Incontro 17 novembre 2013

Verona | 23 Nov 2013

MARIA: MADRE E DISCEPOLA

Luca 1,26-38

Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei.

Matteo 1,18-25

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,
che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.

Piste di riflessione

MARIA: DA MADRE A DISCEPOLA

(Lc 1,26-38)

L’evangelista Luca presenta Maria, la ragazza di Nazareth, contrapponendola a Zaccaria, il sacerdote di Gerusalemme. Entrambi sono oggetto di proposte da parte del Signore, ma le risposte saranno differenti. Il sacerdote Zaccaria, chiamato ad essere tramite tra Dio e il popolo, è sordo alla voce del Signore. L’Angelo del Signore annuncia a Zaccaria che la sua preghiera è stata esaudita e sua moglie Elisabetta gli darà un figlio. Zaccaria si dimostra incredulo. Lui è vecchio e la moglie sterile, come può avere un figlio? Zaccaria, il sacerdote che non ha ascoltato il Signore quando gli ha parlato, non ha più nulla da comunicare al popolo e rimane muto.

Ora il compito di Gabriele è più arduo. Non deve recarsi nella gloriosa Giudea, ma nella turbolenta Galilea, non a Gerusalemme, città santa, ma a Nazareth, borgo malfamato (Gv 1,46). Non nel Tempio a un pio sacerdote, se non in un tugurio, alla periferia del paese, a una normale ragazza. (“Come potrò conoscere questo?”, Lc 1,18), Maria, che non dubita, chiede di conoscere il modo col quale si realizzerà ciò che le è stato annunciato (“Come avverrà questo?”). Dio si rivolge “a quel che il mondo disprezza” (1Cor 1,28), ad una donna sposata nella malfamata Nazareth (Gv 1,46), e le chiede di diventare la madre di suo Figlio (Lc 1,26-38). Pienamente fiduciosa nel suo Dio, Maria accetta: la proposta che il messaggero divino le ha fatto.

Maria viene presentata dagli evangelisti come il segno tangibile di quel che Dio può realizzare con ogni creatura che non metta ostacoli alla potenza del suo amore e si lasci colmare dal suo Spirito. Questa è la Maria che emerge dalla riflessione sui vangeli. La quale è cresciuta, e ha maturato quella fede straordinaria che l’ha portata a essere discepola di suo figlio. Maria discepola di Gesù presentata come “modello di chi accoglie la Parola di Dio e la mette in pratica” (cfr. Lc 11,27-28). Una donna che è grande non solo perché è la madre di Gesù, ma perché ne diventa la fedele discepola, e si pone a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso, schierandosi così per sempre a favore degli oppressi, dei poveri, dei disprezzati. Una donna forte, coraggiosa, capace di affrontare tremende difficoltà, pur di essere la fedele seguace del Cristo. E capace di quell’amore totale. Per questo può essere proposta come modello a tutti i credenti.

MARIA: DA MADRE A DISCEPOLA

La seconda chiamata avviene in un clima altamente drammatico: tutto il clan familiare ha deciso di catturare Gesù ritenuto ormai demente (Mc 3,21-35). Il Galileo, presentatosi come l’inviato del Signore (Lc 4,18-21), si è comportato, infatti, come un nemico di Dio, trasgredendo i precetti e comandamenti più sacri (Mc 3,5.22; 7,15-23), e mentre le autorità religiose lo bollano come bestemmiatore eretico ed indemoniato (Mt 9,3), per la gente è solo un pazzo a cui lanciare pietre (Gv 8,59). La richiesta dei famigliari di Gesù “Tua madre e i tuoi fratelli ti vogliono”, è interrotta dalla fredda risposta del Cristo: “Chi è mia madre?”.

Maria deve scegliere: o resta con il clan famigliare, che ritiene Gesù un matto, e salva così la sua reputazione, o segue il figlio, conosciuto per essere “un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori” (Mt 11,19). Ora sarà la madre che rinascerà dal figlio: nuova nascita che avverrà “dall’alto” (Gv 3,3), da colui che, innalzato in croce, trasformerà la madre nella fedele discepola (Gv 19,25-27).

Presso la croce l’evangelista non presenta una madre schiacciata dal dolore, che comunque sta vicina al figlio anche se questo è un criminale, ma la coraggiosa discepola che ha scelto di seguire il maestro a rischio della propria vita, mentre gli apostoli, che avevano giurato di esser pronti a morire per lui (Mc 14,29-31), sono vigliaccamente fuggiti (Mt 26,56). Sul Gòlgota, più che una madre che soffre per il figlio, Giovanni mostra infatti la discepola che soffre con il suo Maestro, la Donna che condivide la pena dell’“Uomo dei dolori” (Is 53,3; Rm 8,17). Maria ha preso la sua croce, e si è posta a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso, schierandosi per sempre a favore degli oppressi e dei disprezzati. Non è stato facile per Maria.

IL SÌ DI GIUSEPPE

Gesù è generato da due sì: quello di una giovane donna sconosciuta e quello d’un “uomo qualunque”, marito e padre nonostante tutto e tutti.

Siamo abituati a leggere il testo dell’annunciazione di Maria secondo Luca. Invece nel Vangelo di Matteo, l’unica “Annunciazione” è quella rivolta a Giuseppe. Dio ha voluto condizionare la sua stessa Incarnazione al sì” del falegname di Nazareth, dimenticato discendente della tribù di Davide e quello di una ragazza.

Giuseppe rimane smarrito dal fatto che Maria, prima di andare a vivere con lui, si sia trovata incinta. Secondo la Legge mosaica, giusto sarebbe chi, espone la propria donna alla pubblica condanna se è incinta di qualcun Altro. Eppure Giuseppe è definito giusto con un significato ben più profondo. Giusto nel vangelo di Matteo è chi cerca la volontà di Dio in qualsiasi situazione, soprattutto quando non riesce a comprendere. Nella ricerca della giustizia così intesa, Giuseppe è il gigante della fede che si lascia guidare in sogno dall’angelo senza profferire parola, né opposizioni di sorta. Tuttavia per cercare la volontà o la giustizia di Dio c’è un segreto che vale per tutti i tempi: il silenzio, l’ascolto.

Giuseppe, uomo del silenzio, dell’ascolto, di fede e di azione.

Giuseppe assume tutta la sua responsabilità di uomo “giusto” capo famiglia:

1. Cerca una casa per la sua famiglia (Mt 2,11).

2. Lascia la sicurezza del suo paese, del suo lavoro e per proteggere il bambino si fa emigrante in Egitto (Mt 2,14).

3. Ritorna in patria, ma non nella sua regione ancora per paura che al bambino le sia fatto del male (Mt 2,19-23).

MARIA E GIUSEPPE NEL VISSUTO MISSIONARIO DI SAN DANIELE COMBONI

Immaginiamo di incontrare Comboni e di chiedergli di narrarci il suo rapporto con Maria, forse ce lo formulerebbe così:

«Ho percorso il mio pellegrinaggio missionario segnato dall’incontro e in compagnia di Maria, la madre del Signore, “volto materno di Dio”, presenza ineffabile di un amore che si dona costantemente. Ella ha un posto privilegiato nella mia vita, perché è Madre degli apostoli, Prezioso conforto del Missionario sul quale veglia per difenderlo dai pericoli, Stella Mattutina del missionario che si interna nel cuore dell’Africa, Maestra nei dubbi, Salute e fortezza nelle infermità, Guida nei viaggi, Luce degli erranti, Porto dei pericolanti, Madre della Consolazione.

È la pietosa Regina e la Madre amorosa della Nigrizia, la madre degli Africani, dei crocifissi di ieri e di oggi sul Gólgota del mondo, dove li riceve come figli stando ritta accanto al Figlio Crocifisso. Con la sua potente intercessione li libererà dalla sfortuna e li tufferà nelle gioie della fede, della speranza e della carità» (cfr. S 1644).

E insieme e lei proclama pure a S. Giuseppe: «S. Giuseppe è il vero papà della Nigrizia» (Al Card. A. Franchi 1876, S 4025).

Nella preghiera di Comboni, accanto a Maria ha un posto di rilievo anche la figura di san Giuseppe.

Il Concilio Vaticano I, l’8 dicembre 1870, ha proclamato S. Giuseppe Patrono della Chiesa universale. Da questo momento Comboni comincia a venerarlo come Protettore della Chiesa Cattolica e della Nigrizia”, e a maggior ragione lo conferma quale Economo della Missione.

Verso la fine della vita, in una lettera inviata al Sembianti dal El-obeid il 20/4/1881, parla della «poesia delle grandezze di san Giuseppe»:

Questi due tesori uniti alla fervorosa divozione della gran Madre di Dio, Immacolata moglie del grande Patrono della Chiesa Universale e della Nigrizia, sono un talismano sicuro a chi è occupato degli interessi dell’anime nell’Africa Centrale qui in mezzo alle anime d’ambo i sessi di questi paesi, e danno il coraggio ed accendono la carità di trattare familiarmente e con disinvoltura [le anime della Nigrizia] per convertirle a Cristo ed alla Madonna (Al P. Sembianti, dal El-Obeid, 20/4/81, S 6652-6653).

Certamente Giuseppe emerge nel cuore di Comboni dalla “nube di testimoni” (cfr. Eb 12,1) come il “tipo” dell’uomo credente, che incarna il mistero della Provvidenza divina (S 314), la quale governa con il suo «patrocinio universale» l’intera Storia della Salvezza. Egli è l’uomo silenzioso, che medita, obbedisce e tace, in una totale disponibilità al disegno di Dio su di lui, che lo fa “modello” del missionario della Nigrizia, che Comboni descrive nel Cap. X delle Regole del 1871: «La vita di un uomo, che in modo assoluto e perentorio viene a rompere tutte le relazioni col mondo e colle cose più care secondo natura, deve essere una vita di spirito, e di fede» (S 2698).

Comboni canta «la poesia delle grandezze di san Giuseppe”, anzitutto con la fiducia nella sua protezione; una fiducia spinta fino all’audacia ed espressa in termini pieni di entusiasmo:

«Lode e Gloria ai SS. Cuori di Gesù e di Maria, a S. Giuseppe…» (Dossologia finale del Piano, 1864, S 846).

«Il Vicariato dell’Africa Centrale, grazie alla poderosa assistenza dell’inclito Patriarca S. Giuseppe, che dell’Africa Centrale divenne il vero Economo, dopo che il Santo Padre lo proclamò Protettore della Chiesa Cattolica, non mancherà mai di sufficienti risorse» (Relazione al card. A. Franchi, Roma, 29 giugno 1876, S 4170).

«Ieri fu un giorno felice, perché ho potuto parlar chiaro a S. Giuseppe. Capisco che bisogna essere arditelli con questo benedetto Santo» (A mons. Luigi di Canossa da Vienna, 20 marzo 1871, S 2416).

«S. Giuseppe è stato, è e sarà sempre il Re dei galantuomini, ed un maestro di casa, ed un Economo di molto giudizio, ed anche di buon cuore» (Al card. Alessandro Barnabò da El Obeid, 12 ottobre 1873, S 3434).

DOMANDE PER LA RIFLESSIONE

1. Dal brano di Luca che figura di Maria emerge? Confrontala con l’idea che hai tu di Maria.

2. Il sì di Maria e Giuseppe. Quali sì nella mia vita sono stati adesione al disegno di Dio? Cos’è cambiato e come lo porto avanti ora?

3. In una società in cui abbiamo molti mezzi di comunicazione (computer, e-mail…) e siamo bombardati da suoni, sms e messaggi, che spazio do all’ascolto, al silenzio e alla Parola?
L’annuncio di Dio, il suo angelo, entra anche nella mia vita, davanti a me e mi parla. Sono pronto a riceverlo, a fargli spazio, ad ascoltarlo con attenzione?

4. Sovrapponiamo i due Vangeli e scopriamo che l’annuncio è fatto ad una coppia. Dio non ruba spazio alla famiglia, la coinvolge tutta, cerca invece un sì plurale, che diventa creativo perché è la somma di due cuori, di molti sogni e moltissima fede. Quando anche noi come coppia siamo stati creativi, nelle mani di Dio?

5. Cosa ti suscita la lettura dalla vita del Comboni: impressioni, vicinanze alla tua vita…

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