Convivenza 16-17 giugno 2018

Bologna | 24 Giu 2018

Sabato 16 e domenica 17 giugno ci siamo ritrovati presso l’Osservanza di Bologna per un momento di convivenza, per pregare insieme e riflettere su Missione dei Laici Missionari Comboniani: sfide, sogni, speranze, guidati da padre Giovanni Munari.
Sabato pomeriggio erano presenti per il gruppo di Bologna: Micaela, Emma, Chiara, Eileen, Agostino, Giuliana, Annalisa e Michele; per il gruppo di Padova: Fabrizio, Francesca, Dorella e Roberto.
Siamo partiti dal significato del termine missione e dalla Parola.
Padre Giovanni per cominciare ci ha ricordato che il Vangelo è uno solo per tutti: laici, preti, suore, ecc. Le Beatitudini sono un ideale di vita per tutti, non solo per i consacrati.
Il Battesimo ricevuto dà pieno diritto (e dovere) a ciascun laico di sentirsi parte integrante della Chiesa, di annunciare il Vangelo, di lavorare per la Chiesa; è un “diritto di cittadinanza” all’interno della Chiesa per tutti i battezzati. E se vogliamo costruire qualcosa lo dobbiamo fare sulla Parola, non sui documenti.

Ci siamo posti alcune domande: cosa vuol dire fare del Vangelo l’ideale della nostra vita? La Chiesa oggi è andata “fuori strada”? Cosa ci chiede lo Spirito? Perché papa Francesco parla tanto della necessità di rinnovare la liturgia? Sentiamo anche noi questa esigenza? Sentiamo presenti Fede e Vita nelle liturgie delle nostre chiese?
Quindi partendo da chi siamo e ricordando che il fondamento della nostra fede è la Parola, che celebriamo nella liturgia, ci siamo soffermati sul nostro rapporto con il mondo come Chiesa.
La grande rivoluzione è quella di capire che la Chiesa non è il centro del mondo, ma è la Chiesa che ruota attorno al mondo, proprio come è stato per la rivoluzione copernicana. E il rinnovamento della Chiesa passa anche dalla liturgia.
A questo punto abbiamo dato spazio al confronto: come gruppi di Bologna e Padova abbiamo parlato degli impegni portati avanti nel territorio, durante quest’anno appena concluso. Abbiamo sottolineato la ricchezza che ciascuno dei nostri gruppi porta dopo anni di cammino e che rischiamo di perderla, disperderla e non riconoscerla per mancanza di una memoria comune.
Dopo la riflessione, attorno alla Parola ciascuno di noi ha presentato un segno del cammino di quest’anno: il volantino delle Apericene dei Popoli organizzate a Padova, il volantino degli incontri nelle parrocchie sui nuovi stili di vita organizzati a Bologna, alcuni libri significativi (tra cui Ave Mary di Michela Murgia), la huipala, una matita riciclata all’80% che non si rompe e scrive anche senza punta, il cartellino del ritiro con il nostro nome, l’olio di nardo.
Dopo cena ci siamo ritrovati per ascoltare le testimonianze di sr. Elisabetta Raule e sr. Federica Farolfi, missionarie comboniane rispettivamente in Ciad e in Repubblica Centrafricana. È stato bello sentire quanta gioia e passione guida i loro passi seppure nelle difficoltà che ogni giorno incontrano nel loro lavoro tra queste popolazioni. Elisabetta, medico che ogni giorno opera tante persone con gravissime ferite da armi da fuoco e da taglio, per la guerra interna che imperversa in Ciad. Federica, infermiera che lavora tra i pigmei nella foresta.
Domenica mattina era presente solo il gruppo di Bologna: Giuliana, Emma, Annalisa, Chiara, Micaela, Eileen, Lise, Agostino, Michele.
Siamo ripartiti dal Vangelo di Giovanni (6,1-14): Gesù chiede ai discepoli dopo la moltiplicazione dei pani di raccogliere i pezzi avanzati «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Cosa ne avranno fatto? “Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato”. Quale sarà la ragione di tanta ricchezza? Dobbiamo fare attenzione che nulla si perda e pensando ai nostri gruppi questo Vangelo ci invita a recuperare le ricchezze dei nostri cammini sparsi in tutta Italia.
Abbiamo quindi letto alcune parti di un documento del 1994: Lettera del Superiore Generale e suo Consiglio a tutti i confratelli sul LAICATO MISSIONARIO COMBONIANO. Consigliamo a tutti di riprenderlo in mano. Ci ha sorpreso leggere alcune definizioni che affermano l’importanza dei laici comboniani all’interno dell’Istituto; definisce l’identità del laico missionario comboniano (“toccati, ispirati e contagiati dal carisma di Comboni”), la differenza tra un volontario e un laico missionario, e altre forme di vicinanza e di impegno missionario. Chi sapeva dell’esistenza dei Comboniani Associati?
“I LMC costituiscono un fatto nuovo che esige da noi fiducia, disponibilità e creatività…” scrive il Superiore Generale e tante altre belle cose che rinsaldano la forte relazione tra religiosi e laici all’interno della famiglia comboniana. Prima di tutto però questo documento ci ricorda che essere LMC è una vocazione; se è ispirata da Dio cresce come quel seme gettato nella terra, di notte e di giorno, che si dorma o che si vegli. E qui tutti dobbiamo prenderci un tempo per riflettere sulla nostra vocazione.
A settembre ripartiremo per dare forma e contenuto al nostro cammino del prossimo anno, preparandoci ad affrontare con fede e coraggio le sfide che ci si presenteranno, certi che non siamo soli in questo cammino!

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