Incontro 9 dicembre 2012 – Catechesi

Lecce | 14 Dic 2012

Pronti a servire il Signore, ad aiutare i fratelli

Il fine di questa catechesi è il tentativo di non separare nel nostro immaginario l’umanità dalla divinità in Gesù come se si costituissero in Lui due persone.

Il “santo viaggio” (salmo 83) percorre strade d’incontro col Dio invisibile e con i fratelli visibili. Come “nessuno va al Padre se non per mezzo di Gesù” così nessuno di noi va a Gesù se è separato dagli altri fratelli.

L’incontro con Dio e con i fratelli segue gli stessi sentieri. Al dottore della legge che, con domanda capziosa, vuol sapere da Gesù qual è il primo comandamento, quindi il più importante, Gesù risponde in maniera unitaria: non scinde il fratello da Dio. È lo stesso amore, la stessa dinamica d’incontro salvifico: “il primo è ama… il secondo è simile al primo: ama…”. (cfr. Mt 22,34-40). C’è dunque una dinamica di partenza e di arrivo unica nel servizio a Dio e ai fratelli poiché “siamo membra gli uni degli altri… chiamati a offrire il sacrificio vivente santo e gradito a Dio per adempiere il nostro culto spirituale” (cfr. Rm 12,1-8). Siccome nessuno vede Dio, è in Gesù che si compie la piena fusione visibile dell’amore a Dio e ai fratelli. “Dio nessuno l’ha mai visto. Però se ci amiamo gli uni gli altri egli è presente in noi e il suo amore è veramente perfetto in noi” (1Gv 4,12). È impossibile in Gesù scindere in due l’amore. “Miei cari, amiamoci gli uni gli altri perché l’amore viene da Dio. […] Dio ha manifestato così il suo amore per noi: ha mandato nel mondo suo Figlio, l’Unico, per darci la vita” (1Gv 4,7-9). Se ami Dio, necessariamente il riscontro di questo amore è l’amore del fratello; se ami il fratello necessariamente questo amore va oltre il visibile e arriva alla sua interiorità. L’amore “anonimo”, generico, risulta vuoto. La reciprocità che s’instaura tra amante e amato ha bisogno di relazionalità.

1. Il culto spirituale

“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,1-2).

La nostra risposta all’amore di Dio non è adeguata. Possiamo sempre tendere ad amare nello stile di Gesù quindi in dimensione di donazione, gratuità, comunione. È amando il Figlio che amiamo il Padre. Si può notare l’importanza che assume la catechesi sin dall’infanzia: non è sufficiente un approccio nozionistico, come potrebbe fare una persona che vuole una qualsiasi conoscenza di Gesù. Se Gesù non diventa un “TU” col quale dialogare e insieme a Lui trasformarci in “NOI”, la sua presenza non è percepita come reale, ma vaga o solo suggestiva. La stessa Eucaristia può apparire una continuazione dei misteri eleusini” o un colloquio con uno spirito di antenato vacante, quando non diventa un feticcio.

(I misteri eleusini erano riti religiosi misterici che si celebravano ogni anno nel santuario di Demetra nell’antica città greca di Eleusi. I misteri rappresentavano il mito del ratto di Persefone, strappata alla madre Demetra dal re degli Inferi, Ade, in un ciclo di tre fasi, la “discesa” (la perdita), la “ricerca” e l’ascesa, dove il tema principale era la “ricerca” di Persefone e il suo ricongiungimento con la madre).

Starò davanti a te a faccia a faccia.

In questo tuo mondo operoso,

nel tumulto del lavoro e della lotta,

tra la folla che s’affretta,

starò davanti a te a faccia a faccia.

E quando il mio lavoro in questo mondo

sarà compiuto, o Re dei re,

solo e senza parole,

starò davanti a te a faccia a faccia.

(Tagore)

2. Mettere a servizio la grazia data a ciascuno

“Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri.

Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia” (Rm 12,3-8).

3. In Gesù Dio è vicino, anzi, è con noi (Emmanu-El)

In Gesù, Dio ci rivela se stesso in maniera definitiva e insuperabile. In Lui si manifesta la gloria di Dio in maniera piena in quanto “la gloria di Dio è l’uomo vivente”. “Che cosa è l’uomo che di lui ti ricordi, un figlio d’uomo che lo vuoi visitare?” (cfr. Sal 8). Una suora francescana a cui un monsignore aveva chiesto se i poveri erano disperati, rispondeva: “I poveri non perdono mai Dio completamente da quando lui è diventato uno di noi, il più povero, il più miserabile. Dio è anche presente nello sconforto, nella sofferenza e persino nella disperazione. Si trova ovunque vi sia un richiamo di tenerezza… bisogna aiutare le persone a riconoscerlo là dove Lui si trova”.

El Señor de Galilea

Pon tus manos en las manos del Señor de Galilea.

Pon tus manos en las manos del Señor que calma el mar.

Es Jesús el que te va a cuidar noche y día sin cesar.

Pon tus manos en las manos del Señor que calma el mar.

Pon tus pies en la huella del Señor de Galilea.

Pon tus pies en la huella del Señor que calma el mar.

Es Jesús el que te va a cuidar noche y día sin cesar.

Pon tus pies en la huella del Señor que calma el mar.

Y en tus labios la palabra del Señor de Galilea.

Y en tus labios la palabra del Señor que calma el mar.

Es Jesús el que te va a cuidar noche y día sin cesar.

Y en tus labios la palabra del Señor que calma el mar.

Pon tus manos en las manos del Señor de Galilea.

Pon tus pies en la huella del Señor que calma el mar.

Es Jesús el que te va a cuidar noche y día sin cesar.

Y en tus labios la palabra del Señor que calma el mar.

4. Non Tempio ma Tenda!

Dio non permise al re Davide di costruire il Tempio perché Egli scelse di camminare con il Suo popolo. Per 200 anni il simbolo della presenza di Dio tra il Suo popolo fu la Tenda, un culto nomade e con la vita del popolo: Yahweh è rimasto nomade con il Suo popolo (cfr. 2Sam 7,1-6). È lo stesso simbolo che la tradizione giovannea scelse per Gesù: “E il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi” (Gv 1,14).

Guardo la folla dei fratelli e chiedo

un posto in mezzo a tutti,

dove non c’è poltrona da pagare

né segno alcuno di separazione,

dove né onore c’è né disonore:

un posto in mezzo a tutti.

Dove non sono maschere né veli

e ognuno vede il volto del fratello

nella sua verità;

dove il “mio” non esiste

né regna l’egoismo;

dove altissimo il dono del Signore

ricolmerà ogni cuore.

Guardo la folla dei fratelli e chiedo

un posto in mezzo a tutti.

(Tagore)

5. Il culto gradito: donazione a Dio e comunione con i fratelli

Il culto gradito è il Cristo sulla Croce, che manifesta un amore gratuito e universale. La sorgente del morire in croce è l’amore reciproco della Trinità. “Non hai gradito né sacrificio né oblazione per questo ho detto: ecco, Padre, io vengo per fare la tua volontà” (cfr. Eb 10,8-9).

La comunità cristiana è chiamata a muoversi nella stessa direzione del Cristo. L’amore disinteressato e universale apparso sulla croce ha la sua origine in un amore-comunione (la Trinità) e ne è la trasparenza storica. Così l’amore missionario e universale della comunità cristiana trova la sua origine in una comunione, cioè nella Trinità e nella trasparenza storica che è la comunità ecclesiale. L’amore apparso sulla croce tende a costruire una comunione, un grande raduno tra gli uomini: “quando sarò innalzato, trarrò tutti a me” (cfr. Gv 12,32). I modelli dell’amore cristiano sono due: la croce di Cristo e il dialogo trinitario. Il fine è l’amore reciproco. L’amore “per” tende all’amore “con”. Cristo è morto in croce per creare un grande raduno. “Caifa fece una profezia: disse che Gesù sarebbe morto per la nazione, e non soltanto per la nazione, ma anche per unire i figli di Dio dispersi” (cfr. Gv 11,51-52).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.