Incontro 25 gennaio 2020

Bari | 26 Feb 2020

CARISMA E SPIRITUALITÀ COMBONIANA

Preghiera

Canto: Kumbaya

Preghiera: “Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica!” (di Papa Francesco)

Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani.

Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “Mai più la guerra!”; “Con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace.

Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino.

Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace.

E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen.

Lettore 1: Dio non è neutrale e nemmeno la sua pace (di Ermes Ronchi)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione […]».

Sono venuto a portare il fuoco sulla terra. E come vorrei che divampasse. È stato detto che la religione era l’oppio dei popoli, ottundimento e illusione. Nell’intenzione di Gesù il Vangelo è invece «l’adrenalina dei popoli» (B. Borsato), porta «il morso del più» (L. Ciotti), più visione, più coraggio, più creatività, più fuoco.

Pensate che io sia venuto a portare la pace? No, vi dico, ma la divisione. Dio non è neutrale: vittime o carnefici non sono la stessa cosa davanti a lui, tra ricchi e poveri ha delle preferenze e si schiera. Il Dio biblico non porta la falsa pace della neutralità o dell’inerzia, ma «ascolta il gemito» e prende posizione contro i faraoni di sempre. La divisione che porta evoca il coraggio di esporsi e lottare contro il male.

«Perché si uccide anche stando alla finestra» (L. Ciotti), muti davanti al grido dei poveri e di madre terra, mentre soffiano i veleni degli odi, si chiudono approdi, si alzano muri, avanza la corruzione. Non si può restarsene inerti a contemplare lo spettacolo della vita che ci scorre a fianco, senza alzarsi a lottare contro la morte, ogni forma di morte. Altrimenti il male si fa sempre più arrogante e legittimato. Sono venuto a portare il fuoco, l’alta temperatura morale in cui soltanto avvengono le trasformazioni positive del cuore e della storia. E come vorrei che divampasse! Come quella fiammella che a Pentecoste si è posata sul capo di ogni discepolo e ha sposato una originalità propria, ha illuminato una genialità diversa per ciascuno.

Abbiamo bisogno estremo di discepoli geniali, con fuoco. La Evangelii gaudium invita i credenti a essere creativi, nella missione, nella pastorale, nel linguaggio. Propone instancabilmente non l’omologazione, ma la creatività; invoca non l’obbedienza ma l’originalità dei cristiani. Fino a suggerire di non temere eventuali conflitti che ne possono seguire (Eg 226), perché senza conflitto non c’è passione. Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Un invito pieno di energia, rivolto alla folla cioè a tutti: non seguite il pensiero dominante, non accodatevi alla maggioranza o ai sondaggi d’opinione. Giudicate da voi stessi, intelligenti e liberi, svegli e sognatori, andando oltre la buccia delle cose: «La differenza decisiva non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa» (C.M. Martini). Tra chi si domanda che cosa c’è di buono o di sbagliato in ciò che accade, e chi non si domanda più niente. Giudicate da voi… Siate profeti – invito forte e quante volte disatteso! – siate profeti anche scomodi, dice il Signore Gesù, facendo divampare quella goccia di fuoco che lo Spirito ha seminato in ogni vivente.

Condivisioni, risonanze, preghiere spontanee alla luce dei messaggi ascoltati

Segno: Ci scambiamo le sciarpe della pace, quale stimolo ad essere testimoni di pace nei nostri contesti di vita.

Preghiera: “Fa’ di me un arcobaleno di pace” (di dom Hélder Câmara)

Fa’ di me un arcobaleno di bene, di speranza e di pace.

Arcobaleno che per nessuna ragione annunci le ingannevoli bontà, le speranze vane, le false paci.

Arcobaleno inarcato da te quale annuncio che mai fallirà il tuo Amore di Padre, la morte del tuo Figlio, la meravigliosa azione del tuo Spirito, Signore. Amen!

Canto: Hombres nuevos

***

Catechesi

I laici missionari comboniani (LMC) si caratterizzano per la condivisione del carisma e della spiritualità di Daniele Comboni.

Carisma

Carisma significa il dono di Dio che ispira e sostiene l’agire dell’uomo/donna. Il carisma è allora un dono del Padre che il Suo Santo Spirito comunica ad una persona per rendere vivo, presente ed attivo nella Chiesa un aspetto specifico del Vangelo per meglio annunciare l’opera di Gesù al mondo. Il punto di partenza del carisma è l’amore del Padre e il suo punto di arrivo una persona concreta con la sua storia e la sua cultura. Il carisma è una risposta concreta ad un grido concreto di questo mondo. I carismi, dunque, sono sempre risposte concrete a situazioni concrete.

Spiritualità

La spiritualità è la capacità di una persona di comprendere se stessa, ossia la capacità di trovare le risposte alle domande:

• chi sono?

• da dove provengo?

• dove vado?

• quali legami e quali valori mi danno la possibilità di raggiungere il senso della mia vita?

Grazie alla spiritualità una persona è in grado di avere un atteggiamento consapevole e responsabile riguardo a:

• se stesso

• gli altri

• Dio

• creato.

La spiritualità o vita interiore è un’esperienza che appartiene a ogni uomo.

Non è monopolio dei credenti o dei cristiani: ogni uomo vive una dimensione interiore, vive – possiamo dire – «spiritualmente», cioè vive con una consapevolezza, una coscienza, un pensare, una ricerca che è propria dell’essere umano e trascende, supera la natura animale.

La vita interiore o spirituale è una dimensione dell’esperienza umana in quanto tale, nella quale si decide e si cerca il senso della vita.

L’esperienza religiosa nella vita del cristiano

Questa esperienza è frutto di una ricerca reciproca tra Dio e l’uomo. Questa ricerca segna l’inizio di ogni vita spirituale e quindi anche di quella del cristiano. L’uomo, infatti, è un essere religioso che cerca Dio; a sua volta anche Dio cerca l’uomo. Dio e l’uomo sono due cercatori; l’uomo è creato come cercatore di Dio, e Dio si manifesta come cercatore dell’uomo; si muovono l’uno verso l’altro, per realizzare una “Alleanza”, cioè l’incontro ricercato e realizzato tra l’uomo e il Dio dell’amore.

In cosa si riassume l’esperienza di questo incontro? Si riassume nell’amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi. Ma con una particolarità: amare il prossimo come Dio ama noi. L’agire che scaturisce da questo amore verso Dio e verso il prossimo, è l’annuncio del Vangelo, l’evangelizzazione. Dio, infatti, vuole che tutti gli uomini giungano alla conoscenza della Verità che li salva, e gli uomini hanno estrema necessità di incontrare Dio, di beneficiare della sua opera redentrice realizzata in Cristo Gesù (cfr. Messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2011).

E questo è proprio ciò che Comboni ha fatto nella sua vita: amare il prossimo come Dio ama noi. Ascoltiamo cosa dice Comboni nel Piano:

Sennonché il cattolico, avvezzo a giudicare delle cose col lume che gli piove dall’alto, guardò l’Africa non attraverso il miserabile prisma degli umani interessi, ma al puro raggio della sua Fede; e scorse colà una miriade infinita di fratelli appartenenti alla sua stessa famiglia, aventi un comun Padre su in cielo, incurvati e gementi sotto il giogo di Satana in sull’orlo del più orrendo precipizio.

Allora, trasportato egli dall’impeto di quella carità accesa con divina vampa sulla pendice del Golgota, ed uscita dal costato del Crocifisso per abbracciare tutta l’umana famiglia, sentì battere più frequenti i palpiti del suo cuore; e una virtù divina parve che lo spingesse a quelle barbare terre, per stringere tra le braccia e dare il bacio di pace e di amore a quegl’infelici suoi fratelli, sovra cui par che ancor pesi tremendo l’anatema di Canaam”.

Per Comboni è proprio questo Cristo spogliato, morto e trafitto sulla croce, che diventa fonte di ispirazione e modello per il missionario, e diventa pure fonte di speranza e di vita per l’umanità umiliata e spogliata che lui aveva ritrovato e imparato ad amare nel suo breve quanto sofferto viaggio a Santa Croce.

Amare, allora, come Dio ama noi. E come Dio ha amato noi? Fino a farsi trafiggere il costato sulla croce.

Ecco allora la spiritualità comboniana che guarda al Cuore di Gesù trafitto sulla croce, e al Buon Pastore, che dà la sua vita per le pecore.

L’esperienza religiosa del cristiano si concretizza nell’incontro con Dio.

Questo incontro si compie totalmente nell’incontro e nell’amore dell’altro “immagine e somiglianza di Dio”, cioè il prossimo.

Ci ricordiamo qui le parole di Mt 25: avevo fame e… avevo sete… quando Signore ti…? Quando avete fatto questo al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me.

Farsi prossimo. E prossimo dell’altro non si nasce: si diventa. E si diventa per libera scelta.

L’incontro con Dio, abbiamo visto in Comboni, sfocia naturalmente nella passione per gli uomini e per il mondo, perché Dio è presente sotto il volto di ogni persona e nel cuore del mondo.

Un mondo che il cristiano, dalla sua esperienza di Dio, si sforza di trasformare con l’azione in collaborazione con Dio.

Identità e spiritualità comboniana

L’esperienza religiosa nella vita del cristiano è il terreno sui cui nasce e si sviluppa l’identità e la spiritualità del missionario comboniano.

La spiritualità comboniana ha la sua radice nell’esperienza carismatica di Daniele Comboni. Quest’esperienza, assunta e tradotta in stile di vita, determina l’identità del missionario come comboniano ed imprime la fisionomia alla famiglia comboniana.

Ogni spiritualità presenta una sua immagine di Cristo Gesù, attinta alla ricchezza del Vangelo ed è un modo di vivere la vita cristiana. Per cui abbiamo la spiritualità comboniana, la spiritualità francescana, quella benedettina, quella dei gesuiti e così via.

Avere una spiritualità comboniana significa essere sensibili a determinati aspetti e valori del Vangelo e della realtà umana che ci interpella nella storia, assumerli personalmente e condividerli con i membri della famiglia comboniana in vista della missione da compiere. Così l’esperienza carismatica ereditata da Daniele Comboni si sviluppa e diviene spiritualità comboniana, di cui si alimenta continuamente l’identità dei membri della famiglia comboniana e da cui dipende il “comei membri di questa famiglia fanno missione.

La spiritualità comboniana si qualifica come una vita cristiana intensamente vissuta, totalmente dedicata alla causa missionaria.

Tale spiritualità scaturisce:

dal rapporto con Gesù Buon Pastore dal Cuore Trafitto, che spinge a condividere con lui l’amore incondizionato ai popoli;

dall’impegno in favore dei “più bisognosi ed abbandonati”, come conseguenza del rapporto con Gesù Buon Pastore;

dal vivere insieme questo impegno missionario, che nasce dal comune rapporto con Gesù Buon Pastore, che genera la carità fraterna ed uno “stile di vita”, cioè:

• un modo di relazionarsi,

• di condividere,

• di essere solidali con la gente,

• che dà vita ad un “nuovo cenacolo di Apostoli”, comunità evangelizzatrice, segno di Cristo Trafitto in favore dei più abbandonati: dimensione comunitaria della spiritualità.

Il centro della spiritualità di un LMC è la sequela di Gesù.

Il LMC vive la sua scelta di seguire Gesù come vocazione laicale adulta, membro di una Chiesa ministeriale, responsabile e parte attiva del popolo di Dio.

I LMC per rendersi meglio adatti a realizzare la propria vocazione ed a rispondere alle molteplici sfide del mondo d’oggi, si impegnano ad un cammino:

• di formazione cristiana;

• di conoscenza del Comboni;

• di approfondimento della coscienza missionaria;

• di apertura ai valori di Giustizia, Pace ed integrità del Creato;

• di esperienze concrete in situazione di missione nel loro territorio.

I LMC secondo i propri doni, competenze, disponibilità di tempo e possibilità, si impegnano a:

• animare missionariamente la Chiesa locale (parrocchia, diocesi…);

• collaborare con i missionari comboniani presenti nel loro territorio e con quelli in missione;

• restare aperti ad un possibile servizio temporaneo in missione;

• ascoltare lo Spirito, che può chiamare qualcuno/a donarsi alla missione, come consacrati per tutta la vita.

Vocazione

Disposizione d’animo che induce l’uomo a determinate scelte nell’ambito dei possibili stati di vita: vocazione sacerdotale; vocazione al matrimonio; vocazione all’apostolato laico.

Nel nostro cammino di formazione è la ‘chiamata’ di Dio ad abbracciare lo stile della spiritualità e carisma comboniani.

La vocazione si manifesta spesso attraverso dei SEGNI che è importante saper ascoltare e interpretare. In una parola: discernere.

Discernimento

Il discernimento nella vita spirituale aiuta a compiere le scelte. Discernere vuol dire setacciare, vagliare, distinguere le voci del cuore che ci abitano per poter fare scelte libere, responsabili e consapevoli.

Come facciamo a capire:

Quando è Dio che ci parla nel cuore?

Quali voci devo ascoltare per fare una scelta?

• E come faccio a riconoscerle?

Quando il piacere della scelta e la tua felicità di abbracciarla coincidono allora la scelta è autentica e dà gioia e serenità.

Nella spiritualità e carisma comboniani la missione è la ragion d’essere e di vivere.

Entrando nella famiglia come laico missionario mi identifico con questa scelta. Se questo mi dà gioia, piacere.

Se mi fa sentire felice pensarmi “figlio” di Comboni e agire come tale allora posso parlare di vocazione autentica.

È stato così anche per Comboni quando diceva: se parto per l’Africa rendo infelici i miei poveri vecchi genitori, se non parto sono il più infelice tra gli uomini.

Comboni si era identificato con la Nigrizia, e malgrado la pena di lasciare i genitori, il piacere e la felicità di portare il Vangelo all’infelice Nigrizia era forte in lui, cioè: coincidevano.

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