Incontro 4 marzo 2018

Bari | 11 Mar 2018

IL MARTIRIO

Preghiera

Introduzione

La Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri in programma ogni anno il 24 marzo, giorno del martirio del vescovo salvadoregno Óscar Romero, è occasione per tutti i cristiani, non solo di ricordare quanti hanno perso la vita a causa del Vangelo ma soprattutto per comprendere sempre più che la Martyria, cioè la testimonianza, riguarda ognuno di noi. Una fede muta, che non annuncia e che non testimonia l’amore di Dio, è una fede sterile, incapace di generare vita.

Dal Vangelo secondo Giovanni (15,18-21)

Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.

Dai discorsi di papa Francesco (Messa del 04/05/2013 nella Cappella di Casa Santa Marta)

Gesù […] con la sua morte, con la sua resurrezione, ci ha riscattati dal potere del mondo, dal potere del diavolo, dal potere del principe di questo mondo. E l’origine dell’odio è questa: siamo salvati. E quel principe […] che non vuole che noi siamo stati salvati, odia. […]
Con il principe di questo mondo non si può dialogare: e questo sia chiaro! […] Come ha fatto con Gesù, farà con noi: “Ma, guarda, fai questo, una piccola truffa… non c’è niente, è piccola…”, e incomincia a portarci su una strada un po’ non giusta. […]
Voi potete fare la domanda: “Padre, qual è l’arma per difendersi da queste seduzioni […] che fa il principe di questo mondo?” […] L’arma è la stessa arma di Gesù: la Parola di Dio […] e poi l’umiltà e la mitezza. […] Queste sono le armi che il principe del mondo e lo spirito del mondo non tollera, perché le sue proposte sono proposte di potere mondano, proposte di vanità, proposte di ricchezze male acquisite […].

Risonanze

Segno

L’annuncio di Gesù Cristo, la denuncia dell’egoismo umano e delle sue violenze, la solidarietà con le povertà dell’umanità conducono inevitabilmente alla persecuzione; ogni anno molti nostri fratelli e sorelle missionari incontrano una morte violenta.
Facciamo memoria di alcuni martiri della famiglia comboniana, offrendo al Signore un grano di incenso per ciascuno dei missionari indicati sui segnalibri che abbiamo ricevuto: sosteremo qualche attimo in preghiera per questi testimoni della fede che ci hanno preceduto e per i popoli delle nazioni che hanno servito. E ci prendiamo l’impegno, nelle nostre preghiere quotidiane, di conservare un ricordo per quel missionario e per quel popolo… e il fare memoria ci spinga a rinnovare la scelta di essere testimoni di Gesù, amando come Lui ha amato…

• padre Alfredo Delai, ucciso in Etiopia nel 1941 a 27 anni.

• fratel Alfredo Fiorini, ucciso in Mozambico nel 1992 a 38 anni.

• padre Barnaba Deng, sudanese, ucciso in Sudan nel 1965 a 29 anni.

• padre Evaristo Migotti, ucciso nella Repubblica Democratica del Congo nel 1964 a 42 anni.

• padre Ezechiele Ramin, ucciso in Brasile nel 1985 a 32 anni.

• fratel Godfrey Kiryowa, tanzaniano, ucciso in Uganda nel 2003 a 29 anni.

• suor Liliana Rivetta, uccisa in Uganda nel 1981 a 38 anni.

• padre Luigi Corsini, ucciso in Messico nel 1963 a 34 anni.

• padre Luciano Fulvi, ucciso in Uganda nel 2004 a 76 anni.

• padre Marco Vedovato, ucciso in Brasile nel 1968 a 38 anni.

• padre Mario Mantovani, ucciso in Uganda nel 2003 a 84 anni.

• padre Osmundo Bilbao, spagnolo, ucciso in Uganda nel 1982 a 37 anni.

• padre Raffaele di Bari, ucciso in Uganda nel 2000 a 71 anni.

• suor Teresa Dalle Pezze, uccisa in Mozambico nel 1985 a 46 anni.

• padre William Nyadru, ucciso in Uganda nel 1991 a 31 anni.

Preghiera (Salmo 116,1-9)

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.

Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.

Allora ho invocato il nome del Signore:
“Ti prego, liberami, Signore”.

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.

Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Ritorna, anima mia, al tuo riposo,
perché il Signore ti ha beneficato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.

Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Benedizione

Catechesi

Il martire (dal greco μάρτυς – testimone) è colui che testimonia la propria fede anche a costo di pene corporali o morte violenta.

Nel cattolicesimo vengono individuati tre tipi di martirio:

Martirio bianco, abbandonare per il Vangelo ciò che amiamo.

Martirio verde, liberarsi dai propri desideri malvagi

Martirio rosso, accettare la croce o la morte a causa di Gesù Cristo

Scritti di Comboni

1. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e il martirio

Dio ci ha preceduto sulla via della croce e del martirio
[…] tutte queste fierissime prove, e queste tremende calamità, contribuirono poderosamente a rinfrancare il nostro animo, a mettere interamente la nostra fiducia in quel Dio delle misericordie, che ci ha preceduti nella via della Croce e del martirio, ed a mantenerci saldi e costanti nell’ardua, e santa nostra vocazione (S. 6367).

Le opere di Dio cominciano e crescono fra i sacrifici e il sangue dei martiri
Mio Dio! sempre Croci! Ma Gesù dandoci la croce, ci ama; e tutte queste croci pesano terribilmente sul mio cuore; ma ne accrescono la forza ed il coraggio nel combattere le battaglie del Signore, perché le Opere di Dio nacquero e crebbero sempre così; la Chiesa fu fondata nel sangue dell’Uomo-Dio, degli Apostoli, e dei Martiri; tutte le Missioni cattoliche dell’universo che han dato frutti crebbero così ad immagine della Chiesa, così prosperarono, così si consolidarono, e proseguirono in mezzo alle morti, al sacrificio, ed all’ombra del salutifero albero della Croce (S. 7225).

Le opere di Dio sono compendiate in due parole: croce e martirio
Ma le opere del Signore, e specialmente quella dell’Apostolato, devono nascere e crescere alle falde del Calvario, e la loro storia è compendiata in queste due parole: Croce e Martirio; la croce, la via regia, per cui convien passare a chi vuol pervenire al trionfo! (S. 5873).

La croce e il martirio sono il trionfo del missionario
Il Sacro Cuore di Gesù ha palpitato anche per i popoli neri dell’Africa Centrale e Gesù Cristo è morto anche per gli Africani. Anche l’Africa Centrale verrà accolta da Gesù Cristo, il Buon Pastore, nell’ovile, e il missionario apostolico non può percorrere che la via della Croce del divin Maestro, cosparsa di spine e di fatiche di ogni genere. “Non pervenitur ad magna praemia nisi per magnos labores”. Il vero apostolo quindi non può aver paura di nessuna difficoltà e nemmeno della morte. La croce e il martirio sono il suo trionfo (S. 5647).

Maria è la regina dei martiri
In mezzo però a tante pene è immensa la mia consolazione spirituale per l’acquisto dell’anime e pel progresso dell’Opera della conversione della Nigrizia. Le Opere di Dio devono nascere e crescere appiè del Calvario, e la croce è il contrassegno della santità di un’Opera, e la stessa Madre di Dio fu la Regina dei martiri; e bisogna passar pel martirio, pel sangue, e pella Croce; ed io affranto nel corpo, fidato nel Cuor di Gesù, son più che mai fermo ed incrollabile, cascasse anche l’universo, nel mio grido di guerra, con cui ho fondata ed avviata, contro tanti ostacoli e a prezzo di tante pene, l’opera della Redenzione dell’Africa, son più che mai fermo, dicea, nel mio primo grido di guerra: O Nigrizia, o Morte (S. 5281).

2. Comboni e il martirio

Se non realizzo la mia vocazione
Io sono martire per l’amore delle anime le più abbandonate del mondo e voi divenite martiri per amore di Dio, sacrificando al bene dell’anime un unico figlio. Ma coraggio, o cari miei genitori: Dio può farmi morir subito, come toccò a 15 altri Missionari della Missione di Khartum, uno dei quali pochi giorni prima del nostro arrivo, spirava nelle braccia del Signore. Dio può far morir voi; tutto è nelle sue mani. Ma Dio può ancora far vivere e me e voi, riserbandoci alla gioia di riabbracciarci ancora, e goderci in santa ilarità parecchi mesi, o anche qualche anno in santa compagnia entro i confini della nostra bella Italia (S. 222).

Quale fortuna affrontare il martirio per Gesù
Ella pensi che molti meriti acquisterà, e una gran truppa di apostoli, Vergini, e negri convertiti la accompagneranno trionfalmente in Paradiso; ma, ripeto, dovrà verificarsi in noi e compiersi il pati, contemni et mori pro te. Dovremo patire, essere disprezzati, calunniati (lei no, io sì), condannati forse, e morire… ma pel nostro caro Gesù! Pel mondo non ci do un centesimo, e nemmeno per l’opinione del mondo: ma per Cristo, è poco il sacrificio, il martirio. Insomma son più belle le nostre pene per Gesù, che tutte le glorie e splendore dello Zar, che morì ucciso dalle bombe nihiliste (S. 6664).

Comboni disposto al martirio per la chiesa
Lei conosce bene, mio caro Padre, l’opera molto faticosa, difficile e assai importante dell’apostolato dell’Africa centrale: Gesù Cristo è morto anche per i poveri infedeli dell’Africa centrale e noi riusciremo, con la sua grazia divina, a guadagnarli alla Chiesa. Ma per riuscirvi occorrono dei buoni operai apostolici che siano disposti e felici di tutto soffrire e di morire per Gesù, per guadagnare delle anime. Oh, quale felicità soffrire e patire il martirio per Gesù! Nell’Africa centrale abbiamo ogni giorno il mezzo per soffrire e febbri e le più penose privazioni per compiere il nostro dovere e salvare le anime (S. 5809).

Comboni e i suoi missionari disposti a morire martiri per la fede e la Nigrizia
Benché sommamente affaticato, spero di poter venire in Roma nella prossima settimana. Intanto ho la consolazione di significarle che qui in Verona ho trovato due fiorenti Istituti per le missioni dell’Africa Centrale, informati davvero dello spirito del loro apostolato, ed i cui soggetti son tutti disposti ai sacrifici ed al martirio, condizione essenziale per consacrarsi alla conversione della Nigrizia, e poggiare all’altezza del nostro santissimo compito (S. 5723).

Ho provato il martirio ma ne sono contento
Insomma io ho provato il martirio: ma ne sono contento, perché così ha voluto il Signore, e perdono a tutti (S. 6100).

Siamo pronti al martirio per la gloria del Sacro Cuore
[…] la sua amabile lettera, che mi annotava le preghiere che lei ha sollecitato dagli Associati dell’Apostolato della Preghiera nel Messaggero del Cuore di Gesù, come l’intenzione generale del mese di dicembre in favore dell’Africa Centrale, ci ha talmente consolati e incoraggiati, che al presente noi saremmo troppo felici di donare tutto il nostro sangue e la nostra vita in mezzo ai più atroci martirii, per la gloria del Sacro Cuore. Lei, Padre mio, ha fortificato la nostra fede, il nostro coraggio, la nostra speranza e durante il mio viaggio con la mia carovana di 30 persone tra il Cairo e Khartum, nel quale abbiamo impiegato 99 giorni soprattutto passando sul cammello il deserto sotto 60º Réaumur, io, i miei Missionari e le mie Suore abbiamo sovente parlato di Lei, Padre mio, e degli Associati dell’Apostolato e abbiamo detto: “Noi soffriamo qui, noi lavoriamo, ma abbiamo delle anime elette, le anime più fervorose e più pie della terra, gli Associati dell’Apostolato, i membri della Lega del Cuore di Gesù che pensano a noi e che pregano per noi” (S. 3477).

3. L’istituto di Comboni e il martirio

Comboni allontana chi non è disposto al sacrificio e al martirio suoi missionari disposti ad essere carne da macello
La ringrazio infinitamente della sua preziosa lettera 16 gennaio p.p. Le croci e le grandi tribolazioni sono il contrassegno delle opere di Dio. Molti lo dicono colla bocca e lo predicano dal pergamo; ma quando le croci arrivano sono avviliti, desolati, e deboli. Il missionario e la Suora dell’Africa Centrale devono essere carne da macello, e gente destinata a patire gran cose per Gesù Cristo; non deve avere altro, perché altrimenti non è essere apostoli, ma essere pulcinelli e buoni da nulla. Ciò vorrei che si inculcasse ai nostri Istituti Africani di Verona e non sarò contento finché non saran ridotti sino a questo punto, e si ridurranno colla grazia di Dio (S. 5683).

Ma ho una grande consolazione nel vedere tutti i miei missionari (meno uno, cioè, il Rosignoli di Frascati che fa così così, non c’è malaccio, ama i suoi comodi, ma è discretamente buon prete, e durerà in missione finché durerà, ed ora è a Gebel Nuba, e meno Don Rolleri, che è malato, e che alla prima febbre che lo incolse a due giorni da Khartum, volle tornare a Khartum, ove dopo 15 giorni mi chiese di tornare in Europa a curarsi) ho gran consolazione, dicea, nello scorgere tutti i Missionari e tutte le Suore sempre allegri e contenti e disposti a sempre più patire e morire. Essi ed esse parlano di fame, di sete, di malattie di morte, come di cose belle. Sono convinto che in fatto di abnegazione e spirito di sacrificio, nessuna missione ha missionari così solidi come la mia, sieno essi secolari o regolari. Per contare sopra un missionario, e dire che si può disporre di esso nell’Africa Centrale e Equatoriale e Interiore, bisogna che passi almeno due anni sul campo di battaglia (S. 6751).

4. La missione e il martirio

Il sangue versato per Gesù è la nostra gloria e conforto
Sì: il Cuor di Gesù convertirà la Nigrizia, e noi morremo tutti per riuscirvi. Che cosa più piccola possiamo noi offrire a Gesù della nostra vita, mentre Gesù è morto per noi: il sangue versato per Gesù è la nostra gloria e conforto (S. 5822).

Le missioni sono fondate sulla croce
È attraverso la croce e il martirio che tutte le Missioni si sono fondate e hanno prosperato e l’Africa Centrale, che è l’ultima di tutte, la più difficile, la più laboriosa non doveva seguire una via e una marcia differente dalle altre Opere di Dio, deve passare per la via della croce e del martirio nella stessa maniera che il Divin Fondatore della Fede è pervenuto alla sua gloriosa Resurrezione attraverso la sua Passione e Morte, e che la Chiesa cattolica che è uscita dal Suo Cuore Immacolato, navigante nel sangue dei Martiri, a trionfare dell’universo (S. 5449).

Missionari disposti al martirio
Taccio di altre tempeste suscitatemi contro per divino volere, come di aver tentato di scuotere la costanza dei miei missionari, di avermi denunziato alla polizia turca come reo di aver battezzato dei mori già musulmani (ciò che è vero) etc. etc. Tutti noi saremmo troppo fortunati se i turchi ci tagliassero la testa per la fede; anzi vi siamo da tempo preparati, nella certezza che Dio susciterebbe altri dopo noi, secondo la sapiente economia della sua Provvidenza (S. 3222).

Quando il missionario ha caldo il cuore di vero amore di Dio e con fede guarda la sua opera, la morte e il martirio sono il premio più desiderato dei suoi sacrifici
Mosso egli dalla pura vista del suo Dio, ha in tutte queste circostanze di che sostenersi e nutrire abbondantemente il proprio cuore, abbia egli in un tempo o vicino o lontano, per mano altrui o colla propria a raccogliere il frutto de’ suoi sudori e del suo apostolato; anzi avendo egli per tal maniera caldo il cuore di puro amore di Dio e collo sguardo illuminato dalla fede contemplando il sommo vantaggio e la grandezza e sublimità dell’Opera, eminentemente apostolica per cui si sacrifica, tutte e le privazioni, gli stenti continui, e i più duri travagli diventano al suo spirito un paradiso in terra, e la morte stessa e il più doloroso martirio sono il più caro e desiato guiderdone al suo sacrificio. Il pensiero adunque perpetuamente rivolto al gran fine della lor vocazione apostolica, ingenera necessariamente negli alunni dell’Istituto il vero spirito di sacrifizio (S. 2891).

La via che Dio mi ha tracciato è la croce… dunque portiamola e avanti (S. 6519).

Per approfondire: capitolo XXIX “Il martirio trasformante” del libro “Vostro per sempre”.

Dieci pensieri del Comboni

1. Sono 27 anni e 62 giorni che ho giurato di morire per l’Africa centrale: ho attraversato le più grandi difficoltà, ho sopportato le fatiche più enormi, ho più volte visto la morte vicino a me e, malgrado tante privazioni e difficoltà, il Cuore di Gesù ha conservato nel mio spirito […] la perseveranza, in modo tale che il nostro grido di guerra sarà fino alla morte questo: “O Nigrizia o Morte” (S. 4049).

2. Io sono martire per l’amore delle anime le più abbandonate del mondo e voi divenite martiri per amore di Dio, sacrificando al bene dell’anime un unico figlio (così scrisse una volta ai genitori).

3. Non vi spaventate. La vita nostra è nelle mani di Dio. Ei faccia quel che vuole: noi l’abbiamo con irrevocabile dono sacrificata a Lui. Sia benedetto. Dalla sera alla mattina qui si muore (dopo aver ricevuto l’Unzione degli Infermi, dopo una gravissima malattia).

4. […] mi sento tanto forte, che oggimai non cedo più. Se il Papa, la Propaganda Fide e tutti i Vescovi del mondo mi fossero contrari, abbasserei la testa per un anno, e poi presenterei un nuovo piano: ma desistere dal pensare all’Africa, mai, mai (S. 1070-1071).

5. […] ho i nervi troppo duri; ho sette anime, come le donne […]. Dirò sempre col cuore: sia benedetto il Signore (S. 1074).

6. Qui il nero, come essere ragionevole, non ha valore alcuno. […] E io volli mostrare vieppiù ai popoli, provandolo con un esempio parlante, che secondo lo spirito sublime del Vangelo tutti gli uomini, bianchi e neri, sono uguali dinanzi a Dio ed hanno diritto all’acquisizione e alle benedizioni della fede ed alla civiltà cristiana Europea (S. 2524-2525).

7. Io ritorno fra voi per non mai più cessare d’essere vostro […]. Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice de’ miei giorni sarà quello, in cui potrò dare la vita per voi (da una sua omelia).

8. Bisognerà patire gran cose per amore di Cristo, combattere coi potentati, coi turchi, cogli atei, coi framassoni, coi barbari, cogli elementi, coi preti, coi frati, col mondo e coll’inferno (S. 2459).

9. Il Missionario deve essere disposto a tutto: alla gioia ed alla mestizia, alla vita, ed alla morte, all’abbraccio, e all’abbandono (S. 218).

10. Ho sofferto di tutto: in una parola, le assicuro, Signora, che Giobbe, il giusto, ha navigato nelle gioie e nelle delizie in confronto a me. Egli ha avuto più pazienza di me, ma io ho sofferto più di lui. Ma per quanto spezzato dalle fatiche, dalle amarezze e da tante perdite e pene, mi sento un coraggio da leone […]. L’opera di Dio deve procedere nel cammino regale della Croce e bisogna ringraziare Dio (lettera ad una benefattrice, 1879).

Riflessioni di padre Ottavio

• Il primo martire è Dio stesso. Non uccide ma si lascia uccidere nel Figlio. È lui che apre la strada.

• San Paolo non si lascia prendere dallo scoraggiamento, ma si lancia su nuove strade.

• Nelle difficoltà mai dire che gli altri sono testoni, altrimenti avrai una vita amareggiata; cercare nuovi orizzonti.

• Il trionfo del missionario è camminare sulla via dell’amore, non sulla via del successo.

• La condizione per costruire il nuovo non sono il sapere o i proclami, ma la disponibilità a pagare con la propria vita.

• Non si tratta di aggiungere giorni alla vita, ma vita ai giorni.

• Non chiediamoci quanto sono disposto a guadagnare, ma a perderci per costruire il nuovo.

• Sacrificare non è sacrificio, bensì consacrare, destinare al dono.

• Non partire dalle fattispecie concrete: affermare i diritti e poi capire come applicarli a livello personale, sociale, politico, istituzionale, ecc.

• Le cose grandi nascono da persone che ci mettono la faccia.

• Non vivere con i “se” e con i “ma”.

Riflessioni del gruppo

• Guardare a chi ha croci più grandi delle mie.

• Martirio: testimonianza dei valori vissuti da Gesù. Più abbraccio quei valori, più attirerò il male su di me.

• Non si tratta di voler morire per dei valori, ma vivere perché si realizzino.

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