Incontro 19 gennaio 2019

Bari | 09 Feb 2019

IL LAICO (parte seconda)

Preghiera (di padre Renato Zilio, missionario scalabriniano – tratta da “Vangelo dei migranti”)

Ogni mattino,
quando mi alzo, Signore,
riprendo a respirare e ti dico grazie
di avermi fatto missionario di un popolo che cammina.
Perché vivendo in emigrazione
mi hai insegnato ad avere compassione
di uomini, di donne, di intere comunità che emigrano
con i loro piedi, con la loro testa e il loro cuore,
e con tutti i drammi che li inseguono ovunque,
con una fede e un coraggio a volte ben più grandi dei miei.
Lungo i confini di culture, di lingue o di religioni differenti,
mi hai insegnato ad avanzare con la tua stessa libertà,
che relativizzava ogni cosa e ogni idea,
anche la legge santa di Israele, perfino il giorno sacro a Dio.
Perché uno solo per te era l’assoluto: Dio stesso e il suo mistero
che segretamente accompagna la vita di ogni essere umano
a qualsiasi razza, cultura o lingua appartenga,
ed era questo il tuo insegnamento più bello.
Così ho imparato a non dettare mai legge,
a non impormi a nessuno, a non predicare alla gente,
ma semplicemente a parlare al loro cuore.
Perché è proprio là che tu ci attendi
per trasformarci in tuoi veri discepoli,
che ancora oggi sanno rifare la strada di Emmaus,
dove lo straniero si aggiunge, come allora, per caso…
Ma, in fondo, Signore, sei sempre tu lo straniero
che i nostri passi accompagnano,
ed è verso il tuo Regno che essi ci portano
nel costruire un mondo più aperto, più grande e fraterno;
è la fede di Abramo che viviamo in questo camminare infinito,
che impedisce alle nostre dimore e alle nostre certezze
di farsi eterne come fortezze.
Tutti siamo migranti e in cammino verso di te, Signore,
che esisti nella meraviglia dei secoli. Amen!

Catechesi

«Se voi siete il corpo e le membra di Cristo, il vostro mistero è deposto sulla tavola del Signore: voi ricevete il vostro proprio mistero! Voi rispondete: “Amen” a ciò che voi siete, e con la vostra risposta sottoscrivete. Sentite dire: “Corpus Christi, il Corpo di Cristo” e rispondete: “Amen”! Siate dunque membra del corpo di Cristo, affinché il vostro “Amen” sia vero» (Sant’Agostino, Sermo 272).

Nel primo millennio del cristianesimo per designare sia la Chiesa sia l’eucaristia si impiegava la stessa parola: Corpus Christi.
Lungo i secoli poi si è andati differenziando il popolo di Dio nella Chiesa in tre gruppi: chierici, monaci, laici.
Con il Concilio Vaticano II si arriva ad una svolta decisiva sul tema del laico-laicato.
Il Vaticano II è il primo concilio della Chiesa che affronta i temi della vocazione, del carattere, della missione, della responsabilità dei laici.
In quasi tutti i documenti conciliari il tema dei laici e del laicato – con le relative responsabilità nella Chiesa e nel mondo – è presente. Fondamentali restano le due costituzioni Lumen gentium e Gaudium et spes e il decreto Apostolicam actuositatem.

Cosa vuol dire Laico? Si può intendere in due modi: il laico è colui che appartiene al laòs. Laikòs è un aggettivo che viene da laòs (popolo); colui che appartiene al popolo (è sottinteso “di Dio”). Se noi decliniamo questa parola nel Nuovo Testamento, abbiamo “colui che appartiene al popolo di Dio”.
Dunque, se noi ragioniamo a partire dal Nuovo Testamento, il laico è colui che appartiene al popolo di Dio che Cristo è venuto a radunare, quindi colui che cammina nella Sequela Christi.
La Sequela Christi è comune a tutti i cristiani, anche religiosi, e ministeri ordinati.
È proprio questo elemento comune che deve essere molto sottolineato come il primo elemento indispensabile.
Il Concilio Vaticano II ha asserito la piena appartenenza dei fedeli laici alla Chiesa e al suo mistero:
– i laici non sono utenti della Chiesa ma sono Chiesa;
– i laici non solo appartengono alla Chiesa, ma sono la Chiesa, vale a dire la comunità dei fedeli sulla terra, sotto la guida del capo comune, il papa, e dei vescovi in comunione con lui. Essi sono la Chiesa.
Il Concilio Vaticano II pensa la Chiesa «come popolo di Dio […] e come comunione missionaria in cui tutti i battezzati, nella differenza dei ruoli […] sono coinvolti nella vita ecclesiale con il compito proprio di ogni cristiano di vivere e annunciare il Vangelo […]. In questo processo di maturazione ecclesiale la vita cristiana viene concepita […] come portatrice di una dignità, di una dimensione sacerdotale e di un servizio specifico in relazione al regno di Dio e al messaggio evangelico» (F. Andreoli).
Così: «La Chiesa è un popolo in cui la dignità fondamentale è quella battesimale, come ci ricorda LG (n. 9). Questo significa che in virtù del battesimo che incorpora alla Chiesa, tutti i cristiani […] hanno una stessa dignità che fonda le azioni e le responsabilità ecclesiali» (LG nn. 11, 14).
Affermare «la priorità del valore ecclesiale del battesimo permette di collocare nel giusto senso anche la funzione del ministero ordinato (PO n. 9), che non è più l’unico centro davvero pulsante della vita della Chiesa, ma è al servizio di quel sacerdozio di tutti i cristiani, che si esplica nell’offerta della loro vita» (cfr. LG n. 10; PO n. 2). (F. Andreoli)
Il Concilio Vaticano II riguardo all’esercizio del sacerdozio […] connette strettamente tale sacerdozio della vita a quello propriamente liturgico.
In un intervento del 1969, il cardinal Martini si poneva un duplice interrogativo: «Che cosa vuol dire essere cristiani? Che cosa significa testimoniare Cristo nel mondo di oggi?». Istituendo una corrispondenza fra cristiano e testimone. In breve, si potrebbe concludere che il laico altri non è che il cristiano testimone.
Quel che conta nell’esperienza credente è di essere afferrati da Cristo
, nell’attesa della manifestazione della sua gloria, quando ogni cosa sarà trasformata nel Regno di Dio.

Laico? Il teologo Vergottini propone l’abolizione del termine laico, recuperando la nozione del Concilio Vaticano II di Christifideles cioè cristiano, cioè battezzato. Avendo detto questo si è già detto tutto. Il resto è solo un’aggiunta non definitiva ordinata a recuperare la vocazione cristiana dei comuni credenti nel Signore Gesù.
Vergottini è contrario a quel linguaggio dualista che vede la figura dei sacerdoti e dei chierici, dediti alle cose di Dio e quella del laico, dedito alle cose del mondo. Come se la Chiesa esistesse a fianco del mondo, giustapposta al mondo. In realtà, dice Vergottini, la Chiesa vive nel mondo e nella storia e, quindi, ogni cristiano vive una profonda vita ecclesiale e una profonda esistenza nel mondo.
Vergottini alla parola laico preferisce l’espressione cristiano testimone, anche perché il suffisso greco -ikos ha una valenza categorizzante e connotativa, significando piuttosto chi è sottomesso e suddito nei confronti di un sovrano. Ora i membri del popolo di Dio sono tutti uguali. Per cui è improprio far derivare laikòs da laòs tou Theou (popolo di Dio).
Vergottini fa notare che l’architettura di Lumen gentium fa sì che la distinzione gerarchia-laici sia successiva e conseguente a ciò che in primis unifica tutti i credenti in quanto membri dell’unico popolo di Dio, l’essere in Cristo come condizione dell’essere di Cristo.
Si tratta qui di comprendere la nostra vocazione di discepoli, di battezzati a partire da Gesù Cristo. Questo riferimento a Gesù Cristo dell’esistenza credente comporta innanzitutto che la figura dei laici non possa più essere compresa a procedere dal rapporto subalterno (e costitutivo) di questi ultimi nei confronti della gerarchia.
Al contrario, la figura dei laici va compresa invece a partire dalla vocazione comune a tutto il “popolo di Dio”.
Comune vuol dire che chierici e laici sono accomunati dalla stessa chiamata di Gesù.
La comprensione della Chiesa come “popolo di Dio” comporta il definitivo superamento del dualismo clero-laici, laddove l’appartenenza a Cristo e al suo corpo mistico mette in luce la dignità di ciascun battezzato, prima ancora di qualsiasi ulteriore specificazione.
Nell’atto in cui la Chiesa si autocomprende come “popolo di Dio” acquista un rilievo decisivo il sacerdozio battesimale di ogni suo membro.
Il popolo di Dio è unico, come unico è il Signore, unica la fede e il battesimo. Comune è la dignità di tutte le membra derivante dalla loro rigenerazione in Cristo.
Sotto questo profilo l’essere cristiano precede, viene prima, di ogni ulteriore differenziazione, relativa ai diversi stati di vita e ai ministeri comunitari. Tale priorità verte su ciò che è primariamente specifica la vocazione di tutti i fedeli: l’essere in Cristo come condizione dell’essere di Cristo.
La consapevolezza che il ministero ordinato o la vita consacrata non costituiscono una maggiorazione, un qualcosa in più, rispetto all’essere “solo cristiano”, invita anzitutto a una revisione della tradizionale dottrina sulla figura dei laici.

Ulteriori riflessioni

• Dio si presenta a Mosè con l’appellativo “Io sono per te che sarò”, quasi a voler dire “non mi lascio irretire da una definizione, ma sono con te nel cammino, sempre con te, sempre dalla tua parte. Mi svelo a te ma allo stesso tempo mi ricopro (non potrai possedermi)”.

• Il cammino di fede è sempre un cammino aperto.

• Il cristiano non deve fare proselitismo, ma deve avere capacità di attrarre.

• Nessun cambiamento è a costo zero, ma il prezzo che si paga porta a far nascere qualcosa di nuovo; questo non significa che non ci saranno più tempeste, ma avremo la capacità di affrontarle in modo diverso rispetto al passato.

• È sbagliato pensare che i “voti” siano solo dei chierici.

• La castità non è da intendersi solo come astinenza dall’attività sessuale, ma nell’avere, rispetto alle persone e alle cose, un rapporto di libertà, di dono, di responsabilità, e non un rapporto di possesso.

• La Parola di Dio è una lama a doppio taglio: la conversione costa!

• La povertà è accettare di avere meno per costruire un mondo di giustizia, di condivisione.

• I documenti del Concilio Vaticano II che trattano i temi della vocazione, carattere, missione e responsabilità dei laici sono Lumen Gentium, Gaudium et Spes, Apostolicam Actuositatem.

• “Laico” viene dalla radice della parola greca “laós”, che significa “colui che appartiene al popolo”.

• I laici non solo appartengono alla Chiesa, ma sono la Chiesa e si assumono responsabilità.

• La nostra vita è una liturgia: il nostro rapporto con il creato è una liturgia.

• Per il teologo Marco Vergottini la parola laico dovrebbe essere abolita e sostituita con “cristiano testimone”; la Chiesa vive nel mondo e nella storia, quindi non ha senso la distinzione tra chierici e laici. Chierici e laici sono accomunati dalla medesima “chiamata”.

• L’essere cristiano precede i ministeri di ciascuno.

• L’essere prete o suora non è una maggiorazione.

• Laico: discepolo missionario di Gesù.

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