Incontro 17 dicembre 2016

Bari | 09 Gen 2017

“Quantunque la nascita sia più gioconda della morte, nulladimeno restai più commosso che sul Calvario, nel pensare alla degnazione di un Dio che si umiliò fino a nascere in quella stalla”.

(San Daniele Comboni)

Preghiera

Lettore: Finora ci hanno detto: l’essenziale è essere primo ovunque. Bisogna mettersi tra i forti, quelli che comandano. Bisogna usare la forza per imporsi e lasciare un’impronta nel proprio ambiente.

Tutti: Con il Natale qualcosa di diverso comincia: Dio nasce tra gli odori di una stalla. Non ha altra potenza che la sua tenerezza. Non ha altro desiderio che farsi piccolo e servire.

Lettore: Finora ci hanno detto: l’essenziale è possedere, aumentare il benessere, moltiplicare gli oggetti per colmare un vuoto. Bisogna comperare, ammassare e piazzare bene il proprio denaro, perché non si sa mai… i tempi sono incerti.

Tutti: Con il Natale qualcosa di diverso comincia: Dio nasce nella nudità, e ci dice che la sola ricchezza è il cuore dell’uomo, il suo mondo interiore, i suoi sogni.

Lettore: Finora ci hanno detto: alcuni sono più bravi degli altri e sono nati per essere capi. C’è gente che è nata per essere dominata. Il fine giustifica i mezzi. E non bisogna esitare a mutilare l’uomo se questo serve a garantire l’ordine.

Tutti: Con il Natale qualcosa di diverso comincia: Dio nasce in mezzo agli oppressi, quelli che non hanno diritto di parola e ci dice che qualsiasi uomo è prezioso perché è carne di Dio.

Lettore: Finora ci hanno detto: l’amore non può durare, perché l’esistenza è troppo mutevole e si è costretti a usarlo come una vecchia corda.

Tutti: Con il Natale qualcosa di diverso comincia: Dio nasce per amore, per manifestare che l’amore è capace di infrangere ogni limite e durare oltre la morte.

Risonanze

Dalla lettera di Comboni ai suoi genitori (16 ottobre 1857)

Finalmente giungemmo alla sera tardi in Betlemme. Mio Dio! Ove mai volle nascere Gesù Cristo? Ancora quella sera volli discendere alla Grotta fortunata, che vide nascere il Creatore del mondo. Vi entrai, e quantunque la nascita sia più gioconda della morte, nulladimeno restai più commosso che sul Calvario, nel pensare alla degnazione di un Dio che si umiliò fino a nascere in quella stalla. […]
Io vi celebrai Messa la notte seguente; e mi fu caro di trattenermi fino alla mattina in questa beata grotta, che forma la delizia del cielo. Oh in questa grotta nel silenzio della notte godetti di ripetere più volte quell’orazione, che compose San Girolamo, e qui recitava sovente: “O anima mia, ecco che in questa piccola buca sulla terra nacque colui che fabbricò il cielo; qui fu involto in poveri panni; qui fu adagiato sopra un po’ di paglia in una mangiatoia d’animali; qui vagì Bambinello nel rigore dell’invernale stagione: qui fu riscaldato dal bue e dall’asinello: qui fu trovato dai vigilanti pastori; qui fu indicato dalla stella; qui fu adorato dai Magi; qui cantarono primieramente gli Angeli: Gloria in excelsis Deo, et in terra pax hominibus bonae voluntatis.
O mille volte beata te, che quantunque miserabile peccatore, sei stato fatto degno di vedere ciò che desiderarono ardentemente e non videro i Patriarchi e i Profeti, e contempli cogli occhi tuoi questo ineffabile luogo, che non è concesso di vedere a tante anime giuste, che si trovano ora nel mondo…”.

Domande di riflessione di padre Ottavio

Non c’era posto per loro… Il comboniano si chiede:
– Oggi per chi non c’è posto?
– Oggi ci mettiamo in cammino fino a dove sono coloro per i quali non c’è posto?
– Che cosa è necessario per metterci in cammino? (Prova a scoprirlo. Si tratta di due cose: …)
– Crediamo che la gioia nasce dall’incontro con coloro per i quali non c’è posto?
– Crediamo che la lode e il raccontare nasce dall’incontro con coloro per i quali non c’è posto?

Testimonianza di Simone Parimbelli, laico missionario comboniano del gruppo di Venegono in procinto di partire per la Repubblica Centrafricana.

• A cosa serve la fede? Serve a costruire un mondo migliore.

• C’è bisogno di sognare un mondo migliore perché nel mondo c’è una miriade di esclusi.

• Chi rimane in Italia deve fare sensibilizzazione in favore di chi parte; affinché l’albero (la missione) porti frutto sono necessarie le radici (chi resta) che alimentino il tronco (chi parte).

• Ci si realizza non per le cose che si hanno, ma per il modo in cui si agisce.

• Nel periodo della prova, essere pazienti. Dio chiede di pazientare, non per punirci ma per educarci.

Omelia di padre Ottavio durante la Messa

• Maria e Giuseppe hanno fatto la scelta giusta perché hanno saputo ascoltare

• Giustizia non è puntare il dito contro

AUGURI DI NATALE

I miei occhi hanno visto la tua salvezza (Luca 2,30)

Cari fratelli in Cristo,
ricevete un abbraccio fraterno in occasione della celebrazione del mistero dell’Incarnazione di Nostro Signore.
Il Natale ci offre un tempo propizio per contemplare Dio nella fragilità e nella speranza che un mondo nuovo è possibile. Siamo chiamati a scoprire i segni della presenza di Dio in un mondo offuscato dalla violenza senza senso che distrugge l’umanità e rende incerto il futuro. In quest’ultimo anno abbiamo seguito con preoccupazione la situazione della Siria e di alcuni paesi nei quali siamo presenti, come Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Eritrea, Mozambico, Messico, Colombia… La presenza dei nostri confratelli in queste situazioni è segno che siamo convinti che Dio è anche lì, per quanto limitata possa essere la nostra attività missionaria. Il Natale è anche un’opportunità per ridare vigore alla nostra vita fraterna, imparando a guardare l’altro con gli occhi del Padre, camminando come famiglia che sa perdonarsi e accettandoci così come siamo.
I fenomeni migratori hanno raggiunto proporzioni eccezionali a causa delle guerre e delle profonde disuguaglianze economiche. Milioni di persone si vedono costrette a uscire dalla sicurezza delle proprie case in cerca di una vita più dignitosa. Il nostro Istituto si sta impegnando sempre di più con questa realtà per essere segno della presenza di Dio il quale ricrea la vita e apre il cuore alla solidarietà in una società sempre più chiusa in se stessa.
Il Natale è seme di speranza perché Dio stesso si fa storia per trasformarla e ricrearla in una direzione nuova. Questo si comprende meglio dalla parte delle vittime, dei poveri, dei senza terra e dei senzatetto. Il nostro Fondatore ha fatto della sua vita un progetto di amore e causa comune con gli ultimi; tutta la sua esistenza è stata configurata dalla passione che scaturisce dal Vangelo attraverso una relazione intima con il Padre. Il nostro Istituto nasce da questa esperienza feconda di Daniele Comboni che lotta instancabilmente contro l’ingiustizia che i più abbandonati subiscono.
Dio si è incarnato nella fragilità. Anche noi oggi, come Istituto, ci sentiamo fragili, ma è da questa debolezza che siamo più creativi e aperti all’azione dello Spirito. Sentiamo la necessità di ascoltare, accogliere e prendere su di noi quello che Gesù ci dice in questo momento particolare, che è anche tempo di salvezza. Ci auguriamo che la celebrazione del Natale ci aiuti a incarnare il nostro carisma dentro ciascuna delle realtà in cui ci troviamo per essere presenza creativa e segni del Regno.
Il Consiglio Generale vi augura un Natale 2016 colmo di benedizioni e un 2017 ricco di iniziative che ci motivino a collaborare con il piano che Dio porta avanti attraverso di noi.

Il Consiglio Generale

UNA RIFLESSIONE

Dobbiamo impegnarci profondamente ad essere sempre di più persone di dialogo con gli altri, anche con coloro che pensano e agiscono a partire da valori che non sono i nostri e con i quali abbiamo difficoltà a dialogare. Il dialogo più fecondo è infatti con coloro che non la pensano come noi.
Termino ricordando ad ognuno di noi, in questo tempo di violenza, di odio, che l’amore e la relazione devono essere riportate al centro della nostra esistenza, perché il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza.
Perché come afferma Frei Betto, domenicano brasiliano, incarcerato e torturato durante la dittatura brasiliana: “L’odio fa male a chi odia, non all’odiato!”.
Il sogno di Dio e l’augurio che ci facciamo è che ognuno di noi crei la condizione di fare spazio all’uomo e all’umanità, al creato e alla natura, per ascoltare con attenzione ciò che papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’ chiama ecologia integrale. Cioè ascoltare senza dividerlo: il grido della terra e il grido dei poveri.
Ad ognuno la propria responsabilità: Cainooo? Dov’è tuo fratello!

PREGHIERA

O Gesù,
che ti sei fatto Bambino
per venire a cercare
e chiamare per nome
ciascuno di noi,
tu che vieni ogni giorno
e che vieni a noi in questa notte,
donaci di aprirti il nostro cuore.
Noi vogliamo consegnarti la nostra vita,
il racconto della nostra storia personale,
perché tu lo illumini,
perché tu ci scopra
il senso ultimo di ogni sofferenza,
dolore, pianto, oscurità.
Fa’ che la luce della tua notte
illumini e riscaldi i nostri cuori,
donaci di contemplarti con Maria e Giuseppe,
dona pace alle nostre case,
alle nostre famiglie,
alla società!
Fa’ che essa ti accolga
e gioisca di te e del tuo amore.

(Carlo Maria Martini, 24 dicembre 1995)

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