacerato i miei appunti. Sicché ho preferito trattenere questa sola idea: che, come le tre Persone divine, anche ogni persona umana è un essere per, un rapporto o, se è più chiaro, una realtà dialogica. Più che interessante, cioè, deve essere inter-essente.

Don Tonino Bello

Mi chiamate…

Mi chiamate il REDENTORE e non vi fate redimere.

Mi chiamate la LUCE e non mi vedete.

Mi chiamate la VIA e non mi seguite.

Mi chiamate la VITA e non mi desiderate.

Mi chiamate il SIGNORE e non mi servite.

Mi chiamate la SAPIENZA e non mi interrogate.

Mi chiamate il MAESTRO e non mi credete.

Mi chiamate ONNIPOTENTE e non vi fidate di ME.

Se un dì non vi riconosco… non vi meravigliate!

(Iscrizione nel Duomo di Lubecca)

CI IMPEGNIAMO NOI E NON GLI ALTRI

Ci impegniamo noi e non gli altri
unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto né chi sta in basso,
né chi crede né chi non crede.
Ci impegniamo
senza pretendere che altri s’impegnino,
con noi o per suo conto,
come noi o in altro modo.

Ci impegniamo
senza giudicare chi non s’impegna,
senza accusare chi non s’impegna,
senza condannare chi non s’impegna,
senza disimpegnarci perché altri non s’impegnano.
Ci impegniamo
perché non potremmo non impegnarci.
C’è qualcuno o qualche cosa in noi,
un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia,
più forte di noi stessi.

Ci impegniamo
per trovare un senso alla vita,
a questa vita, alla nostra vita,
una ragione che non sia una delle tante ragioni,che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore. Si vive una sola volta
e non vogliamo essere “giocati”.
in nome di nessun piccolo interesse.

Non ci interessa la carriera,
non ci interessa il denaro,
non ci interessa la donna o l’uomo
se presentati come sesso soltanto,
non ci interessa il successo né di noi né delle nostre idee,
non ci interessa passare alla storia.

Ci interessa di perderci
per qualche cosa o per qualcuno
che rimarrà anche dopo che noi saremo passati e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.
Ci impegniamo
a portare un destino eterno nel tempo,
a sentirci responsabili di tutto e di tutti,
ad avviarci, sia pure attraverso un lungo errare, verso l’amore.

Ci impegniamo
non per riordinare il mondo,
non per rifarlo su misura, ma per amarlo;
per amare anche quello che non possiamo accettare, anche quello che non è amabile,
anche quello che pare rifiutarsi all’amore,
poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore
c’è, insieme a una grande sete d’amore,
il volto e il cuore dell’amore.

Ci impegniamo
perché noi crediamo all’amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basta per impegnarci perpetuamente.

Primo Mazzolari

Preghiere spontanee

Padre Nostro

Trinità adorabile, donaci l’umiltà
per aprirci allo stupore delle piccole cose
dentro cui ti sveli come forza dell’umile amore,e per ripeterti ogni giorno
la nostra lode riconoscente.
Amen.

Canto finale

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