MARIA MADDALENA E LE ALTRE DONNE
Questo è il titolo che ci
introduce nella riflessione di oggi; infatti ci occuperemo delle
donne del Vangelo al seguito di Gesù e delle donne della missione di
Comboni.
Già nel momento di preghiera abbiamo ascoltato un
brano del Vangelo in cui si parla di un incontro importante, quello
di Gesù con Maria, sorella di Lazzaro, che sparge per Gesù il
profumo di nardo, ma ne vedremo altri.
Prima di tutto diamo uno
sguardo al periodo storico ed a come era considerata la donna, per
capire meglio il messaggio rivoluzionario di Gesù.
La donna:
–
era considerata fonte di peccato e si affermava che “chiunque
discorre molto con una donna,
è causa di male a se stesso, trascura lo studio della Legge e
finisce nella Geenna”;
–
era esclusa dall’istruzione religiosa. Gli scribi arrivavano a dire
che è meglio che “le parole della Legge vengano distrutte dal
fuoco piuttosto che essere insegnate alle donne”;
–
un altro esempio è una preghiera (che ancora oggi viene recitata in
certi ambienti ebraici):
“Benedetto
Colui che non mi ha fatto pagano, non mi ha fatto schiavo, non mi ha
fatto donna,
non mi ha fatto stupido né maiale”.
Ma…
il progetto di Dio, quando ci ha creato era forse questo?
Di
certo NO. Infatti leggiamo in Gen 1,27: Dio
creò l’uomo a Sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e
femmina li creò e
più avanti in Gen 2,18: “Non
è bene che l’uomo sia solo; gli voglio fare un aiuto che gli sia
simile”.
Quindi
fin dal principio la donna è il completamento dell’uomo. Questo
aiuto è reciproco, non si riferisce solo all’ambito dell’agire o
del servire ma anche a quello dell’essere! L’umano si realizza
pienamente grazie alla dualità del maschile e del femminile.
Allora,
se pensiamo a quanto appena detto capiamo come sia impensabile e
inconcepibile che alcune donne potessero seguire Gesù allo
stesso modo degli uomini!
Ma
proprio in tale contesto culturale Gesù vuole realizzare il sogno
del Padre e perciò il suo atteggiamento verso le donne non passa
inosservato, anzi suscita stupore e addirittura scandalo (vedi Gv
4,27). Cristo si è fatto promotore della dignità della donna e
vedremo come le donne hanno un rilievo stupendo nei Vangeli!
Partiamo
da Lc 8,1-3: In
seguito egli se ne andava per le città ed i villaggi, predicando la
buona novella del Regno di Dio. C’erano con lui i dodici ed alcune
donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità:
Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna,
moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che
li assistevano con i loro beni.
In
questo testo sembra quasi che le donne fossero alla sequela solo con
uno scopo di servizio o addette alla sopravvivenza, perché anche
Luca forse non voleva esporsi troppo, non era completamente immune
dal pensiero di quel tempo. Però se lo leggiamo con occhi diversi ci
accorgiamo che le donne sono associate all’attività
evangelizzatrice e salvifica di Gesù allo stesso modo dei dodici.
In
loro favore Gesù trasgredisce la Legge, sfida ogni proibizione e
capovolge una tradizione che toglieva alle donne dignità e diritti,
riconoscendo senza mezzi termini l’uguaglianza con gli uomini, sia
nella vita sociale che religiosa.
LE DONNE DEI VANGELI
Scorrendo
le pagine del Vangelo vediamo come Gesù incontra:
*
DONNE colpite da malattia e sofferenze fisiche (vedi in Mc 1,30 la
suocera di Simone a
letto con la febbre
o in Mc 5,27 la donna affetta da emorragia che toccò il mantello di
Gesù). Ciascuna di loro fu guarita e lodata per la grande fede!
*
DONNE cui Gesù si rivolge con tenerezza e compassione (ad esempio in
Mc 5,41 la figlia di Giairo alla quale Gesù dice “fanciulla
io ti dico alzati”,
o la vedova di Nain alla quale Gesù fa tornare in vita l’unico
figlio. Leggiamo ne
ebbe compassione e le disse: “Non piangere” (Lc
7,13).
* DONNE come la Cananea, che ricevono da Gesù
apprezzamento per la fede e l’umiltà.
Pensiamo a quante
volte, parlando del Regno dei Cieli, Gesù inserisce figure di donne
come ad esempio nelle parabole (Lc 15,8-10 la dramma perduta; Mt
13,33 il lievito; Mt 25,1-13 vergini sagge e stolte; Lc 21,1-4
l’obolo della vedova: qui Gesù la difende e la presenta come
modello per tutti anche se la vedova, a quel tempo, era una persona
totalmente indifesa).
Quindi vediamo come le parole e le opere
di Gesù esprimono sempre il rispetto e l’onore dovuto alla donna e
questo costituisce una novità enorme per quel tempo!
Ciò ancor
di più nei riguardi di quelle donne che l’opinione corrente
indicava con disprezzo, come le peccatrici e le adultere. Ad esempio
la Samaritana al pozzo, che lo riconosce come Messia e corre ad
annunciarlo (Gv 4,7-29) o ancora la pubblica peccatrice che unge i
piedi di Gesù con olio profumato alla quale Lui dice, davanti al
fariseo scandalizzato: “Le
sono perdonati i suoi molti peccati perché molto ha amato”
(Lc 7,37-47).
La più eloquente è sicuramente la DONNA sorpresa
in adulterio che viene condotta a Gesù. Qui è straordinaria la
reazione di Gesù che rimane tranquillo e raccolto. La verità
contenuta nelle Sue parole è così grande che se
ne andarono uno ad uno
e poi Gesù le dice “neanch’io
ti condanno” (Gv
8,3-11). Gesù provoca la consapevolezza del peccato negli uomini che
accusano la donna e lei è una conferma delle loro trasgressioni e
dell’ingiustizia maschile.
Tutti questi episodi ci fanno
capire che Gesù Cristo sa
che cosa c’è nell’uomo
(Gv 2,25), nell’uomo e nella donna. L’atteggiamento di Gesù nei
riguardi delle donne che incontra lungo la Sua strada è proprio il
riflesso dell’eterno disegno di Dio, come ricordavamo prima, che
ama ciascuno, ogni uomo e ogni donna, che ci ha creati diversi ma con
la stessa dignità di figli.
Le donne che incontrano Gesù si
sentono liberate, amate e la loro posizione sociale si trasforma.
Lui
parla con loro di questioni di cui, a quel tempo, non si poteva
discutere con donne.
Prendiamo nuovamente ad esempio la
Samaritana: con lei Gesù parla dell’amore di Dio, sorgente di
acqua per la vita eterna (Gv 4,14); parla di Dio che è Spirito e le
rivela di essere il Messia promesso ad Israele (Gv 4,26). Lei diventa
discepola di Cristo e lo annuncia agli abitanti del villaggio.
Altro
esempio è Maria sorella di Lazzaro ascoltava
la sua parola; lei
“ha scelto la parte
migliore” (Lc
10,38-42). Con Marta, invece, dopo la morte di Lazzaro, Gesù parla
delle profonde verità della Rivelazione e della fede: “Io
sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore,
vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu
questo?” (Gv
11,21-27).
CRISTO PARLA CON LE DONNE DI DIO ED ESSE
CAPISCONO!
Gesù esprime sempre apprezzamento ed ammirazione per
la risposta di fede delle donne.
Prendiamo come esempio il brano
già sentito prima durante la preghiera, dove dice “In
verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo
intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei”
(Mt 26,6-13).
La conferma della sequela delle donne la troviamo
nel momento più doloroso, cioè ai piedi della croce. Degli apostoli
solo Giovanni era presente. Le donne, invece, sono molte. Non solo
c’erano la madre di Gesù e la sorella di lei, con Maria
di Cleofa e Maria di Magdala
(Gv 19,25), ma molte
donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù
dalla Galilea per servirlo
(Mt 27,55). Come si vede, in questa che fu la più dura prova, le
donne si sono dimostrate più forti degli apostoli: in questi momenti
le donne che “amano molto” riescono a vincere la paura.
La
sensibilità femminile non emerge solo nel momento della croce, ma
anche all’alba della Resurrezione. Le
donne sono le prime presso la tomba!
Sono
le prime a trovarla vuota. Sono le prime ad udire: “Non
è qui. È risorto, come aveva detto”
(Mt
28,6). Sono anche chiamate per prime ad annunciare questa verità
agli apostoli (Mt 28,1-10; Lc 24,8-11).
Il
Vangelo di Giovanni mette in rilievo il ruolo particolare di Maria di
Magdala. È la prima ad incontrare il Cristo risorto. Lei andò
subito ad annunciare ai discepoli: “Ho
visto il Signore” e ciò che le aveva detto
(Gv
20,18). Per questo essa venne anche chiamata la apostola
degli apostoli!
Maria
di Magdala fu la testimone oculare del Cristo risorto prima degli
apostoli e, per tale ragione, fu anche la prima a rendergli
testimonianza.
Questo evento ci conferma quanto detto prima sul
fatto che Gesù affida alle donne le verità divine al pari degli
uomini.
In
Atti 1,21-22 appare chiaro quali siano le premesse fondamentali per
essere apostoli: “Bisogna
dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel
quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo
di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in
cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione”.
Vedendo il percorso di quelle donne che hanno conosciuto Gesù, hanno
fatto un percorso di vita con Lui, hanno vissuto la Sua morte e
Resurrezione non ci rimane dubbio che pure loro hanno i requisiti per
essere chiamate APOSTOLE.
Le
ritroviamo poi in preghiera nel cenacolo per la Pentecoste, durante
la discesa dello Spirito Santo (At 2,17).
Papa Benedetto XVI in una catechesi del 2007 sulle donne del Vangelo scriveva: “La storia del cristianesimo avrebbe avuto uno sviluppo ben diverso se non ci fosse stato il generoso apporto di molte donne. Per questo, come ebbe a scrivere il mio venerato e caro Predecessore Giovanni Paolo Il nella Lettera apostolica Mulieris dignitatem, «la Chiesa rende grazie per tutte le donne e per ciascuna… La Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del “genio” femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del Popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità: ringrazia per tutti i frutti della santità femminile» (n. 31). Come si vede, l’elogio riguarda le donne nel corso della storia della Chiesa ed è espresso a nome dell’intera comunità ecclesiale. Anche noi ci uniamo a questo apprezzamento ringraziando il Signore, perché egli conduce la sua Chiesa, generazione dopo generazione, avvalendosi indistintamente di uomini e donne, che sanno mettere a frutto la loro fede e il loro battesimo per il bene dell’intero Corpo ecclesiale, a maggior gloria di Dio”.
COMBONI E LE DONNE DELLA MISSIONE
Come
Gesù, Comboni ha scelto di mettersi dalla parte di coloro che la
società considera “inutili”, quelli che non contano, che non
sono nessuno. Lui si schiera dalla parte dei poveri, degli africani,
degli schiavi e si appoggia anche sull’aiuto dei laici e delle
donne per portare avanti la sua missione.
Egli farà suo il
sogno di Dio, che ha creato l’uomo e la donna a Sua immagine (come
abbiamo già visto prima).
COMBONI È UN GRANDE UOMO.
Nella
sua epoca, la seconda metà dell’800, è precursore ed anticipatore
di ciò che poi verrà ribadito anche nel Concilio Vaticano II sulla
vocazione missionaria di ogni cristiano battezzato e quindi anche
della donna.
Comboni ha
un Piano: vuole salvare l’Africa per mezzo del popolo africano e
per realizzarlo capisce di aver bisogno delle donne il cui ruolo non
è solo di collaborazione sottomessa ai sacerdoti, ma è un ministero
tutto loro. Vuole promuovere il popolo africano a tutti i livelli e
quindi dice che ha bisogno di: insegnanti e casalinghe che
promuoveranno l’educazione femminile nella lettura, scrittura,
contabilità, filatura, la cura dei malati e la pratica di tutte le
abilità riguardanti l’economia domestica più utili nei paesi
dell’Africa Centrale (cfr. Scritti, 2774).
A partire
dal 1869 accoglie come missionarie laiche Faustina, Domitilla e
Fortunata, alle quali poi si aggiungeranno altre.
Dal
1877 arriva in Africa il primo gruppo di 5 suore della sua
congregazione delle Pie Madri della Nigrizia. Dirà Comboni: “Sono
fiero di aver fondato a Verona la nuova Congregazione delle Pie Madri
della Nigrizia, che tra le opere che ho fondato, ha una grande
importanza” (Scritti, 4466).
Scriveva di aver fondato
questa congregazione con apposite regole per l’apostolato
dell’Africa Centrale. Apostolato per Comboni sta per MINISTERO DI
EVANGELIZZAZIONE.
Nel suo Piano egli insisteva sulla formazione
sia maschile che femminile dei nativi. Per far ciò necessitava anche
del ministero delle suore.
La
sua esperienza gli farà dire: “La
Suora di Carità nell’Africa Centrale fa come tre preti in Europa”
(Scritti, 4465).
“Le Suore fanno nell’Africa Centrale
tutte le opere cattoliche: l’istruzione, la scuola, l’orfanatrofio,
l’asilo degli schiavi, i malati negli ospedali e a domicilio, i
battesimi negli harem e presso gli infedeli […]. La Suora
nell’Africa Centrale è tutto” (Scritti, 4075).
“Io non
posso fare una grande Missione senza le Suore” (Scritti,
2959).
“Poi una Missione qui senza delle Suore è molto
dannosa per i preti. La Suora è una difesa, è una garanzia per il
Missionario” (Scritti, 5118).
La sua idea del ruolo APOSTOLICO
delle suore andò mutando nel tempo grazie alla lunga esperienza del
ministero femminile nel suo vicariato.
Già
nel suo Piano egli prevedeva la collaborazione paritaria dei due
sessi; parla di istitutrici laiche,
maestre, e definisce le donne religiose come “figlie di
carità”. A quel tempo, infatti, si chiamavano così le
appartenenti agli istituti dediti all’assistenza dei malati e
all’educazione dei bambini poveri.
Questo però contribuiva a
consolidare l’idea che il ministero femminile non fosse apostolato
(riservato solo ai sacerdoti), ma solo opera di carità.
A quel
tempo non si usavano espressioni come “ministero della donna” o
“apostolato femminile”.
Comboni
invece inizia sempre più a parlare proprio di APOSTOLATO; ad esempio
parlando di suor Josephine, una suora di San Giuseppe, dice: “È
un’apostola e un predicatore matricolato; si è già
introdotta in molte famiglie, parla ai mariti, alle donne, alle
concubine, a tutti; insinua la morale e la religione cattolica e il
nostro confessionale lavora” (Scritti, 3178).
Come traspare
dalle sue lettere, insiste sull’apostolato delle suore, riferendosi
al ministero di evangelizzazione che esse esercitano convertendo
molti alla fede.
Occasionalmente parla anche del “ministero
della donna del Vangelo”, cosa insolita per quei tempi. Comincia a
vedere le suore come “vera immagine delle antiche donne del
Vangelo” cioè come eredi delle donne che accompagnavano Gesù e
che, come abbiamo visto prima, non si limitavano a servirlo.
Ecco
quindi il suo grande passaggio, cioè dall’usare il termine “suora
di carità”, con cui potevano capirlo meglio in Europa, al parlare
della “donna del Vangelo” cioè della donna APOSTOLA!
Comboni
non intendeva un sostegno ai sacerdoti ma un apostolato vero e
proprio!
Dove sta la sua profetica intuizione? Nella certezza
che, come ogni ministero non ordinato, la suora missionaria esercita
la sua vocazione all’evangelizzazione in virtù del battesimo.
Le
comboniane sono nate per annunciare il Vangelo all’umanità più
abbandonata e bisognosa; esse quindi si consacrano interamente
all’opera della rigenerazione dell’Africa Centrale (cfr. Scritti,
3669).
Come
voleva le sue donne Comboni?
Esse per lui erano:
–
Missionarie consacrate alla missione, dedite all’annuncio del Regno
di Dio, animate dallo zelo apostolico e da forte amore per gli
africani, gli ultimi, gli esclusi.
–
Chiedeva loro l’impegno nell’educazione delle fanciulle, nella
preparazione delle donne al battesimo e nella cura degli ammalati.
–
Chiedeva l’apostolato nelle famiglie, a cui esse potevano accedere
più facilmente dei sacerdoti che potevano avvicinarsi meno alle
donne. Questo apostolato richiedeva qualità speciali.
–
Chiedeva anche che fossero persone di adorazione e di unione a
Dio.
“Sante
davvero, ma non col collo storto, perché in Africa bisogna averlo
dritto, ma anime ardite e generose che sappiano patire e morire per
Cristo e pei neri” (Scritti, 6486).
–
Donne aperte che sappiano: “trattare col mondo, e cogli esterni
[…], altrimenti non si converte nessuno”; “trattare colle
autorità e coi Pascià e Consoli”; “trattare familiarmente e con
disinvoltura”.
–
Dovevano saper vivere in pace, amare l’obbedienza ed essere
istruite.
Sappiamo che negli ultimi anni della sua vita,
la sua relazione con le donne è stata fraintesa ed ha ricevuto
calunnie pesanti e infondate, ma lui, da uomo santo qual era ha
sopportato tutto con il perdono sulle labbra portando avanti con
fermezza ciò in cui credeva.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
1.
Quale profumo offri a Dio?
Il
brano di Vangelo della preghiera iniziale ci aiuta a rivedere la
nostra posizione nei confronti di Dio e degli altri. Maria usa quel
profumo pregiato e costosissimo e fa un gesto profetico d’amore per
Gesù. Siamo capaci di tirar fuori da noi stessi il miglior profumo
possibile, la versione migliore di noi stessi?
Che
fragranza lascia il nostro passaggio quotidiano tra la gente?
2.
Guardiamo a come le donne nel Vangelo hanno seguito e servito
Gesù!
Siamo
capaci di vivere veri gesti di servizio?
Vediamo
il servizio solo come un aspetto femminile?
3.
Abbiamo il coraggio anche noi come le donne del Vangelo di dire
“Abbiamo visto il Signore” e di testimoniare la nostra fede col
nostro modo di essere?
Le caratteristiche dell’apostolo cosa
dicono a noi?
4.
Riflettiamo sulle condizioni di tantissime donne nel mondo: le
schiave bambine, le donne maltrattate ed abusate, quelle sfruttate e
vendute, quelle che non possono studiare né scegliersi un marito,
quelle disperate che non riescono a sfamare i propri figli, quelle
abbandonate, quelle uccise nel corpo e nello spirito, quelle…
Come
possiamo essere calore, profumo, vita, speranza per loro?
5.
Le apostole del Vangelo; le apostole di Comboni; e oggi?
Qual
è l’apostolato della donna di oggi?