Incontro 2 ottobre 2011

Venegono Superiore | 05 Ott 2011

DRAMMATIZZAZIONE DAL LIBRO DI GIUDITTA

Quando Giuditta ebbe cessato di supplicare il Dio d’Israele ed ebbe terminato di pronunciare tutte queste parole, si alzò da terra, chiamò la sua ancella e scese nella casa dove usava passare i giorni dei sabati e le feste. Qui si tolse il cilicio di cui era rivestita, depose le vesti della sua vedovanza, si lavò il corpo con acqua e lo unse con profumo denso; spartì i capelli del capo e vi impose il diadema. Poi indossò gli abiti da festa, che aveva usato quando era vivo suo marito Manasse. Si mise i sandali ai piedi, cinse le collane e infilò i braccialetti, gli anelli e gli orecchini e ogni altro ornamento che aveva e si rese molto bella, tanto da sedurre qualunque uomo l’avesse vista.
Poi affidò alla sua ancella un otre di vino e un’ampolla d’olio; riempì anche una bisaccia di farina tostata, di fichi secchi e di pani puri e, fatto un involto di tutte queste provviste, glielo mise sulle spalle. Allora uscirono verso la porta della città di Betùlia… (Gdt 10,1-6).

Musica 1

A: Eccoci alle porte della città. Gli anziani ci guardano… due donne verso un esercito. Qualcuno è timoroso, qualcuno fiducioso… qualcuno, lo vedo, è invidioso. Io porto con me un unico sentimento: Fiducia! Fiducia in quello che possiamo fare, fiducia verso la mia compagna qui al mio fianco, fiducia in me stessa piccola e indifesa, fiducia in quel Dio che si è manifestato e ci sta dicendo: “CORAGGIO, ABBI FEDE”.

G: Mentre mi allontano guardo le luci della mia amata città. È per questo, oh Dio, che ci hai fatto nascere donna? Perché potessimo compiere il tuo volere? Guardaci: una schiava e la sua regina pronte per la missione. Se fosse più semplice quello che ci chiedi, se le mie gambe non tremassero ad ogni passo, se il mio cuore non palpitasse così forte… temo che il nemico lì di fronte a noi possa accorgersi del mio timore…

A: Rivedo ancora le loro facce appena siamo uscite da quella casa. Non c’era un solo sguardo che non fosse rivolto a noi. Il potere della bellezza di una donna, il fascino che possiamo trasmettere, l’amore che suscitiamo… sarà sufficiente questo per sconfiggere un esercito?

G: Ho un dubbio, da quando siamo partite, che non mi lascia tranquilla. Quello che stiamo per fare è… davvero la Tua volontà o un estremo tentativo per non sentirci schiavi? Perdona, Signore, la mia titubanza. Abbi pietà di me, umile serva nelle Tue mani. Concedimi quella serenità che solo il tuo amore può darmi.

A: Hanno avuto un gran coraggio a sfidare Dio! Se Dio non farà come loro dicono entro cinque giorni… se Dio… Ma Dio non è come un uomo che gli si possano fare minacce e pressioni!

G: Se fosse stata davvero la Tua volontà quella di attendere e di arrendersi… ma sei stato chiaro con la Tua serva: Tu non sei il Dio che punisce e che si fa supplicare. Tu sei il Dio che ama, il Dio che crede nei propri figli, il Dio che libera! Il Dio che si manifesta attraverso i più deboli!

A: Eccoci, figlie degli Ebrei che fuggono da loro,

G: essi stanno per essere consegnati in vostra balìa.

A: Io quindi vengo alla presenza di Oloferne, comandante supremo dei vostri eserciti,

G: per rivolgergli parole di verità.

A: Vi mostrerò la strada per cui potrà passare e impadronirsi di tutti questi monti

G: senza che perisca uno solo dei suoi uomini.

Silenzio

G: Dio, Dio mio ascolta anche me che sono vedova.

Tu hai disposto le cose presenti e le future

e quello che tu hai pensato si è compiuto,

Con l’inganno delle mie labbra abbatti il servo con il suo padrone

e il padrone con il suo ministro;

perché la tua forza non sta nel numero,

né sugli armati si regge il tuo regno:

tu sei invece il Dio degli umili,

il rifugio dei deboli,

il protettore degli sfiduciati,

il salvatore dei disperati.

Fa’ che la mia parola e l’inganno diventino piaga e flagello di costoro.

Spezza la loro alterigia per mezzo di una donna.

Musica 2

G: Signore, Dio d’ogni potenza, guarda propizio in quest’ora all’opera delle mie mani per l’esaltazione di Gerusalemme. È venuto il momento di pensare alla tua eredità e di far riuscire il mio piano per la rovina dei nemici che sono insorti contro di noi.
Dammi forza, Signore Dio d’Israele, in questo momento.

A: E con tutta la forza di cui era capace lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa. Poco dopo uscì e mi consegnò la testa di Oloferne, la misi nella bisaccia dei viveri e uscimmo tutte e due, secondo l’usanza, per la preghiera; attraversammo il campo, facemmo un giro nella valle, poi salimmo sul monte verso Betulia e arrivammo alle porte della città.

SilenzioMusica 3

G: Non c’è modo per descrivere quello che provo: da una parte un macigno messo sul mio cuore e dall’altra la gioia per aver compiuto il mio dovere.

A: Vedo la tristezza nei suoi occhi. Io invece non provo che orgoglio per aver partecipato a qualcosa di così grande. In due siamo partite: giovani, semplici, indifese. E in due ritorniamo nella Gloria di Dio!

G: Davanti a me le porte di Betulia; può esistere gioia più grande di quella provata nell’aver salvato il proprio popolo?

A: Aprite, aprite subito la porta: è con noi Dio, il nostro Dio, per esercitare ancora la sua forza in Israele e la sua potenza contro i nemici!

Fine musica – Silenzio

G: Mi hanno accolta al suono di timpani e cembali, da vedova ad eroina, da debole a salvatrice… ma questo trofeo sanguinante esposto sulle mura peserà per sempre nella mia mano?

Musica 4

A: Ogni uomo prese le sue armi e scesero lungo i sentieri del monte divisi in manipoli.

G: Lodate il mio Dio; perché mi ha concesso di tornare in mezzo al suo popolo, mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori.

A: Gli Assiri corsero dai loro ufficiali, si radunarono davanti alla tenda di Oloferne e quel che trovarono fu per loro tradimento e sconfitta.

G: Ha neutralizzato il nemico per mano di donna! Infatti non cadde il loro capo contro giovani forti, ma io Giuditta figlia di Merari, con la bellezza del mio volto lo ho sconfitto.

A: I comandanti dell’esercito assiro si stracciarono i mantelli e rimasero terribilmente sconvolti nel loro animo; risuonarono entro l’accampamento altissime grida e urla di dolore.

G: I miei poveri alzarono il grido di guerra e quelli si spaventarono; i miei deboli alzarono il grido e quelli furono sconvolti; gettarono alte grida e quelli fuggirono.

A: Tutti gli altri che erano nelle tende furono presi dal panico e insieme a quelli accampati sulle montagne intorno a Betulia si diedero alla fuga.

G: Come vigliacchi li trafissero, perirono sotto le schiere del mio Signore. Innalzerò al mio Dio un canto nuovo: Signore, grande sei tu e glorioso, mirabile nella tua potenza e invincibile.

A: Scesero in campo tutti gli Israeliti, mentre i cittadini rimasti in Betulia si gettarono sul campo degli Assiri, si impadronirono delle loro spoglie e ne trassero ingente ricchezza.

G: Ti sia sottomessa ogni tua creatura: perché tu dicesti e tutte le cose furono fatte; mandasti il tuo spirito e furono costruite e nessuno può resistere alla tua voce. A coloro che ti temono tu sarai sempre propizio.

A: Finita la battaglia vennero a trovarla il sommo sacerdote Ioakìm, e il consiglio degli anziani degli Israeliti, che abitavano in Gerusalemme, per porgerle il loro omaggio.

Voce fuori campo: Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente. Tutto questo hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per Israele, di esse Dio si è compiaciuto. Sii sempre benedetta dall’onnipotente Signore.

A: Le donne si radunarono tutte per vederla e composero per lei una danza. Giuditta distribuì rami verdi, si incoronò di fronde di ulivo e guidò la danza mentre ogni uomo la seguiva in armi. Quanta gioia e quanta lode!

Fine musica

A: A Giuditta fu concesso il tesoro più grande, quello di Oloferne che lei donò come offerta consacrata a Dio. Restò a festeggiare con noi fino alla fine. Non prese mai marito… ma mi concesse la libertà tanto sognata.
È per lei, mio Dio, che invoco la più grande delle mie preghiere. Ha compiuto il tuo volere per la salvezza del suo popolo. Fa’ che la sua mano e il suo cuore possano anch’essi, come Betulia e tutti gli israeliti, godere di questa vittoria e di questa verità che si tramanderà di generazione in generazione: una sola donna ebrea ha gettato la vergogna sulla casa del re Nabucodònosor!

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