Incontro 18 maggio 2014

Verona | 06 Giu 2014

SIAMO UNA COMUNITÀ IN CAMMINO

Comboni e l’esperienza di Malbes

Dagli Scritti di San Daniele Comboni

Un esempio di comunità cristiana primitiva: la comunità di Malbes.

(Il 24 aprile 1881 Comboni si trasferiva per circa 20 giorni nella colonia agricola di Malbes).

Vi scrivo da una novella piccola cristianità, che noi abbiamo fondata nel regno di Cordofan in luogo di alcuni pozzi chiamato Malbes, ove noi abbiamo creata una piccola cristianità (che diverrà grande a poco a poco), poiché qui abbiamo confinato giovani e ragazze maritati insieme dopo avere ricevuta la educazione cristiana nei nostri stabilimenti di El-Obeid, assegnando a ciascuno un pezzo di terreno, del cui prodotto devono vivere, come vivono, e comprando a ciascuno un asino.

A Malbes, è stata eretta una nuova missione nel Kordofan, nella capitale El Obeid, con un edificio per i missionari e uno per le Suore di S. Giuseppe e a una mezza giornata di viaggio fu fondata la colonia agricola di Malbes, formata di alcune case adatte con un po’ di terreno coltivabile per esclusiva utilità della missione, e con lo scopo di collocarvi famiglie di neri divenute cristiane, affinché potessero così costituire a poco a poco villaggi completamente cristiani.

Occorrono almeno quattro altre Suore per Khartum, oltre la Madre Provinciale o Superiora principale del Sudan, che possa visitare le altre case e per le due case di El-Obeid e di Malbes occorrono almeno quattro altre Suore, oltre le quattro che abbiamo al Cordofan. […] Il Vicariato dell’Africa centrale è il più vasto e laborioso della terra; qui l’opera della Suora è un sacerdozio. Là dove ci sono le Suore c’è una Missione solida.

L’idea del Comboni era di aprire una comunità stabile proprio nel villaggio.

La piccola colonia di Malbes è un semenzaio di 37 anime cattoliche che vivono da veri cristiani, che ascoltano tutti la messa alla mattina, e che alla sera recitano in comune il rosario e le preghiere. (*)
Diverrà un paese, e poi una grossa borgata, etc. di cattolici, esempio per gli altri, e che in mezzo a un territorio tutto musulmano ed idolatra, forma “una luce in mezzo alle tenebre”. (**)

Povertà e acqua (***)

Quantunque le nostre missioni siano state non di rado aiutate dal nostro Procuratore Giorgi Papa, da qualche buon cattolico, fra cui l’ottimo Signor Ibrahim Debbane di Siria, e perfino da qualche musulmano che apprezzava la nostra opera, i quali portavano dell’acqua; pur tuttavia anche noi fummo costretti a comperarne a caro prezzo, con grande sconcerto delle smunte nostre finanze. Si dovette fare grande economia d’acqua per bere, e per far da mangiare. Talvolta il missionario era costretto di riserbarsi l’acqua che la mattina gli avea servito per lavarsi la faccia, affin di dissetarsi fra la giornata. Si dovea misurare severamente in piccole dosi l’acqua per lavarsi; e si venne al punto di non più lavarsi la faccia alla mattina, per riserbarla pella giornata nei momenti della gran sete. Per oltre quattro mesi non si potè fare un po’ di bucato per mancanza d’acqua. Finalmente essendo ridotta ai minimi termini l’acqua nella capitale del Cordofan, si dovè trasferire la maggior parte del personale di quei due grandi stabilimenti a Malbes nella colonia agricola da noi fondata, ove rimaneva bensì ancora un po’ d’acqua, ma vi scarseggiavano talmente i viveri, che quando alla mattina si riusciva a prendere un po’ di ristoro per la colazione, non si pranzava al mezzogiorno; e quando al mezzodì si pranzava, mancava alla sera la cena.

Malbes sarà distrutta con El Obeid e Delen nel 1883 dalla furia mahdista.

Disegno del villaggio di Malbes

Per Romanato Malbes era un tentativo di introdurre il modello famigliare cattolico favorendo matrimoni fra neri educati entrambi dalla missione. Quando poteva la missione riscattava dei piccoli neri che allevava amorosamente. La missione di Malbes era un’isola dispersa nel mare musulmano, protetta dalle autorità per i servizi che assicurava, ma sempre considerata un’entità estranea. Il rischio di assorbimento della fragilissima comunità era molto elevato. Il modello a cui Comboni si ispirava era quello delle riduzioni fondate dai gesuiti in America Latina. Pur essendo lontana dalla sensibilità missionaria odierna di inculturazione la metodologia delle riduzioni rimane pur sempre un tentativo di studio del posto, valutando mezzi e fini a disposizione, per penetrare la proposta in ambienti sconosciuti e ostili. Nel piano del Comboni rientravano altre nuove fondazioni oltre Malbes, tra cui quella di Golfan, sui monti Nuba, presso Delen.

Spunti per la riflessione

Gli scritti di Comboni ci portano a riflettere secondo il Vangelo di San Matteo e gli Atti degli apostoli.

Dal Vangelo di San Matteo 5,13-16: Sale della terra e luce del mondo (**)

[13] Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
[14] Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,
[15] né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.
[16] Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

Dagli Atti degli Apostoli 2,42-48: La prima comunità cristiana (*)

[42] Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.
[43] Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
[44] Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune;
[45] chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
[46] Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore,
[47] lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.
[48] Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

Dagli Atti degli Apostoli 4,32-35: La prima comunità cristiana (***)

[32] La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.
[33] Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia.
[34] Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto
[35] e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.

Domande:

1. Perché le prime comunità riuscivano a vivere nella maniera descritta?
Era una comunità reale o ideale? Missionaria o ministeriale?

2. Avranno avuto delle difficoltà nella comunità, come le risolvevano secondo te?

3. Con quale spirito vivi la tua comunità? Ti ritrovi in alcune caratteristiche?

4. Che ne dici dell’esperienza di Malbes e del Comboni?

5. Dai dei suggerimenti su come una comunità cristiana oggi dovrebbe organizzarsi ed agire?
Sai se la Chiesa e/o il Concilio ha detto qualcosa in proposito?

 

 

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