Incontro con p. Andrés Tamayo

Agrigento | 24 Apr 2011

14 aprile 2011 – Arriviamo ad Agrigento a notte fonda, domani giornata “campale”.

15 aprile 2011 – Al mattino siamo al Liceo Classico “Empedocle”, ci sistemiamo e pian piano arrivano i ragazzi e le ragazze e qualche professore che riempiono l’aula magna. Inizia Daniele che pone l’accento su come in Honduras al momento ci siano due mondi: il mondo falso di cui si ha notizia perché chiamato “isola dei famosi”, con finti naufraghi che vivono su una spiaggia attentamente difesa dalla polizia, ed il mondo reale fatto da un potere che schiaccia ed opprime, che uccide, da un livello enorme di povertà, da diritti umani violati, vicende di cui poco si conosce. Segue il film che descrive gli avvenimenti accaduti negli ultimi anni, con immagini di repressione, di violenze sugli indifesi, e che mostra l’anelito di giustizia e di libertà di un popolo. C’è silenzio nell’aula, i ragazzi e le ragazze sono attoniti. Prende la parola Andrés, ma prima una televisione locale vorrebbe intervistarlo, eppure lui dice di no perché il suo posto e lì fra gli studenti. Parla della sua vita, di ciò che succede in Honduras; parla di come dopo il colpo di Stato del 2009 il “potere” ha più volte tentato di zittirlo, di ucciderlo. Dice che il suo posto è in Honduras, con il “pueblo”, per marciare insieme a loro, per difenderlo, per lottare per la giustizia sociale. Andrés afferma di essere stato allontanato dal Paese dopo essere stato uno dei più vicini collaboratori del legittimo Presidente Manuel Zelaya con cui ha passato giorni asserragliato nell’ambasciata brasiliana di Tegucigalpa. Ha visto molti amici morire sotto i colpi dei cecchini inviati dall’illegittimo Presidente Micheletti, messo lì dagli Usa e dalle multinazionali straniere. Mostra un’immagine con diversi volti e si sofferma, in particolare, sul volto del militare responsabile di brutali repressioni e del Cardinale Maradiaga, Presidente di Caritas Internationalis e considerato papabile dopo Giovanni Paolo II, che vuole tenere la chiesa honduregna separata dalle problematiche sociali. Oggi l’Honduras rischia di diventare uno stato serbatoio per le grandi nazioni, soprattutto per gli Usa, e per le multinazionali che vogliono così impossessarsi delle risorse del Paese. Andrés è convinto che lottando le cose possano cambiare.

Nel pomeriggio andiamo al Polo Universitario di Agrigento, facoltà di Servizio Sociale. Andrés sceglie di dare al discorso un taglio coerente con il corso di studi in questione e di approfondire le trasformazioni sociali derivate dal golpe, quali siano le istanze del popolo honduregno e come viene condotta la lotta per il riscatto sociale. Chiarisce, in particolare, che una rete di gruppi, associazioni, movimenti, sono attivi perché possano avvenire delle trasformazioni: essi partono dal basso e operano con metodi non violenti.

Alla sera è organizzata una veglia presso la chiesetta di S. Maria degli Angeli, in cui sono proposti brani dell’Esodo e del Vangelo di Luca, e dove ricordiamo i missionari martiri, l’assurda e atroce uccisione di Vittorio Arrigoni ed ascoltiamo la testimonianza di Andrés. All’inizio del suo ministero sacerdotale Andrés si è accorto che la chiesa era frequentata da poche persone, poi ha capito che bisognava andare fuori dal tempio, fra la gente, lì dove c’è Dio. Come il Buon Pastore, cioè come Colui che dà la propria vita per le proprie pecore, è necessario condividere la propria vita con la gente perché è lì che Dio si trova, nella sofferenza e nella povertà, nella gioia e nel dolore. Andrés ama la sua chiesa, ma la chiesa non comprende questa sua vocazione di stare e di lottare per il “pueblo” e perciò sono sorti dei problemi con l’istituzione ecclesiale honduregna ed il suo Cardinale. Egli non intende chiudersi all’interno delle mura protettive della parrocchia ma si sente unito alle sorti della gente e, se necessario, è pronto a dare la propria vita. Chi è Tamayo? Una persona che crede nella chiesa, nel servizio verso il “pueblo”, uno che ha scelto come guida il Signore.

Grazie Andrés per il tuo impegno e la tua testimonianza, buon cammino e che il Signore ti benedica. Ciao.

Anna Rita e Angelo Piraneo

laici comboniani Agrigento

P.S. dopo tanto “lavoro” il 16 ci siamo presi il lusso di visitare la Valle dei Templi.

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