Chiesa Missionaria, Daniele Comboni testimone della Misericordia
Di
seguito due testi… dei tanti che abbiamo letto, riflettuto e
pregato durante l’incontro.
Abbiamo seguito lo schema e la
modalità della Lettura popolare della Bibbia e della Vita:
1.
La misericordia: cosa intendiamo…
2. La misericordia in Gesù
e nel vangelo di Luca.
3. La misericordia in Comboni: lettere,
cammino, missione, poveri.
4. La misericordia per la Famiglia
comboniana.
5. La misericordia per me, per noi… oggi e qui.
È un fatto che Gesù nel Vangelo rivela la sua predilezione per i poveri. I suoi preferiti furono sempre i poveri; parla, infatti, più di poveri che di peccatori, più di feriti e malati che di malvagi, perché la Buona Notizia è proprio questa: “Il cristianesimo non è una morale ma una sconvolgente liberazione” (Giovanni Vannucci).
MISERICORDIA
«Misericordia» è una vecchia parola che, durante la sua lunga storia, ha acquisito un senso molto ricco. In greco, lingua del Nuovo Testamento, misericordia si dice éléos. Questa parola ci è famigliare nella preghiera Kyrie eleison, che è una invocazione alla misericordia del Signore. Éléos è la traduzione abituale, nella versione greca dell’Antico Testamento, della parola ebraica hésèd. È una delle parole bibliche più belle. Spesso, la si traduce molto semplicemente con amore. Hésèd, misericordia o amore, fa parte del vocabolario dell’alleanza. Da parte di Dio, designa un amore incrollabile, capace di mantenere una comunione per sempre, qualsiasi cosa capiti: «non si allontanerebbe da te il mio affetto» (Isaia 54,10). Poiché l’alleanza di Dio con il suo popolo è sin dall’inizio una storia di infedeltà e nuovi inizi (Esodo 32–34), è evidente che un simile amore incondizionato suppone il perdono, non può che essere misericordia. Éléos traduce ancora un altro termine ebraico, quello di rahamîm. Questa parola va spesso di pari passo con hésèd, ma è più caricata di emozioni. Letteralmente, significa le viscere, è una forma plurale di réhèm, il seno materno. La misericordia, o la compassione, è qui l’amore avvertito, l’affetto di una madre per il suo bambino (Isaia 49,15), la tenerezza di un padre per i suoi figli (Salmo 103,13), un intenso amore fraterno (Genesi 43,30). La misericordia, in senso biblico, è molto di più di un aspetto dell’amore di Dio. La misericordia è come l’essere stesso di Dio. Per tre volte davanti a Mosè, Dio pronuncia il suo nome. La prima volta, egli dice: «Io sono colui che sono» (Esodo 3,14). La seconda volta: «Farò grazia a chi vorrò far grazia, e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia» (Esodo 33,19). Il ritmo della frase è lo stesso, ma la grazia e la misericordia si sostituiscono all’essere. Per Dio, essere quello che è, è fare grazia e misericordia. Questo conferma la terza proclamazione del nome di Dio: «Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà» (Esodo 34,6). Quest’ultima formula è stata ripresa nei profeti e nei salmi, in particolare nel salmo 103 (v. 8). Nella sua parte centrale, (versetti 11-13), questo salmo si meraviglia della vastità inaudita della misericordia di Dio. «Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia…»: è l’altezza di Dio, la sua trascendenza. Ma è anche la sua umanità, se si osa dire: «Come un padre ha pietà dei suoi figli…». Così trascendente e allo stesso tempo così vicina, essa è capace di togliere ogni male: «Come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe». La misericordia è ciò che c’è di più divino in Dio, essa è anche ciò che c’è di più compiuto nell’uomo. «Ti corona di grazia e misericordia», dice ancora il salmo 103. Bisogna leggere questo versetto alla luce di un altro versetto del salmo 8 dove è detto che Dio corona l’essere umano «di gloria e di onore». Creati a sua immagine, gli umani sono chiamati a condividere la gloria e l’onore di Dio. Ma è la misericordia e la tenerezza che ci fanno realmente partecipare alla vita stessa di Dio. La parola di Gesù: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro» (Luca 6,36) fa eco all’antico comandamento: «Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo» (Levitico 19,2). Alla santità, Gesù ha dato il volto della misericordia. È la misericordia che è il più puro riflesso di Dio in una vita umana. «Con la misericordia verso il prossimo tu assomigli a Dio» (Basilio il Grande). La misericordia è l’umanità di Dio. Essa è anche l’avvenire divino dell’uomo.
(Dal sito di Taizé)
“Tenendo sempre gli occhi fissi in Te, Crocifisso, amandoti teneramente e procurando di intendere sempre meglio cosa vuol dire un Dio morto in croce per la salvezza degli uomini” (Daniele Comboni, cfr. S 2721).
LETTERA
ALLA FAMIGLIA COMBONIANA
PER IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA
«Questo Cuore adorabile … ricco d’ogni grazia, non vi fu istante … in cui non palpitasse del più puro e misericordioso amore per gli uomini. Dalla sacra culla di Betlemme s’affretta ad annunziare per la prima volta al mondo la pace: fanciulletto in Egitto, solitario in Nazaret, evangelizzatore in Palestina divide coi poveri la sua sorte, invita a sé i pargoli e gl’infelici conforta, risana gl’infermi e rende agli estinti la vita; richiama i traviati e ai pentiti perdona; morente sulla croce mansuetissimo prega pei suoi stessi crocifissori; risorto glorioso manda gli Apostoli a predicare la salute al mondo intero» (S 3323).
Carissimi
Sorelle e Fratelli della Famiglia Comboniana,
con
questa lettera, frutto del momento di preghiera, riflessione e
condivisione che abbiamo vissuto insieme al termine dell’anno della
Vita Consacrata e all’inizio dell’Anno Giubilare della
Misericordia, desideriamo offrire a tutti i membri della Famiglia
Comboniana, alcune nostre riflessioni e, soprattutto, invitare
ciascuna/o a vivere in profondità le sfide e le opportunità che
l’Anno giubilare ci offre personalmente e come Famiglia. A tal fine
desideriamo proporvi una giornata comune di preghiera, ricordando
quanto Comboni ci diceva: “l’onnipotenza
della preghiera è la nostra forza”
(S
1969).
Miserando atque eligendo: amati-perdonati / chiamati-perdonati
Chiamate/i,
per grazia di Dio, a seguire Cristo sulle orme di San Daniele Comboni
“ci ha scelti prima
della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo
cospetto nella carità…” (Ef
1,4) abbiamo,
come parte integrante del nostro DNA carismatico, la chiamata a
contemplare il Cuore trafitto di Cristo sulla Croce, espressione più
eloquente della misericordia infinita di Dio per l’umanità intera
e di lasciarci trasformare, affinché diveniamo anche noi, abbraccio
di amore e di misericordia per tutte/i. Questo,
“a lode e gloria della sua grazia che ci ha dato nel suo Figlio
diletto, nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la
remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia” (Ef
1,6-7).
Come tutte le discepole e i discepoli di Cristo, siamo
consapevoli che il Vangelo che vogliamo annunciare
ci supera. Sappiamo
bene che la sequela di Gesù Cristo, che ci chiama a testimoniarlo
con la nostra vita e le nostre parole, è esigente e noi non sempre
siamo all’altezza del messaggio che Lui ci affida: ci manca, a
volte, profondità per vivere secondo la nostra chiamata.
Nella
preghiera personale, nella vita sacramentale, nella direzione
spirituale e nell’incontro con i nostri fratelli e sorelle
sperimentiamo la misericordia di Dio. Siamo grate/i allo Spirito
Santo che opera nel nostro cuore, donandoci lo spirito di pentimento
e di purificazione. Ringraziamo Dio per il dono della gioia di essere
perdonate/i che ci rinnova e ci abilita a ricominciare ogni giorno.
Misericordes sicut Pater: all’interno delle nostre comunità e famiglie
Dio
ci ama e ci perdona facendoci sperimentare questo mistero attraverso
l’incontro personale con Lui ed esprime la sua misericordia
attraverso i nostri fratelli e le nostre sorelle. Nelle nostre
comunità e famiglie siamo chiamate/i allora ad accoglierci
reciprocamente, grazie allo Spirito Santo che ci unisce attorno a
Gesù e ci rende sempre più cenacolo di apostole/i.
Nella vita
quotidiana, nei momenti di correzione fraterna e nei nostri incontri
e raduni, scopriamo quanto viviamo della misericordia reciproca. Ci
aiutiamo a crescere, a purificarci e a riconciliarci quando tutti ci
impegniamo a vivere la buona notizia dell’amore misericordioso di
Dio.
I fratelli, le sorelle, i famigliari ci fanno capire che ci
perdonano quando pazientano e camminano al passo con noi; ci fanno
toccare l’amore quando ci danno fiducia, nonostante i nostri
limiti. Quando la comunità e la famiglia vivono di misericordia,
diventano uno spazio di grazia, un luogo di guarigione e
riconciliazione nel quale si costruisce comunione e vita, non negando
fatiche, debolezze e limiti propri e altrui.
Tutto questo
qualifica l’esperienza di misericordia che viviamo fra noi. “La
misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il
comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore
possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere” (MV
21).
Misericordes sicut Pater: nella comunità apostolica
Dio
nostro Padre ci ha chiamate/i a servire e a lavorare insieme, come
comunità apostolica; in questo luogo di collaborazione, noi siamo
sfidate/i a crescere nel nostro cammino di uscita da noi stesse/i e
di configurazione a Cristo, servo obbediente. Chiamate/i a vivere il
nuovo comandamento dell’amore, “Che
vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche
voi gli uni gli altri” (Gv
13,34-35), il Signore ci dona tutte le grazie necessarie per
condividere la sua misericordia e ci rende capaci di perdonarci.
Il
dono della misericordia ci rende capaci di uscire da noi stesse/i, di
vivere gesti di tenerezza e di essere caritatevoli tra di noi: di
compiere, cioè, opere di carità spirituale e corporale in mezzo a
noi.
Spesso, è difficile per noi ‘vivere di misericordia’,
assumere i sentimenti del cuore di Gesù. A volte, siamo più
portate/i ad essere caritatevoli con quelli che sono fuori delle
nostre comunità, delle nostre famiglie, dimenticando coloro con cui
viviamo e lavoriamo quotidianamente, come comunità evangelizzatrici.
Dio, che ci vuole misericordiose/i, desidera che pratichiamo la
misericordia, prima di tutto, fra noi e con i più vicini.
Misericordes sicut Pater: con il popolo di Dio
Il nostro servizio, ci invita ad affidarci al popolo di Dio che ci accoglie nel Suo nome. L’esperienza ci insegna che se siamo umili e aperte/i, i nostri fratelli e le nostre sorelle useranno misericordia verso di noi. Atteggiamenti di arroganza o superiorità da parte nostra evocheranno un altro tipo di risposta. La chiamata a vivere di misericordia, come l’ha vissuta Comboni, ci obbliga ad un cammino di conversione e di guarigione, per poter vivere le nostre relazioni con semplicità, umiltà e umanità.
Misericordes sicut Pater: verso le nostre istituzioni
Lungo
il cammino della nostra appartenenza ai nostri Istituti / gruppi /
famiglia comboniana, i nostri sentimenti di amore, di sano orgoglio e
di gratitudine dovrebbero crescere con il passare degli anni. Ma, a
volte, si riscontrano anche sentimenti di amarezza, critica
distruttiva, il ‘terrorismo
delle chiacchiere’,
come lo chiama Papa Francesco. Si potrebbe dire che questo fa parte
della nostra condizione umana, segnata dal peccato, ancora in via di
trasformazione. Le nostre debolezze non dovrebbero meravigliarci o
essere motivo di scandalo. Non dovrebbero far venire meno il nostro
senso di appartenenza e la gioia di essere Comboniana/o, o diminuire
il desiderio e l’impegno a vivere, in modo degno, la chiamata ad
essere Santi e Capaci, sulle orme di San Daniele Comboni.
In
quest’anno della misericordia, lasciamoci riconciliare con i nostri
disagi e ferite e rivestiamoci davvero “di
sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine,
di pazienza…” (Col
3,12) e, così, ravvivare il nostro amore verso la nostra grande
Famiglia Comboniana.
Misericordes sicut Pater: strumenti della misericordia
L’esperienza
della misericordia ci riempie di gioia e del desiderio di proclamare
che “la sua
misericordia e il suo amore è da sempre” (Salmo
25.6).
A
esempio di San Daniele Comboni, l’esperienza della misericordia
divina ci fa dilatare il cuore ed estendere le braccia verso
l’umanità sofferente affinché “possiamo
anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di
afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da
Dio” (2Cor 1,4).
Attraverso la nostra testimonianza, servizio e presenza fra il popolo
di Dio, attraverso il nostro essere
missione, siamo
chiamate/i a partecipare all’opera salvatrice del Dio
misericordioso rivelato in Gesù.
E dunque… Celebriamo la misericordia
In questo Anno Giubilare, per intercessione di Maria, Madre della Misericordia, chiediamo a Dio Padre il dono di riconoscerci bisognose/i della Sua misericordia e desiderose/i di essere riconciliate/i: con noi stesse/i, con i nostri fratelli e sorelle in comunità, con i nostri famigliari, con i nostri collaboratori/trici, con i Popoli che serviamo, con i nostri Istituti e gruppi comboniani.
Invitiamo, dunque, tutti i membri della Famiglia Comboniana, SMC, ISMC, MCCJ, LMC e altri Gruppi/movimenti che s’ispirano al carisma comboniano, a celebrare, il 17 marzo prossimo, il XX anniversario della beatificazione di San Daniele, con una giornata di preghiera-contemplazione della Misericordia di Dio in Comboni. È un invito, come suoi figli/e a lasciarci trasformare dalla Misericordia del Cuore di Gesù e a ravvivare la nostra compassione e l’impegno di annunziare, con parole e opere, il Dio-Misericordia ai fratelli e sorelle più abbandonati e sofferenti.
Con grande affetto vi salutiamo
I
Consigli Generali e Coordinatore Comitato Centrale LMC:
SMC –
Suore Missionarie Comboniane
ISMC – Istituto Secolare
Missionarie Comboniane
MCCJ – Missionari Comboniani del Cuore
di Gesù
LMC – Laici Missionari Comboniani
Roma, febbraio 2016