Incontro 13 gennaio 2013 – Catechesi

Lecce | 25 Gen 2013

INCONTRO AL FUTURO: MARANATHA

Poi mi disse: “Queste parole sono certe e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra breve. Ecco, io verrò presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro”. Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell’angelo che me le aveva mostrate. Ma egli mi disse: “Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli, i profeti, e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. È Dio che devi adorare. Poi aggiunse: “Non mettere sotto sigillo le parole profetiche di questo libro, perché il tempo è vicino. Il perverso continui pure a essere perverso, l’impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora. Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine. Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all’albero della vita e potranno entrare per le porte nella città. Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna!” (Ap 22,6-15).

Se non c’è un punto di appoggio non puoi appendere un chiodo per fissare il tempo.

Solo dopo la creazione puoi trovare un punto d’appoggio.

Un saluto nei Grandi Laghi:

A: “Da dove vieni e dove vai?”.

B: “Non vengo da nessuna parte e non vado da nessuna parte”.

In quegli stessi luoghi dire “ieri”, dire “domani” è la stessa parola.

Agostino d’Ippona sostiene che la creazione del mondo avvenne direttamente da Dio e quindi dal nulla. Ma ha dei grossi interrogativi: “Perché il mondo non fu creato prima?”. Perché non c’era alcun “prima”. Il tempo fu creato con il mondo. Dio è eterno, nel senso che è senza tempo; in Dio non c’è né prima né dopo, ma solo un eterno presente. L’eternità di Dio è libera da ogni rapporto con il tempo.

Che cosa è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me lo chiede, non lo so: così, in buona fede, posso dire di sapere che se nulla passasse, non vi sarebbe il tempo passato, e se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe il tempo futuro, e se nulla fosse, non vi sarebbe il tempo presente. Ma in quanto ai due tempi passato e futuro, in qual modo essi sono, quando il passato, da una parte, più non è, e il futuro, dall’altra, ancora non è? In quanto poi al presente, se sempre fosse presente, e non trascorresse nel passato, non più sarebbe tempo, ma sarebbe, anzi, eternità. Se, per conseguenza, il presente per essere tempo, in tanto vi riesce, in quanto trascorre nel passato, in qual modo possiamo dire che esso sia, se per esso la vera causa di essere è solo in quanto più non sarà, tanto che, in realtà, una sola vera ragione vi è per dire che il tempo è, se non in quanto tende a non essere?” (Agostino, Le confessioni, XI, 14 e 18, Zanichelli, Bologna, 1968, pp. 759).

L’importanza del tempo presente: “OGGI”

Il passato ed il futuro possono essere pensati solo come presente: “il passato” come memoria, e “il futuro” come attesa, e la memoria e l’attesa sono entrambe fatti presenti.
“La mia anima – continua Agostino – aspira a conoscere questo enigma terribilmente imbrogliato e prega Dio di illuminarlo, assicurandolo che il suo interesse per il problema non proviene da vana curiosità. Io ti confesso, o Signore, di ignorare ancora che cosa sia il tempo”.

Quando Agostino intuisce che il tempo è soggettivo e risiede nella mente umana che attende, considera e ricorda (capitolo 30) comprende che non ci può essere tempo senza un essere creato, e che parlare del tempo prima della creazione è insensato.

L’oggi: tra passato e futuro

Annunciamo la tua morte, Signore; proclamiamo la tua resurrezione, in attesa della tua venuta (liturgia).

«Capisci Israele le leggi e i precetti di cui io parlo alle vostre orecchie, oggi» (cfr. Dt 5,1).

«Queste parole che io stesso ti do oggi, saranno nel tuo cuore» (cfr. Dt 6,6).

Oggi ascoltate la sua voce… non fate come la generazione del deserto (cfr. Sal 95).

«Oggi si avvera per voi che mi ascoltate questa profezia» (Lc 4,21).

«Oggi sarai con me in Paradiso» (Lc 23,43).

«Stai attento a non dimenticare il tuo Dio, non osservando gli ordini che oggi io ti do» (cfr. Dt 8,11).

«Ora Israele, che cosa ti chiede Yahweh se non di aderire a Lui, di camminare sulle sue vie, di amarlo, di servirlo, con tutto il cuore, con tutto il tuo essere, di osservare i suoi comandi, le sue regole che io stesso oggi ti ordino per il tuo bene?» (cfr. Dt 10,12-13).

«Ecco, oggi metto davanti a voi la benedizione e la maledizione…» (cfr. Dt 11,26-28).

«Ora faccio nuova ogni cosa… Io sono l’Inizio e la Fine, il Primo e l’Ultimo» (cfr. Ap 21,5-6).

«Sì, sto per venire». Amen. Vieni Signore Gesù! (Ap 22,20).

Il tempo dell’Essere, il tempo che gira su se stesso, col passo di danza, e non si cura del nostro, che è il tempo dell’esistere” (Ernesto Balducci, Il cerchio che si chiude).

Io sono l’Alfa e l’Omega” (Ap 22,13).

Applicazioni:

Tempels, Jahn e Kagame parlano, in rapporto alle filosofie Bantu, dell’energia vitale. “La forza è l’essere, l’essere è forza, energia vitale. Dio è visto dentro o dietro i fenomeni“. Il fisico e lo spirituale non sono altro che due dimensioni dell’unico e medesimo universo.

In questa ottica sviluppano quattro categorie vissute nell’oggi:

MU-NTU: include l’Uomo e Dio, i trapassati, alcuni alberi benefici. Il Muntu è la forza dotata di intelligenza. Esso è la forza universale in assoluto, l’essere stesso, l’energia cosmica, la forza in cui essere ed esistente (essenza-esistenza) coincidono. “NTU” non esprime l’agire delle varie forze, ma il loro essere.

KI-NTU: sono “forze” che agiscono dietro il comando del Muntu (piante, minerali, animali).

HA-NTU: il tempo, lo spazio.

BU-NTU: bellezza, astrazione, interiorità, bellezza etica.

Queste dimensioni s’intrecciano in certi momenti e luoghi l’una nell’altra sino al punto che l’una sembra più reale dell’altra, senza per questo sostituirsi ad essa. Per i popoli africani questo universo religioso non è una ipotesi accademica, è una esperienza empirica che raggiunge il suo apice negli atti di culto.

L’oggi: Il tempo della “relazione”

In una società come quella africana, dove tutto viene trasmesso attraverso il vissuto quotidiano, ciò che conta non è la formulazione di concetti astratti, ma trovare e scoprire “il senso della vita”. L’accento si sposta sulla partecipazione di ciascun membro della comunità al vissuto collettivo. Nessuno comunque può dirsi europeo, africano, asiatico… senza prima essere uomo (persona).

La vita dell’africano è caratterizzata da un tutto organico all’interno del quale è molto difficile distinguere con chiarezza, come avviene nella concezione classico-occidentale, i limiti delle diverse realtà che compongono l’universo dei viventi. È difficile dire fin dove il mondo è diverso dall’uomo, l’uomo da Dio, Dio dal mondo.

Il “muntu” è relazione. Il “muntu” entra in relazione attraverso le 7 finestre superiori e le 4 inferiori.

Vivere pienamente l’oggi è vivere pienamente la relazione con:

a – l’invisibile: “Il Dio invisibile si è fatto visibile…” Sfera religiosa

b – le cose visibili: Sfera rituale

c – le persone: Sfera morale – Sfera culturale – Sfera sociale

La morte: È per ogni individuo un mistero. È l’uomo che compie l’atto della morte, come è lui che mangia, canta, danza. Essa diventa un passaggio necessario per entrare per sempre in contatto con gli antenati e con Dio nel tempo eterno che non è più legato alle cose.

L’immortalità: Quando si parte (si muore) il corpo si corrompe ma il rapporto con l’antenato rimane vivo, segno che esiste una realtà spirituale che non muore con il suo corpo. Il ricordo che i viventi hanno dei propri defunti appartiene all’immortalità.

Attendere il Signore Gesù è già vivere con Lui e di Lui. L’oltre è entrare nel tempo eterno già presente nel presente di cui è parte e presente nell’attesa.

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