GUARDARE
LA REALTÀ
Giustizia, pace, integrità del creato
Canto iniziale: Lo Spirito di Cristo
Isaia 61,1-9
Lo
spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha
consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto
annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a
proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei
prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore,
il
giorno di vendetta del nostro Dio,
per
consolare tutti gli afflitti,
per dare agli afflitti di Sion
una
corona invece della cenere,
olio di letizia invece dell’abito
da lutto,
veste di lode invece di uno spirito mesto.
Essi
si chiameranno querce di giustizia,
piantagione del Signore, per
manifestare la sua gloria.
Riedificheranno le rovine
antiche,
ricostruiranno i vecchi ruderi,
restaureranno le
città desolate,
i luoghi devastati dalle generazioni passate.
Ci
saranno estranei a pascere le vostre greggi
e figli di stranieri
saranno vostri contadini e vignaioli.
Voi sarete chiamati
sacerdoti del Signore,
ministri del nostro Dio sarete detti.
Vi
nutrirete delle ricchezze delle nazioni,
vi vanterete dei loro
beni.
Invece della loro vergogna riceveranno il doppio,
invece
dell’insulto avranno in sorte grida di gioia;
per questo
erediteranno il doppio nella loro terra,
avranno una gioia
eterna.
Perché
io sono il Signore che amo il diritto
e odio la rapina e
l’ingiustizia:
io darò loro fedelmente il salario,
concluderò
con loro un’alleanza eterna.
Sarà famosa tra le genti la
loro stirpe,
la loro discendenza in mezzo ai popoli.
Coloro
che li vedranno riconosceranno
che essi sono la stirpe benedetta
dal Signore.
Dal Vangelo di Luca (4,14-30)
Gesù
ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si
diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli
rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo
il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il
passo dove era scritto:
Lo
Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato
con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto
annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai
ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a
proclamare l’anno di grazia del Signore.
Riavvolse
il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella
sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò
a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete
ascoltato”.
Tutti gli davano testimonianza ed erano
meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e
dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. Ma egli rispose
loro: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura
te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche
qui, nella tua patria!””. Poi aggiunse: “In verità io vi
dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in
verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di
Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una
grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato
Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti
lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro
fu purificato, se non Naamàn, il Siro”.
All’udire queste
cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo
cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del
monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma
egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Risonanze/Preghiere spontanee
Canto finale: Spirito di Dio
Spunti per la riflessione:
“Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito”: è lo Spirito che rende possibile l’OGGI di Gesù. È nel nome del Dio padre/madre che Gesù si lancia. Non è un progetto personale nato da una emozione passeggera: quel giorno Gesù aveva lo Spirito sulle labbra e la certezza che quel Dio fedele che per 30 anni l’ha preparato nella pesante quotidianità della sua famiglia e del suo popolo, continuerà ad essergli fedele.
“Secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga”: anche Gesù per 30 anni è rimasto fedele a Dio, nella preghiera personale e comunitaria, nel lavoro sodo, nell’ostinata speranza di chi non si rassegna mai.
“Non è costui il figlio di Giuseppe?”: come testimoniare in mezzo alla propria gente? Eppure una cosa è chiara: qualsiasi scelta futura parte dalla realtà in cui uno vive. Sono io, con quello che sono, nella realtà in cui vivo che sono chiamato dallo Spirito a qualcosa di più grande, profondo, radicale: qualsiasi scelta io farò sarà divina nella misura in cui non sarà FUGA, ma presa di posizione chiara, sincera. Scegliere non è mai scappare!
Nel brano del Vangelo Gesù cita il profeta Isaia ma ne cita solo alcune frasi, fa una scelta che trasforma un messaggio di speranza diretto solo al popolo eletto e lo fa diventare un lieto annuncio per tutti gli ultimi della terra: i poveri, i prigionieri, gli oppressi.
L’anno prossimo inizieremo un cammino, con l’aiuto della Bibbia, che ci porterà a meditare e pregare sul nostro essere Laici Missionari Comboniani e sul nostro Mandato e tutto ciò che questo comporta. Per prepararne le basi, oggi cerchiamo di GUARDARE la REALTÀ in cui stiamo vivendo, come faceva Gesù, per provare poi insieme a leggerla, a interpretarla, facendoci aiutare dalla Parola, dall’esperienza di chi ci ha preceduto in questo cammino.
La Bibbia racconta del cammino delle nostre madri e dei nostri padri nella fede, nella ricerca di un modo di vivere più giusto per tutti e di come in questo cammino, hanno “visto” la presenza di un Dio liberatore: Jahvè.
Queste madri e questi padri hanno saputo, convivendo con le contraddizioni della storia, rispondere ai grandi perché della vita:
• Chi è Dio?
• Dov’è?
• Cosa vuole da me?
• Come devo stare nella storia?
Conoscere come hanno saputo rispondere, ci aiuta:
• a trovare le risposte per noi;
• a fare un po’ di luce sul nostro incerto camminare;
• a discernere tra le tante voci che il mondo propone, quelle che chiedono e portano vita.
Se la Parola non diventa storia (la nostra), non serve a niente.
Nel fare questo lavoro di guardare la realtà, teniamo presente 3 punti di vista importanti:
• personale;
• famigliare;
• comunitario.
Domande per la riflessione:
UNO SGUARDO ALL’OGGI (dove siamo?):
• Cosa stiamo facendo (le attività)?
• Quali obiettivi abbiamo ottenuto?
• Come ti senti tu? E la tua famiglia? E questa comunità di laici?
LE NECESSITÀ:
• Cosa sentiamo che manca nelle attività?
• Guardandoci attorno vediamo dei bisogni?
• C’è qualcosa che ci viene chiesto da altri? Quali voci ascoltare?
LE POTENZIALITÀ:
• Come senti tu di poterti esprimere al meglio?
• E come famiglia? E come comunità di famiglie?
• Che forze abbiamo? Le stiamo già usando tutte?
• Quali strumenti abbiamo a disposizione?
IL PROGETTO (dove vogliamo andare?) – la missione come servizio:
• Verso cosa vogliamo indirizzarci?
• Come?
• Come leggere le Scritture, con quali occhi?
• Pensa alla tua “Nazareth”: ti sta stretta, ti piace, ti annoia, ti impegna?
• Come dividerci i compiti e la responsabilità del cammino del gruppo?